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I conti in tasca alle navi delle Ong

Ecco i primi effetti del codice di condotta del governo sulle navi delle Ong: aggravi economici anche di 14mila euro al giorno. Fatti, numeri e approfondimenti.

 

Alla fine dello scorso anno il Governo Meloni ha approvato un nuovo codice di condotta per le ONG che si occupano di soccorrere naufraghi nel mar Mediterraneo. Secondo le nuove regole i soccorritori devono chiedere immediatamente un porto di sbarcoverso il quale la nave sarà tenuta a dirigersi immediatamente dopo il salvataggio, senza restare giorni in mare in attesa di altri possibili soccorsi”.

Dall’inizio dell’anno l’assegnazione dei porti di sbarco risulta particolarmente efficiente, arrivando dopo una sola operazione di soccorso in mare. Il codice di condotta non vieta di compiere più operazioni di soccorso ma si limita a scrivere di non compiere attività che impediscono “di raggiungere tempestivamente il porto di sbarco”. E per chi non rispetta il regolamento sono previste multe, da 10 a 50 mila euro, e sanzioni fino al sequestro della nave.

RIDOTTI I TEMPI DI ATTESA PER L’ASSEGNAZIONE DEI PORTI DI SBARCO ALLE ONG

La rigidità del codice sta avendo un effetto positivo sulla velocità degli sbarchi. Come scrive il ricercatore ISPI Matteo Villa, la tempestiva assegnazione di un porto sta riducendo all’osso il tempo di attesa in mare delle navi, a tutto vantaggio delle condizioni di vita dei migranti sulle imbarcazioni.

https://twitter.com/emmevilla/status/1605234060930043904

L’ASSEGNAZIONE DI PORTI NEL NORD ITALIA

Si sta manifestando anche un’altra tendenza: l’assegnazione non del porto di sbarco più vicino ma di porti che richiedono lunghi tempi di percorrenza, spesso localizzati nel nord Italia. Se questo può servire a rendere meno congestionati gli hotspot di Lampedusa e Reggio Calabria, dall’altro costringe le navi delle ONG a spese maggiori. L’ultimo è il caso della Geo Barents nave di Medici Senza Frontiere alla quale, dopo aver soccorso 237 migranti nel Canale di Sicilia, è stato assegnato il porto di La Spezia che si traducono in più di 1.000 chilometri per e tre giorni di navigazione per raggiungere La Spezia.

Lo stesso è successo alla Ocean Viking, assegnata al porto di Marina di Carrara. “Il governo italiano continua a violare il diritto internazionale e i diritti umani delle persone soccorse in mare: i 237 naufraghi a bordo di Geo Barents di Medici Senza Frontiere Italia toccheranno terra al porto di La Spezia, tra i più lontani mai concessi – ha scritto sui social la a tedesca Sea Watch manifestando solidarietà a Medici Senza Frontiere -. Dopo giorni nel Mediterraneo, le autorità italiane costringono le persone ad altre decine e decine di ore di viaggio, in mare, con il rischio di peggioramenti meteorologici e l’unico vile obiettivo di infliggere altre sofferenze, tenendo le navi delle ONG lontane dalle zone Sar“.

QUANTO COSTA ALLE ONG ATTRACCARE NEI PORTI DEL NORD ITALIA?

La risposta è delle ONG è: “troppo”. Medici Senza Frontiere ha spiegato che per il funzionamento della Geo Barents occorrono circa 10mila litri di carburante al giorno quando la nave si muove a velocità spedita. Tradotti in euro significa circa 14mila euro di carburante al giorno.

L’assegnazione di porti lontani dalla zona in cui vengono soccorsi i naufraghi (e nella quale si dovrà verosimilmente tornare a recuperare altre persone) rende i viaggi di ritorno più complessi e costosi, quindi sempre meno sostenibili. “Allungare di sei giorni il proprio tragitto significa spendere 80mila euro in più per ogni missione”, scrive il Post. Cifre rilevanti anche per ONG solide come Medici Senza Frontiere.

LE NAVI COSTRETTE A FERMARSI

I viaggi sempre più lunghi e costosi stanno, di fatto, costringendo tante navi a “tirare i remi in barca”. Sono ferme, come riporta Repubblica, “la spagnola Open Arms e l’italiana Mare Jonio, ferma la nuova nave di Amnesty international, ferme anche le organizzazioni tedesche, Sea eye, Mission Lifeline, Sos Humanity”.

Resta in mare la Sea Watch ma, come ha detto il presidente della ONG Gordon Isler, è possibile solo “grazie allo sforzo dei sostenitori. Le altre cinque missioni pianificate per il 2023 non hanno ancora trovato finanziamenti».

IL BILANCIO DELLA ONG MEDICI SENZA FRONTIERE: 100% DEI FONDI DA DONAZIONI PRIVATE

Le ONG che si occupano di soccorrere i migranti si sono viste costrette a fare ricorso a campagne di finanziamento extra. Del resto, stando a quanto è riportato sul sito di Medici Senza Frontiere, nel 2021 la ONG ha raccolto 71,5 milioni di euro, da 305mila donatori privati e 8,2 milioni sono arrivati dal 5%.

“Il 100% dei fondi che raccogliamo in Italia proviene da donazioni private – scrivono -. Di questi, circa il 95%, proviene da scelte fatte da privati cittadini mentre il 5% proviene da aziende e fondazioni”. Nel 2021 dei più di 73 milioni di ricavi, Medici Senza Frontiere, ne ottiene più di 59 milioni da erogazioni liberali individuali.

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