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Paolo VI e l’antica saggezza partenopea

Il Bloc Notes di Michele Magno   Giovedì 19 settembre 2019, Duomo di Napoli, ore 10,04: “Vi do la bella notizia -annuncia il cardinale Crescenzio – il sangue è sciolto”. Il sangue liquefatto è ovviamente quello di San Gennaro, un miracolo che fu messo radicalmente in discussione il 10 ottobre 1991, quando la prestigiosa rivista…

 

Giovedì 19 settembre 2019, Duomo di Napoli, ore 10,04: “Vi do la bella notizia -annuncia il cardinale Crescenzio – il sangue è sciolto”. Il sangue liquefatto è ovviamente quello di San Gennaro, un miracolo che fu messo radicalmente in discussione il 10 ottobre 1991, quando la prestigiosa rivista “Nature” ospitò una lettera di tre illustri scienziati: “Noi proponiamo che la tissotropia possa fornire una spiegazione [del miracolo]. Tissotropia denota la proprietà di alcuni gel di liquefare quando mescolati o sottoposti a vibrazioni, e di solidificare di nuovo quando lasciati stare. Lo sbattimento o spesso leggere perturbazioni meccaniche rendono così una sostanza tissotropica più fluida, fino a farla cambiare da uno stato solido a uno stato liquido”.

I tre firmatari della lettera erano il chimico Luigi Garlaschelli, il neurologo Sergio Della Sala e il fisico Franco Ramaccini. Si riapriva così un dibattito secolare, destinato a trascinarsi fino ai nostri giorni. In realtà, già durante l’episcopato di Corrado Ursi (1966-1987), in ossequio alla più sobria devozione auspicata dal Concilio Vaticano II, l’uso del termine “prodigio” si era affermato su quello di “miracolo”. Non si trattava di una semplice sottigliezza lessicale, ma di una piccola rivoluzione copernicana. La nuova definizione, infatti, esprimeva la meraviglia e finanche la commozione di fronte a un fatto le cui cause restavano ignote, e in questo senso non si esponeva alle critiche degli scettici. Per altro verso, esaltava il significato spirituale di un evento che restava centrale nel sentire religioso dei fedeli.

Il 14 febbraio 1969 Paolo VI approvò con la “Mysterii Paschalis” il nuovo calendario liturgico universale. La riforma rendeva la memoria del 19 settembre obbligatoria e solenne a Napoli, ma facoltativa nel resto del mondo cattolico. Il “declassamento” del santo lasciò di stucco la città. Tuttavia, chi non crede di solito non cambia opinione di fronte alle prove. E chi crede non ne ha bisogno.

Ma San Gennaro non teme confronti né con la scienza né con la Curia. Nonostante tutto e tutti, i napoletani fanno sempre quadrato attorno al santo. Non per caso nel 1969, alla notizia della sua retrocessione, sui muri di Napoli apparve un invito, vergato da una mano ignota, espressione della antica saggezza partenopea: “San Genna’, fottatenne”.

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