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Non solo Bankitalia, ecco come e perché le authority stroncano il Recovery Plan di Conte e Gualtieri

Tutti i rilievi di Banca d'Italia, Corte dei Conti e Upb (Ufficio parlamentare di Bilancio) sulla bozza di Recovery Plan predisposta dal governo Conte

 

Va migliorato. Questo è il messaggio che arriva forte e chiaro nel corso delle audizioni – presso le Commissioni riunite di Bilancio e Finanza delle due Camere e di Politiche dell’Unione Europea del Senato – della Banca d’Italia, della Corte dei Conti e dell’Upb (Ufficio parlamentare di Bilancio). Il tema è la bozza di Recovery plan lasciato in eredità dal governo Conte.

Le critiche di Banca d’Italia: serve una struttura di governo delle risorse

Fabrizio Balassone, capo economista della Banca d’Italia, traccia un quadro non positivo della bozza di Recovery Plan italiano che “prevede interventi aggiuntivi rispetto al tendenziale per oltre un punto percentuale del PIL in media all’anno durante i sei anni del programma”, dice Balassone. I suggerimenti che arrivano da via Nazionale chiedono di puntare sull’efficienza dell’impiego delle risorse, sulla discontinuità con il passato e su una nuova struttura di governo delle risorse. “Gli effetti moltiplicativi di tali interventi saranno tanto maggiori quanto più sarà efficiente l’impiego delle risorse – scrive Balassone nel suo discorso -; per questo serve una netta discontinuità con il passato, una struttura di governo degli interventi adeguata alla complessità dell’impresa”.  Il punto è che le risorse europee non saranno a fondo perduto ma andranno restituite e questo sarà possibile solo se saranno investite in settori capaci di moltiplicarle, di produrre utili. “Le maggiori risorse rese disponibili dal programma europeo a condizioni vantaggiose andranno comunque restituite – aggiunge l’economista – ; se non saranno impiegate in maniera produttiva i problemi del Paese non saranno alleviati ma accresciuti dal maggiore indebitamento; l’attuazione del Piano va collocata nella prospettiva di una strategia di progressiva riduzione del peso del debito pubblico sul prodotto”. A questo Balassone aggiunge che il nostro Paese ha necessità di riforme a sostegno del comparto produttivo. “Occorre dare corso a un insieme di riforme che possa sostenere il processo di sviluppo oltre il breve termine, migliorando l’efficacia dell’azione pubblica, l’ambiente in cui si svolge l’attività di impresa, il funzionamento del mercato del lavoro – conclude Balassone evidenziando un’ulteriore lacuna -. Su questo le indicazioni presenti nel Piano non sono ancora adeguatamente sviluppate. Si tratta però di una componente cruciale, da completare nei tempi molto stretti previsti nell’ambito di Next Generation Eu”.

Spesa corrente di qualità: lo chiede la Corte dei Conti

Qualità è quella che chiede anche la Corte dei Conti, quale unica chiave per sostenere la crescita del potenziale produttivo negli anni a venire. Il dubbio della Corte è riguarda la ripartizione dei fondi europei tra spesa corrente e spesa in conto capitale, ossia destinata agli investimenti strutturali. Su questo punto la bozza di Recovery Plan non è chiara. Le preoccupazioni dei magistrati contabili riguardano, dunque, la destinazione dei fondi europei. “L’impressione è che quest’ultima (la spesa corrente n.d.r) – scrive la Corte – possa debordare da quella quota del 30% ipotizzata nelle valutazioni di impatto macroeconomico preliminarmente presentate nel documento”. Cruciale sarà dunque la qualità e non solo la mole di investimenti anche nella spesa corrente. “Sarebbe stato opportuno che già il documento avesse evidenziato i risvolti del Piano sulle macrovoci del conto consolidato della PA, per ciascuno dei singoli anni del triennio 2021-23 – conclude la Corte -. È cruciale guardare al medio-lungo termine e da questo punto di vista potrebbe essere opportuno concentrare gli sforzi su un numero limitato di progetti medio e medio-grandi”. Le priorità indicate riguardano la Giustizia e la Pubblica amministrazione servono riforme capaci di garantire efficacia procedurale e interventi per ridurre il gap digitale rispetto all’Europa.

Attenzione ai rischi di frodi e corruzione: i moniti dell’Upb

Critiche alla bozza del Recovery Plan dell’ormai fu governo Conte arrivano anche dall’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio. Secondo l’Authority parlamentare dei conti, i criteri che guidano la descrizione e l’allocazione delle risorse nei progetti risultano disomogenei perché interessano tanti e, forse troppi, settori. Inoltre il collegamento con le riforme, che sono centrali nella filosofia comunitaria di Next Generation Eu, sarebbe debole e generico mancando anche cronoprogrammi e indicatori sugli stati di avanzamento. Secondo le simulazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio gli effetti del piano Next Generation Eu si distribuiranno in maniera uniforme tra il 2021 e il 2026, “raggiungendo oltre un punto percentuale di Pil entro i primi tre anni (2021-23) e un incremento ulteriore di simile entità nel successivo triennio – aggiunge l’Upb -. Nel complesso, al termine del periodo di programmazione, nel 2026, l’utilizzo delle risorse europee innalzerebbe il Pil di circa 2,5 punti percentuali”. Inoltre l’Upb sottolinea che l’esigenza di accelerare l’attuazione del piano rispetto ai tempi normali per la Pa italiana potrebbe aprire la strada a frodi e corruzione.

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