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Pasquale Tridico, ecco idee e teorie del prossimo presidente dell’Inps al posto di Tito Boeri

Che cosa pensa l'economista Pasquale Tridico di lavoro, welfare, articolo 18, legge Fornero, Keynes e non solo. Pensieri e parole del prossimo presidente dell'Inps

 

“La crisi è il risultato finale di un declino economico che ha avuto origine molto prima, con il tentativo di introdurre, all’inizio degli anni Novanta, un nuovo modello economico e sociale cambiando le relazioni industriali, riducendo i meccanismi di redistribuzione del reddito, comprimendo i salari, aumentando la flessibilità e incoraggiando le imprese a risparmiare ad accumulare extra profitti e rendite piuttosto che investire in innovazione”.

E’ una delle tesi espresse in passato dall’economista Pasquale Tridico, attuale consigliere del vicepremier Luigi Di Maio e prossimo presidente dell’Inps al posto di Tito Boeri.

Una frase in linea con il credo keynesiano e anti liberista professato da anni da Tridico. Il pensiero del consigliere economico di Di Maio? Un ritorno al keynesismo, elogi all’economista Paolo Sylos Labini, critiche alla flessibilità, superamento del Jobs Act e ripristino da mettere in cantiere dell’articolo 18. Così lo ha sintetizzato a febbraio Start Magazine dopo che il capo politico del Movimento 5 Stelle in campagna elettorale aveva indicato Tridico come candidato ministro del Lavoro.

Ma prima di approfondire idee e proposte di Tridico ecco quello che sta succedendo nel governo in vista delle nomine all’Inps

Il nome dell’economista – ritenuto il “papà del reddito di cittadinanza” – era stato uno dei primi a spuntare per il post Boeri e ora Lega e M5S hanno raggiunto l’accordo sul consigliere economico di Luigi Di Maio, che dovrebbe essere formalizzato da un decretone a firma MeF-Ministero Lavoro. Ma c’è di più, perché lo stesso Tridico è stato nominato oggi commissario per diventare dopo 45 giorni tecnici nuovo numero uno ufficiale.

Infatti il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha firmato il decreto ministeriale atteso per ratificare le nomine dell’Inps. Commissario Pasquale Tridico, mentre il subcommissario è Francesco Verbaro. Tridico e Verbaro assumeranno poi la carica rispettivamente di presidente e vicepresidente dell’Inps.

Confermata infatti come dg Gabriella Di Michele, molto apprezzata anche dalla Lega. “Io commissario? Mi sento di escluderlo assolutamente, per quanto mi riguarda ho molto da fare in questo periodo come direttore generale, non si possono fare troppe cose”, erano state le sue parole profetiche a margine di un convegno Cgil. Il tempo intanto stringe e l’operatività dell’Inps è centrale: dal 6 marzo sarà possibile richiedere il reddito di cittadinanza e dal primo aprile saranno liquidate le prime pensioni di quota 100.

LE PREMESSE TEORICHE

L’impostazione teorica di Tridico si rintraccia in un suo saggio di 4 anni fa. Il nostro Paese, ha scritto l’economista, è “afflitto da una triplice combinazione negativa: 1) una bassa produttività, 2) bassi livelli di occupazione, e 3) bassa dinamica del PIL”. Per Tridico, “a flessibilità del lavoro non è il modo giusto per aumentare la produttività e il reddito. Ciò è stato annunciato più volte da molti economisti keynesiani e non solo”. “Oggi – per Tridico – vi è un più ampio consenso in particolare tra gli economisti del lavoro, che ritengono che nel corso degli ultimi quindici anni le politiche del lavoro e le politiche dello sviluppo siano state più trascurate, non erano integrate e non miravano agli stessi obiettivi”. “Ciò ha portato ad un aumento dei profitti delle imprese che hanno per lo più sfruttato la manodopera a basso costo per rimanere competitivi, piuttosto che effettuare investimenti e creare innovazione per aumentare la produttività del lavoro”.

CRITICHE ALLE IMPRESE

E le imprese? “Con la crisi attuale, hanno perso anche il vantaggio della manodopera a basso costo poiché sono ancora gravate da una relativamente elevata imposizione fiscale, e da un continuo calo delle vendite”. Risultato: “Nella situazione attuale si assiste a dinamiche di salario netto basso (il più basso nell’UE-15) e alla mancanza di innovazione e di investimenti in tecnologia: si tratta di una delle peggiori combinazioni secondo uno dei maggiori economisti italiani recentemente scomparsi, Sylos Labini, il cui approccio Keynesiano sarebbe molto utile per l’Italia di oggi”.

LE PRIORITA’

Nell’intervista dello scorso febbraio al quotidiano La Stampa Tridico entrò nello specifico: “È urgente invertire le politiche di estrema flessibilizzazione del mercato del lavoro approfondite di recente dal decreto Poletti sui contratti a tempo determinato e dal Jobs Act. Le evidenze empiriche mostrano che sono i Paesi con mercati meno flessibili a presentare le migliori performance in termini di produttività del lavoro in Europa».E poi indica la priorità: “La revisione del decreto Poletti sui contratti a tempo determinato che oggi permette alle imprese di rinnovare quelli a termini fino a 5 volte per un massimo di 36 mesi senza indicarne la ragione. Inoltre la deroga del 20% dei contratti a tempo determinato è aggirata grazie alle troppe deroghe. Dobbiamo ridurre questa discrezionalità esagerata”.

REDDITO DI INCLUSIONE O DI CITTADINANZA?

Critiche al reddito di inclusione approvato dal governo Gentiloni, avanti tutta verso il reddito di cittadinanza, marchio di fabbrica del Movimento 5 Stelle: «Il reddito di inclusione è una misura insufficiente. 187 euro a persona! Un altro bonus occasionale. La nostra misura di fatto è un reddito minimo condizionato, rivolta a circa 10 milioni di persone a cui permetterà anche di formarsi e di trovare un nuovo lavoro, nel caso non ce l’abbiano. Le coperture del reddito di cittadinanza sono state illustrate dal M5S e sono state anche dichiarate ammissibili nelle commissioni Bilancio. Inoltre, farà aumentare anche il Pil potenziale e quindi i margini di flessibilità in deficit concessi automaticamente in rispetto alle clausole europee».

DOSSIER ARTICOLO 18

«Valuteremo se tornare alla disciplina precedente per le imprese sopra i 15 dipendenti, per quelle sotto non c’era prima e non crediamo sia utile». Così Tridico aggiunse al quotidiano La Stampa: «Il nostro intervento sul cuneo fiscale sarà selettivo, perché in linea teorica abbassare eccessivamente il costo del lavoro spinge le imprese a investire in produzioni labour intensive, ostacolando crescita della produttività e innovazione tecnologica. Ci vuole equilibrio. Stiamo pensando a riduzioni in determinati settori economici e soprattutto sui lavoratori più giovani, a patto che la riduzione si accompagni all’aumento degli investimenti in innovazione».

COME RIFORMARE LA FORNERO

Riformare la Fornero è un altro degli obiettivi espressi dall’economista: «Stiamo pensando a un superamento graduale, che costerà 11 miliardi annui. Con la nostra riforma si potrà andare in pensioni o dopo 41 anni di contributi versati, qualunque sia l’età, o quando la somma tra età contributiva ed età anagrafica fa 100. In sintesi quota 41 e quota 100. Inoltre bloccheremo per 5 anni l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita e istituiremo un Osservatorio per i lavori usuranti al fine di estendere il perimetro di questa particolare categoria”.

L’ANALISI DEL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA

In un saggio del 2014, Tridico ha delineato le caratteristiche del mercato del lavoro in Italia: “Nello specifico, in Italia, fino al 2007-08, cioè prima della crisi, si è registrato un incremento dell’occupazione nel settore terziario, frammentata e disorganizzata, poco motivata e a bassa retribuzione”. Il risultato secondo il documento vicino al Movimento 5 Stelle? “Una minore produttività dell’economia italiana”. “L’unico fattore parzialmente positivo, cioè la modesta crescita dell’occupazione tra il 2003 e il 2007 – ha aggiunto – è stato “spiazzato” dalla performance negativa della produttività del lavoro, e dalla riduzione della quota dei salari sul PIL. Questo ha portato alla riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori e alla mancanza di una dinamica positiva della domanda aggregata e quindi del PIL”.

CHI HA PRODOTTO OCCUPAZIONE (PRECARIA)

“Fino al 2007-08 – ha scritto Tridico – la maggior parte dei nuovi posti di lavoro ha riguardato lavori scarsamente retribuiti, con salari reali più bassi di quelli necessari per mantenere un potere d’acquisto adeguato al livello dei prezzi. Tale “semi-occupazione” ha contribuito in qualche modo all’aumento dell’occupazione. Tuttavia, dato che gli investimenti non sono cresciuti l’occupazione non si è stabilizzata, e questo è successo in un periodo in cui i profitti sono cresciuti”.

ABBASSO GLI ANNI NOVANTA

Le tesi di Tridico sono una critica alle politiche seguite negli ultimi 20 anni e passa in Italia: “La crisi attuale – ha scritto – ha solo peggiorato la situazione del mercato del lavoro ed è il risultato finale di un declino economico che ha avuto origine molto prima, con il tentativo di introdurre, all’inizio degli anni Novanta, un nuovo modello economico e sociale cambiando le relazioni industriali, riducendo i meccanismi di redistribuzione del reddito, comprimendo i salari, aumentando la flessibilità e incoraggiando le imprese a risparmiare ad accumulare extra profitti e rendite piuttosto che investire in innovazione”.

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