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Intesa Sanpaolo

Ops, ecco come Intesa coccola (col cash) i soci di Ubi

Intesa Sanpaolo alza l'offerta sulle azioni di Ubi Banca per conquistare gli azionisti ancora perplessi. I numeri dell'operazione, le posizioni delle fondazioni e i commenti dei protagonisti

Intesa Sanpaolo per conquistare Ubi rilancia e oltre alle azioni mette sul piatto anche il contante: non solo 1,7 azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo ogni azione consegnata all’offerta (come previsto dall’Ops originaria) ma anche un corrispettivo in denaro pari a 0,57 euro. Ora l’offerta incorpora un premio del 44,7% rispetto al prezzo dell’azione Ubi Banca e il controvalore complessivo è di 4,12 miliardi, di cui 3,47 miliardi quanto al corrispettivo in azioni e 652.242.533 euro in denaro.

Una mossa per convincere i perplessi, come si evince anche indirettamente dalle parole del numero uno di Intesa, arrivata dopo il via libera condizionato dell’Antitrust: “Alla base della nostra decisione c’è la convinzione di come un legame più forte con tutti gli azionisti di Ubi renderà più solida e coesa la nuova realtà, permettendole così di affrontare meglio i nuovi scenari”, ha affermato il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.

LA NOTA DI INTESA SANPAOLO

La decisione tiene in considerazione, spiega la banca, gli effetti del Covid 19, ma anche i conti trimestrali e il nuovo piano industriale di Ubi Banca. Anche con un’offerta migliorata Intesa Sanpaolo “conferma per il gruppo risultante dall’operazione un coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 ratio a regime pro-forma atteso superiore al 13% nel 2021” così come tutti gli altri target, l’utile netto atteso non inferiore a 5 miliardi di euro nel 2022 e la politica di dividendi con un payout ratio pari al 75% del risultato netto per l’esercizio 2020 e al 70% per l’esercizio 2021.

IL QUADRO DELLE POSIZIONI DEGLI AZIONISTI

Dopo il sì dei soci di Cattolica, che detiene l’1%, ieri hanno comunicato la volontà di aderire all’operazione tre realtà di peso dell’azionariato come il Sindacato azionisti bresciano (controlla il 7,67% % delle azioni), la Fondazione Banca del Monte di Lombardia (ha il 3,95%) e in serata, dopo l’annuncio del rilancio di Intesa, anche la Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo (ha il 5,9%), che solo due giorni fa aveva ancora espresso perplessità sull’offerta. Un terzetto che virtualmente mette nel piatto il 17,5% del capitale. Ora, con il Car spaccato e l’altro sindacato, il Patto dei Mille, diviso al suo interno con più soci favorevoli all’offerta, tra i pesi massimi mancano all’appello solo i due fondi (Silchester e Parvus) e Hsbc per avere un quadro sostanzialmente completo dell’operazione.

I PICCOLI AZIONISTI DI BRESCIA

«Siamo per l’adesione alla proposta» ha annunciato il presidente del patto, Franco Polotti, in un’intervista al Giornale di Brescia, precisando però di «essere convinto che alla luce dell’andamento di mercato Intesa abbia ben chiaro che per raggiungere la maggioranza del 66,67% debba riconsiderare la proposta economica. Questa è la concreta e legittima aspettativa dei nostri azionisti». Un’aspettativa che si è concretizzata, nel tardo pomeriggio, nel rilancio di Intesa. Polotti aveva ribadito, tra l’altro, a questo proposito, che «17 azioni Intesa contro 10 di Ubi non bastano ai valori odierni di Borsa», perché Ca’ de Sass «si assumerebbe il rischio di restare a cavallo del 50% e questo non è saggio né conveniente».

LA DECISIONE DELLA FONDAZIONE BANCA DEL MONTE DI LOMBARDIA

ieri è arrivato il via libera dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia, con il cda presieduto da Aldo Poli che ha deciso all’unanimità di conferire il suo 3,95 per cento. Tra le motivazioni addotte, «l’attenzione dimostrata da Intesa Sanpaolo alla tutela del territorio e la sensibilità nei confronti del ruolo di presidio territoriale ricoperto dalla Fondazione». Altro punto a favore, nel giudizio del cda, «la prospettata politica della distribuzione dei dividendi che potrà permettere alla Fondazione una maggiore capacità erogativa».

LA POSIZIONE DELLA CASSA DI CUNEO

A valle della decisione di Intesa Sanpaolo, anche il cda di Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo (detiene il 5,9% di Ubi) ha dato in serata il via libera all’operazione: «Le nuove condizioni per l’Ops di Intesa Sanpaolo riconoscono il valore di Ubi Banca» si legge in una nota con cui il cda ha annunciato ieri sera la sua adesione, superando le riserve iniziali. Il cda e il consiglio generale della Fondazione hanno espresso «un forte apprezzamento per il lavoro svolto dal Presidente e dalla struttura» e hanno ritenuto all’unanimità che «questi nuovi valori di offerta rappresentino un riconoscimento del valore patrimoniale, organizzativo e commerciale di Ubi Banca».

IL COMMENTO DI UBI SULL’ISTRUTTORIA ANTITRUST

Ubi nella giornata di ieri è infine tornata sul via libera dell’antitrust all’operazione, al quale è legato il tema della cessione degli sportelli. L’Autorità, nel giudizio della banca bresciana, ha con la sua decisione «condiviso le preoccupazioni rappresentate da Ubi nel corso del procedimento secondo cui l’integrazione creerebbe una posizione dominante incompatibile con la disciplina antitrust. Inoltre – si legge in una nota – nel caso in cui l’ops non raggiungesse la soglia di adesione del 66,67%, Intesa non potrebbe garantire con certezza la dismissione degli sportelli di proprietà di Ubi».Per queste ragioni – scrive sempre Ubi – «l’Autorità ha imposto a Intesa di cedere oltre 500 sportelli e – diversamente da quanto proposto dalla stessa Intesa – ha espressamente precisato che, nel caso in cui non riesca a dismettere sportelli di proprietà di Ubi, Intesa sarà obbligata a cedere sportelli di sua proprietà». Questo significherebbe, nel giudizio di Ubi, che «gli obiettivi strategici dell’operazione annunciati non riflettono i possibili impatti connessi a misure alternative alla cessione degli sportelli di Ubi», perché qualora Intesa dovesse essere obbligata a cedere filiali di sua proprietà in luogo degli sportelli di Ubi oggetto dell’accordo con Bper, «la realizzazione dei target reddituali previsti da Intesa Sanpaolo potrebbe risultarne pregiudicata».

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