Caro direttore,
ho letto oggi su Repubblica che le banche centrali di Russia, Cina e Turchia hanno fatto scorta di oro, che vale sempre di più in questi tempi d’inflazione.
L’articolo spiega che nell’ultimo decennio sono esplose le riserve, in particolare nelle economie che puntano a “de-dollarizzarsi”, ma che Usa, Germania e Italia restano quelle che ne hanno di più.
Come mai l’oro è così prezioso?
La risposta è banale. È bello e raro, e come vuole la dura legge del mercato, se un bene è desiderato la domanda è alta, se un bene è raro l’offerta è bassa. La combinazione di questi due fattori, abbondanza di domanda e scarsità di offerta rendono il prezzo alto. Figuriamoci in tempi, come detto, d’inflazione.
Sono secoli che si cerca oro sotto terra, ma per quanti sforzi fisici e tecnologici vengano fatti, se ne trova sempre poco.
Il suo primato di metallo più prezioso è dimostrato dal sistema monetario.
Prima le monete erano battute in oro e il loro valore era intrinseco, dipendeva cioè dalla quantità di oro usato per ogni moneta. Poi, per agevolare gli spostamenti e il commercio, venne sostituito dal sistema fiduciario, con banconote di carta che corrispondevano a una precisa quantità di oro, convertibili presso le Banche centrali. Poi fu sospesa la convertibilità e le stesse banconote divennero una merce di scambio, ma l’oro restò custodito come riserva presso i caveau delle Banche centrali, diventando un asset strategico.
Come aveva già scritto Start, non è possibile vendere l’oro della Banca d’Italia.
Nei paesi anglosassoni, in particolare Regno Unito, Stati Uniti e Canada, tradizionalmente l’oro è di proprietà del Tesoro, mentre nell’Europa continentale (vedi Italia, Francia, Germania e altri paesi), l’oro è di proprietà della Banca centrale, come in gran parte del resto del mondo.
Nel 1943 i nazisti puntarono i fucili contro i cassieri e tutti gli altri funzionari responsabili di via Nazionale per sottrarre l’oro dal caveau. Li avrebbero fucilati sul posto in caso di mancata consegna. I tedeschi portarono l’oro a Fortezza, vicino Bolzano, insieme a parte di quello degli altri paesi occupati, ma quando la Germania venne sconfitta, l’Italia e gli altri paesi recuperarono il proprio oro e lo riportarono nelle rispettive Banche centrali.
Dopo la Seconda guerra mondiale, con una accorta politica di bilancia dei pagamenti da parte del Governatore Menichella, i fondi del piano Marshall furono trasformati in riserve d’oro volte a rafforzare la lira. Servirono per sostenere il miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta.
Negli anni Cinquanta e Sessanta l’Italia trovò stabilità monetaria anche grazie a quelle riserve d’oro, facendo arrivare la lira al livello delle più prestigiose valute al mondo. Nel 1997 vi fu un tentativo di utilizzare le riserve auree italiane per ridurre il deficit pubblico al di sotto del 3 per cento del Pil, di fatto per un solo anno. A seguito anche di una risposta negativa molto netta della Banca d’Italia, fu chiaro che l’oro era più al sicuro nella Banca centrale che nelle mani del Governo.
La base giuridica della politica monetaria unica è definita dai Trattati UE e dallo Statuto del Sistema europeo di banche centrali. Lo Statuto ha posto in essere la Banca centrale europea (BCE) e il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) dal 1° giugno 1998.
Germania, Francia e Italia partecipano con le quote più consistenti al sistema, garantendo con le rispettive riserve auree la stabilità della moneta comune: l’euro. Dunque una quota preponderante del circolante in euro fa capo a Germania, Francia e Italia, che insieme garantiscono al sistema dell’euro una salda copertura aurea.
Se si vende l’oro o della Banca d’Italia o di una delle Banche centrali di Francia e Germania, anche solo parzialmente, si indebolisce l’euro, per questo è necessaria una approvazione, oltre che dalle banche nazionali interessate, anche dal Sistema europeo di banche centrali. Che naturalmente non verrà concessa per non indebolire l’euro.
Alessandro Albanese Ginammi