skip to Main Content

Perché sono esagerati gli allarmi sul debito pubblico italiano. Report Unicredit

 Numeri, analisi e scenari tratti da uno studio degli strategist di Unicredit La settimana prende il via con lo spread tra Btp e Bund tedeschi in risalita a 167 punti (venerdì aveva chiuso poco sopra quota 165 punti). Il rendimento del Btp è al 2,243%. Ma questo rialzo dello spread non mette a rischio la…

La settimana prende il via con lo spread tra Btp e Bund tedeschi in risalita a 167 punti (venerdì aveva chiuso poco sopra quota 165 punti). Il rendimento del Btp è al 2,243%. Ma questo rialzo dello spread non mette a rischio la sostenibilità del debito pubblico italiano.

I NUMERI SUL DEBITO ITALIANO

Da inizio anno l’Italia ha già emesso 125 miliardi di obbligazioni a medio e lungo termine, quindi ha già completato più del 50% del suo obiettivo di funding 2018. Lo sottolinea Chiara Cremonesi, stragist del fixed income di Unicredit, che afferma: “Il progresso nel funding è migliore di quanto visto negli anni passati”. Questo vuol dire che ci sarà meno pressione nell’offrire bond nei prossimi mesi. Unicredit si aspetta che ci siano solo 10 miliardi di emissioni nette (tenuto conto quindi della copertura dei bond in scadenza) per l’Italia nel periodo giugno-dicembre. Questo saldo netto sarà facilmente assorbibile dagli acquisti della Bce nel programma di quantitative easing (stimati per 15 miliardi di euro).

IL COSTO DEL FUNDING

Inoltre Cremonesi sottolinea che da inizio anno il costo del funding si attesta allo 0,68% e resta un livello minimo, quindi anche se ci fosse un forte rialzo dei rendimenti dei Btp per il resto dell’anno (evento che gli economisti di Unicredit on si aspettano) il costo del funding medio resterebbe abbastanza basso per contribuire a un ulteriore declino del costo del debito. “Nel nostro scenario base ci aspettiamo un costo complessivo del funding inferiore dell’1% per l’intero anno, mentre il costo per le emissioni a medio lungo termine lo stimiamo all’1,55%. Questo è un tasso di molto inferiore a quello medio dei titoli in scadenza”, sottolinea lo studio di Unicredit.

GLI STRESS TEST

Vista l’incertezza politica e il trend al rialzo dello spread negli ultimi giorni gli economisti di Unicredit hanno condotto uno stress test per valutare quanto potrebbe salire il costo del funding 2018 in tre diversi scenari. Nel primo scenario si simula che il costo medio del funding per le diverse scadenze resti invariato rispetto a quello visto nella prima parte dell’anno. In questo caso il costo medio si attesterebbe allo 0,55%. In un secondo scenario si ipotizza una curva più ripida con un costo del funding che aumenta di 20 punti per le scadenze più brevi e di 100 punti per quelle decennali.

GLI SCENARI

In questo caso il costo medio del funding si attesterebbe allo 0,75% per il 2018. Infine in un terzo scenario (ritenuto estremamente irrealistico dagli economisti) si ipotizza un rialzo del costo di 100 punti di base su tutte le scadenze della curva. In questo caso il costo medio del funding si attesterebbe all’1,10% con quello del funding a medio lungo termine che arriverebbe all’1,65%, Ma anche in questo terzo scenario più pessimistico il costo del debito a medio lungo termine risulterebbe più basso del costo di quello a medio lungo termine in scadenza nel 2018 (2,3%). “Anche in uno scenario estremo il costo del debito italiano continuerebbe a scendere”, si legge nello studio.

COSA SUCCEDE CON LA FINE DEL QE

Per il 2019 bisogna tener conto del fatto che non ci sarà più il programma di Qe della Bce e ci potrà essere anche un rialzo dei tassi da metà anno. Il costo del funding è quindi destinato a salire. Anche in questo caso lo studio fa uno stress test su tre scenari. Nello scenario centrale il costo del funding si attesterebbe allo 0,90% con un costo dell’1,53% per le medie-lunghe scadenze, molto al di sotto del costo dei titoli in scadenza (2,25%). Soltanto nel terzo scenario più estremo il costo del funding si attesterebbe a 2,53%, quindi leggermente al di sopra di quello in scadenza (2,25%).

LA CONCLUSIONE DELLO STUDIO

La conclusione è che “il costo del debito italiano attualmente è sotto il 3%, essendo sceso dal 4% del 2012. Il costo del debito è una delle variabili più importanti per l’Italia perché incide sulla sostenibilità del debito. Il fatto che si abbia un basso costo del debito e scadenze mediamente lunghe fa sì che anche se ci fosse uno shock nel funding la sostenibilità del debito non si deteriorerebbe”, dice lo studio. Fino al 2025 incluso il costo medio del debito a medio lungo termine resterà sotto o vicino al 3% e salirà solo successivamente.

(Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza)

Back To Top