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Oro

L’oro ritornerà in auge?

Che cosa succederà all'oro. Il punto di Claudio Wewel, FX Strategist di J. Safra Sarasin.

Le tensioni geopolitiche hanno stimolato un forte rimbalzo del prezzo dell’oro a ottobre 2023, spingendo il metallo vicino ai 2.000 dollari l’oncia. In particolare, l’impennata ha fatto seguito a un periodo di consolidamento che l’oro ha vissuto sulla scia dell’aumento dei rendimenti reali. La ripresa del metallo prezioso ha quindi amplificato il suo decoupling dai rendimenti dei TIPS statunitensi a 10 anni. Ciò ci spinge a dare un’occhiata più da vicino ad alcuni fattori.

L’INFLAZIONE INFLUENZA L’ORO

Qualche tempo fa abbiamo sostenuto che l’inflazione è un importante driver a lungo termine per l’oro. La dinamica dei prezzi del metallo prezioso dopo la pandemia conferma ampiamente questa ipotesi. Chiaramente, gli elevati tassi di inflazione registrati negli ultimi due anni implicano un prezzo dell’oro nettamente inferiore in termini reali (che si ottiene deflazionando il prezzo dell’oro in dollari con l’inflazione headline statunitense), il che riduce essenzialmente il divario tra i rendimenti reali e l’oro.

CINA E RUSSIA AUMENTANO LE RISERVE DI ORO

Tuttavia, una parte sostanziale del gap rimane da spiegare. A nostro avviso, il venir meno della correlazione decennale tra i livelli di rendimento reale a lungo termine degli Stati Uniti e il prezzo dell’oro indica in larga misura cambiamenti strutturali nella domanda.

Nel tentativo di ottenere una maggiore indipendenza dal dollaro USA, negli ultimi due decenni le banche centrali dei paesi emergenti hanno incrementato in modo sostanziale le proprie disponibilità di oro, in particolare in Cina e in Russia. Il ritmo degli acquisti istituzionali di oro ha subito un’ulteriore accelerazione dopo che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno congelato le riserve russe in dollari in risposta all’invasione dell’Ucraina all’inizio del 2022. Con acquisti ufficiali di oro che hanno superato le 100 tonnellate solo nel primo semestre del 2023, la Cina continua a essere l’acquirente istituzionale più importante dell’anno. Data la frammentazione geopolitica in atto, prevediamo che gli acquisti istituzionali rimarranno elevati.

GLI ACQUIRENTI INDIVIDUALI E IL CASO DELLA CINA

L’oro è diventato sempre più interessante anche per gli acquirenti individuali. Anche in questo caso, la Cina rappresenta un caso emblematico. Un tempo considerato un safe asset, l’immobiliare ha perso gran parte del proprio appeal tra gli investitori locali. La decisione del governo di sgonfiare il mercato immobiliare significa che il settore è in declino strutturale. Le nuove vendite e le case in costruzione sono scesi a livelli che non si vedevano da un decennio e i prezzi delle case si sono notevolmente abbassati negli ultimi trimestri. Anche le azioni cinesi hanno sottoperformato negli ultimi due anni e il renminbi ha rivisto i minimi del 2022, cancellando i guadagni ottenuti dopo la riapertura della Cina. E con il governo che impone limiti severi ai deflussi di capitale, è difficile per gli investitori rivolgersi al mondo esterno.

Il contesto macro della Cina e la mancanza di alternative di investimento interne valide e interessanti fanno sì che l’oro brilli sempre di più. Inoltre, gli investitori locali vedono nell’oro una copertura contro la debolezza del renminbi cinese. La domanda insolitamente elevata di oro è particolarmente visibile in una recente impennata del premio per l’oro in Cina – il differenziale con cui l’oro viene scambiato a Shanghai rispetto a Londra. Negli ultimi dieci anni lo spread si è aggirato intorno ai 10 dollari l’oncia, ma nel terzo trimestre del 2023 ha temporaneamente superato i 50 dollari l’oncia. Dato che i rendimenti degli asset finanziari nazionali sono destinati a rimanere altamente volatili, ci aspettiamo che la domanda di oro fisico rimanga forte in Cina, tanto da avere rilevanza per il mercato mondiale.

Nel complesso, prevediamo che la confluenza di questi fattori sosterrà il prezzo dell’oro a un livello strutturalmente più alto rispetto a prima della pandemia, indebolendo in misura considerevole l’influenza storica dei rendimenti reali sull’oro.

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