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Nuovo Mes

Che cosa cambia con il nuovo Mes per l’Italia?

La riforma del Mes, le tesi di Marattin e l'analisi di Musso per Atlantico Quotidiano.

Oggi il voto in Parlamento sul Nuovo Mes. Con la riforma il Mes acquisisce un ruolo centrale nelle crisi, ma anche fuori dalle crisi, preminente rispetto alla Commissione europea. Approvandola, l’Italia si consegna mani e piedi legati: più facile la ristrutturazione del debito, prima e ultima parola ai banchieri del Mes. Un thread su Twitter di Marattin, in cui dà del “cialtrone” a chi si oppone, ci offre l’occasione di tornare a smontare una ad una le frottole sul nuovo trattato. E giudicherà il lettore chi racconti balle e chi sia il cialtrone… Sarebbe ora di smetterla con lo sport di quelli che dicono Sì a qualunque cosa abbia a che fare con l’Ue, per quanto contraria al nostro interesse nazionale

Il tema del giorno è il Nuovo Trattato Mes. Dice Quagliariello che “si sta facendo una riforma che non chiede soldi e non pone condizioni”, aggiunge Brunetta che “è certamente migliore della versione originaria del 2012, tuttora in vigore”, scrive Domani che l’opposizione è “ribellista e antipolitica”, per La Repubblica chi si oppone “combatte ideologicamente contro un acronimo” ed innalza “una bandiera simbolica delle battaglie originarie, nate in un’altra epoca, e oggi incongrue negli anni del Recovery Fund … una battaglia di sovranismo e di ideologismo … il vessillo di un’ossessione permanente … parola-totem immediatamente evocativa, piuttosto che concetto politico”. Per il presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, Luigi Marattin, chi si oppone è, semplicemente, un “cialtrone”: espressione vaga, come tutti gli improperi, ma dal nostro fortunatamente fornita di un commento, su Twitter, in otto punti, che converrà seguire.

(1) Il presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati comincia paragonando il Mes ad “un defibrillatore”: “non rende più probabile un infarto, ma solo più probabile un soccorso efficace se mai dovessimo avere un infarto”. Basterà rispondere che un defibrillatore ristabilisce la normale attività elettrica del cuore di un paziente … non diventa suo creditore privilegiato come fa il Mes. Apprezziamo, comunque, lo sforzo applicato dal nostro ad evitare il paragone (popolare fra i suoi sodali) con “una assicurazione”: una assicurazione paga all’assicurato un capitale o una rendita, ovvero lo rivale di un danno … non gli porta via il conto in banca come fa il Mes. Ripeteva spesso la maestra: “l’allievo si applica, ma non è intelligente”.

(2) Prosegue parlando delle CAC (clausole di azione collettiva), quelle particolari clausole contenute nei prospetti di emissione dei Btp, che consentono a una maggioranza qualificata di creditori di imporre la ristrutturazione del debito a tutti i creditori. Col Nuovo Trattato Mes, i Paesi si impegnano a inserirle, non più a maggioranza doppia (il voto contrario dei possessori di una singola serie di debito fra le molte emessa, blocca la ristrutturazione di tutto il debito), bensì a maggioranza singola (votano insieme tutte le serie di debito emesse, senza la necessità di votare per ogni singola serie emessa). Ebbene, secondo Marattin, il passaggio dalle CAC a maggioranza doppia alle CAC a maggioranza singola, “non rende più facile il default, ma solo il risarcimento ai piccoli risparmiatori, se le cose andassero male”.

Orbene, siccome tali clausole si attiverebbero solo in caso di ristrutturazione del debito pubblico, cioè in caso che per ogni 100 euro investiti in Btp lo Stato ne renda 60 e con pagamento rinviato all’anno duemilacredici: ebbene, secondo Marattin, tale ristrutturazione sarebbe ‘un risarcimento ai piccoli risparmiatori’. I cialtroni sono quelli che si oppongono al Mes, naturalmente…

Volendosi limitare alla sola prima parte dell’affermazione del nostro (“non rende più facile il default”), notiamo che essa contrasta l’opinione di un principe dell’Eurismo come Marcello Messori (“raccomandazione all’Italia: niente CAC a maggioranza singola”), quella degli Uffici Studi della Camera (“semplificherebbero la procedura per ristrutturare il debito di un Paese”) e del Senato (“potrebbero consentire una semplificazione delle procedure di ristrutturazione del debito”), quella del capo di un ufficio legale del Mes persino (“le CAC a maggioranza doppia … renderebbero più difficile l’approvazione di una ristrutturazione volontaria”), sinanco Boeri e Perotti (“Il Mes renderà più facile ristrutturare il debito. Vero … la riforma gli facilita il compito”).

(3) Osserva che “il coinvolgimento del settore privato in caso di default … è già nel Trattato in vigore dal 2013”. Il che è vero (“in linea con la prassi del Fmi, in casi eccezionali si prende in considerazione una forma adeguata e proporzionata di partecipazione del settore privato”), ma il nostro dimentica di aggiungere che al Mes è attribuito un nuovo potere: “su richiesta di un proprio membro … può favorire il dialogo tra detto membro e i suoi investitori privati”. Potere che, unitamente alla suddetta riforma delle CAC, era sembrato sufficiente a Marcello Messori per concludere che, col Nuovo Trattato, il Mes possa provocare esso stesso la ristrutturazione del Btp; oltretutto ‘ex-ante’, cioè preliminarmente alla concessione di qualunque credito. Ciò che il professore definiva, cito: un cavallo di Troia, un cambiamento drammatico, uno schema di incentivi perverso, che avrebbe causato instabilità macroeconomica.

(4) Ammette che una delle due linee di credito del Mes agli Stati, la linea di credito precauzionale (PCCL) “diventa più precauzionale”, cioè vengono rese più rigide le condizioni di accesso. Anzi …

(5) … anzi ammette pure che tali condizioni ripetono i “vecchi parametri” fiscali europei. Dal Trattato ne citeremo qualcuna: “disavanzo pubblico non superiore al 3 per cento del Pil … rapporto debito pubblico/Pil inferiore al 60 per cento o una riduzione del differenziale rispetto al 60 per cento nei due anni precedenti a un tasso medio di un ventesimo l’anno … assenza di squilibri eccessivi … assenza nel settore finanziario di gravi vulnerabilità”. Al lettore non sfuggirà che si tratta di condizioni talmente impossibili, da rendere la linea di credito inaccessibile all’Italia; né v’è la speranza di modificarle, se non con un impossibile consenso unanime dei Paesi membri. Tutto ciò è rilevante giacché, una volta esclusa dalla linea di credito precauzionale (PCCL), l’Italia può chiedere accesso unicamente alla linea di credito rafforzata (ECCL): cioè alla Troika, eventualmente previa ristrutturazione del Btp. Né la cosa può stupire, visto che tale era l’intenzione di Berlino, dichiarata a mezzo stampa e realizzata col Nuovo Trattato Mes, appunto … ma leggere il tedesco è roba da cialtroni, evidentemente.

Qui giunto, Marattin potrebbe arrendersi ed unirsi ai cialtroni. Invece insiste: “il tutto avviene as a rule, che nel linguaggio legislativo comunitario – come tutti sanno – significa in via generale. È praticamente il nostro anche, che nelle leggi italiane si mette quando si vuole dire anche no”. Dimentica di aggiungere che l’eccezione alla norma (“di norma, i membri del Mes devono rispettare i parametri quantitativi e le condizioni qualitative”) deve essere approvata all’unanimità (ovvero dall’85 per cento dei voti se in “procedura di votazione d’urgenza”). Il che significa che, per ottenere clemenza, l’Italia dovrebbe avere il sostegno pure di Olanda-Estonia&Co. Questa è la fase nella quale all’Italia verrebbe chiesta la preventiva ristrutturazione del debito pubblico e sono i legali stessi del Mes a presentare la situazione: “uno Stato membro in difficoltà ha un incentivo a considerare la ristrutturazione del debito quando necessario per persuadere altri Stati membri ad approvare la richiesta di assistenza finanziaria” e si darà il caso “che, anche se il debito dello Stato membro in difficoltà è forse sostenibile, lo stesso almeno un altro Stato membro semplicemente non è in grado di approvare il prestito, in assenza di un certo livello di ristrutturazione del debito”.

(6) Se ne deve essere accorto lo stesso Marattin perché, due punti più in là, invoca un argomento di supporto: “Le decisioni su assistenza finanziaria vengono prese o all’unanimità o con una maggioranza del 85 per cento. L’Italia ha il 17 per cento, quindi nulla può avvenire senza di noi”. Ma non spiega in che modo ciò aiuterebbe l’Italia. Infatti, facciamo pure il caso che l’Italia la abbia sfangata ed abbia ottenuto una PCCL pure senza preventiva ristrutturazione. In ogni caso (art. 14.6) “periodicamente almeno ogni sei mesi”, il direttore generale del Mes presenta una relazione, che “verifica il rispetto continuato dei criteri di ammissibilità” suddetti e, “se la relazione … conclude che il membro del Mes non soddisfa più i criteri di ammissibilità … l’accesso alla linea di credito è sospeso”, cioè l’Italia potrebbe non ricevere più un quattrino, “a meno che il consiglio di amministrazione decida di comune accordo di mantenere la linea di credito”: ‘di comune accordo’, cioè all’unanimità. È questo un caso di ‘maggioranza inversa’: in altri termini, è sufficiente che il direttore generale e l’Estonia si mettano d’accordo, per terminare il sostegno all’Italia.

A quel punto, il Mes potrebbe agevolmente imporle “un’altra forma di assistenza finanziaria, la cui concessione è soggetta alle norme applicabili in virtù del presente trattato” e che potrebbe serenamente includere la ristrutturazione del debito pubblico. Roma potrebbe opporre il proprio veto, certo, ma restando senza credito e senza nulla ottenere in cambio. Il cialtrone è chi lo fa notare, naturalmente.

(7) Una volta rimessosi alla clemenza della Corte, passa ad imbellettarla, domandandosi retoricamente: “è vero che il Mes acquisisce un ruolo centrale – che ora non ha – nelle crisi? No”. Il nostro deve essersi scordato di dare anche solo un’occhiata al parere scritto dei legali del Mes, i quali serenamente ammettono il contrario. Quand’anche non lo avesse fatto per eventuali difficoltà sue con la lingua inglese, il nostro poteva sempre dare un’occhiata alla nuova procedura per la concessione del credito (art. 13): mentre prima la Commissione Ue (di concerto con Bce) valutava la “sostenibilità del debito pubblico”, col Nuovo Trattato la Commissione Ue (di concerto con Bce) e Mes valutano sia la “sostenibilità del debito pubblico” che la “capacità di rimborso” del prestito.

Non solo, qualora mai Commissione Ue e Mes non si mettano d’accordo, allora “la Commissione europea effettua la valutazione complessiva della sostenibilità del debito pubblico, mentre il Mes valuta la capacità di rimborso del proprio membro nei suoi confronti”. Altrimenti detto, il Mes non solo acquisisce il potere di valutare, ma pure di bocciare la valutazione della Commissione.

Il che accade, sia prima del prestito, che durante il prestito. Quella relazione (art. 14.6) che abbiamo menzionato e che il direttore generale del Mes presenta per la “verifica il rispetto continuato dei criteri di ammissibilità”: prima era inviata a scadenza libera e redatta dalla Commissione col mero aiuto del Mes; ora è inviata “periodicamente almeno ogni sei mesi” ed è redatta “insieme” da Commissione (col concerto di Bce) e Mes. Per giunta, secondo un “protocollo di cooperazione”, che torna a dire: in caso di dissenso, “la Commissione effettuerà la valutazione complessiva della sostenibilità del debito pubblico, mentre il Mes valuterà la capacità dello Stato membro interessato di rimborsare i prestiti Mes”. Altrimenti detto, il Mes se la canta e se la suona.

Ma non è finita. Perfino senza che gli Stati abbiano fatto domanda di credito, “il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del debito pubblico, e analizzare le informazioni e i dati pertinenti”. In altre parole, in qualsiasi momento ed a prescindere dalla circostanza che l’Italia non abbia fatto alcuna richiesta di credito, il Mes può dichiarare il debito italiano insostenibile. Poi, una indiscrezione a Reuters di qua, una soffiata ad Handelsblatt di là, il Btp crolla ed il gioco è fatto. Ripetiamolo: senza che l’Italia abbia anche solo aperto bocca.

Insomma, ha ragione Marattin a dire che ‘il Mes non acquisisce un ruolo centrale nelle crisi’. Sì, ha ragione, perché, in effetti, il Mes acquisisce un ruolo centrale nelle crisi e fuori dalle crisi. Approvando il Nuovo Trattato, l’Italia si consegna, mani e piedi legati, ai banchieri del Mes.

(8) Infine, deve pur dire qualcosa di positivo. Prima ci prova con “abbiamo 850 miliardi di emissioni di debito comune (Sure più Next Generation Eu)” … come se il Recovery Fund non fosse sotto il fuoco incrociato di polacchi-ungheresi ed olandesi.

Poi se ne esce con solito ‘backstop’: “abbiamo il Fiscal backstop: in caso di gravi crisi bancarie (su cui non basti il poco capiente – e finanziato da banche – Single Resolution Fund) interviene il Mes con risorse comuni a evitare fallimenti”. Il nostro si guarda bene dal precisare che, pure con l’intervento del Mes, tali ‘somme comuni’: nel presente, sono rinviate a dopo un prossimo repulisti generale delle banche e, nel futuro, interverrebbero esclusivamente dopo un bail-in (cioè solo nel caso impossibile che a ‘salvare’ le banche non sia stato sufficiente il completo esproprio degli azionisti, dei creditori e di chi vi tenesse un conto corrente). Insomma, Marattin, quando scrive “evitare fallimenti”, intende evitarli alla maniera di Renzi col Monte dei Paschi. Esito che pare drammatico solo a noi cialtroni, evidentemente.

Invero radioso, agli occhi di Marattin, che chiosa: il backstop è “a guardar bene, molto di più” dell’Edis. Ludibrio. Molto più sanguinoso, molto più crudele, molto più feroce pensiamo noi che siamo cialtroni: infatti, in assenza di Edis a garantire il grosso dei conti correnti c’è la Repubblica italiana … così ben amministrata dai Marattin … la quale, per trovare i soldi, può sempre rivolgersi al Mes. Sgomento.

Sgomento che si trasforma in rabbia, al pensiero che, nel contesto della approvazione del Nuovo Trattato Mes, l’Italia si impegna pure a votare una “delibera del Consiglio dei Governatori per l’annullamento della DRI”, cioè dello strumento di ricapitalizzazione diretta delle banche, (come abbiamo spiegato qui): strumento ad oggi ancora in vigore e, per l’Italia, assai più favorevole del ‘backstop’ che lo sostituisce. Con immensa gioia dei tedeschi.

(9) Conclude con una invettiva. Prima asserendo che “nessuno di coloro che in questi giorni stanno dichiarando la propria contrarietà alla riforma del Mes è davvero in grado di utilizzare un argomento serio e verificato” … ma non sarà vero piuttosto l’esatto contrario? Poi aggiungendo che “semplicemente, dire No a qualcosa che ha a che fare con Europa ha un mercato politico che si intende sfruttare per mere ragioni di consenso immediato o di interdizione politica” … lui, al contrario, si è specializzato nel mercato politico di quelli che dicono Sì a qualunque cosa abbia a che fare con Europa, non importa quanto fetida, infetta e purulenta, un mercato politico che lui intende sfruttare per mere ragioni di propria sopravvivenza politica. Infine, chiosando, “è uno sport, in fondo, che in passato hanno praticato tutti. Ma che forse ora non è più tempo di praticare, che dite?” … e sì, è uno sport che in passato hanno praticato tutti … i Piddini e sì, sarebbe ora che la smetteste. Ecco che diciamo noi cialtroni, caro presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati.

* * *

Le considerazioni espresse si applicano pure alla cosiddetta ‘linea di credito pandemica’ del Mes, o Mes-Sanitario. Come le linee guida di quest’ultima chiariscono anche ai ciechi: “l’unico requisito per accedere alla linea di credito sarà che gli Stati richiedenti si impegnino a utilizzare il supporto … per sostenere il finanziamento interno dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, la cura e la prevenzione dei costi correlati a causa della crisi Covid-19”, ma poi il monitoraggio e l’eventuale terminazione obbedisce fedelmente al Trattato pro tempore in vigore, come è normale ed assai ben descritto, fra gli altri, da Ortona. Al proposito, Marattin aveva pubblicato un filmato, intitolato “10 risposte sul Mes. Terapia anti-cialtroni”. Il testo affermava che “l’unica condizionalità è che questi 35 miliardi e 750 milioni al massimo vengano spesi per costi diretti e indiretti legati all’emergenza sanitaria” e si concludeva con un perentorio: “tutte le motivazioni che vengono addotte per rifiutare il Mes sono tutte quante balle”. Il lettore è ora in condizione, da sé, di giudicare se e chi mai sia un cialtrone, se e chi mai racconti balle.

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