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Mps

Mps, ecco cosa sta succedendo al Monte dei Paschi di Stato fra Borghi e Padoan (e Ubi)

Piccolo rimbalzo, ieri, della borsa: con l’Ftse-mib che registra un leggero incremento dello 0,29 per cento. Meglio di un calcio nello stomaco. Ma un valore troppo basso per competere con le altre borse europee, che chiudono con guadagni più sostanziosi, prossimi all’1 per cento. A 48 ore dalla pubblicazione del “contratto per il governo del…

Piccolo rimbalzo, ieri, della borsa: con l’Ftse-mib che registra un leggero incremento dello 0,29 per cento. Meglio di un calcio nello stomaco. Ma un valore troppo basso per competere con le altre borse europee, che chiudono con guadagni più sostanziosi, prossimi all’1 per cento.

A 48 ore dalla pubblicazione del “contratto per il governo del cambiamento” della nuova ipotetica formazione di governo, la perdita netta resta intorno al 2 per cento. Stessa incertezza per gli spread: che in corso di seduta toccano quota 158 punti base per poi scendere intorno a quota 150. I mercati, quindi, restano più che guardinghi, in attesa degli sviluppi politici.

Le perdite maggiori hanno riguardato il comparto bancario. Se si scompone l’indice delle blue chip, si vede come le vendite hanno colpito tutti i titoli relativi, con una caduta dei corsi in media dell’1 per cento. Perdite che si sommano ai 5 punti scarsi del giorno precedente. Il settore rimane il “ventre molle” degli equilibri finanziari italiani, incidendo negativamente sulla performance complessiva. Gli altri titoli dell’indice, infatti, registrano guadagni pari in media all’1,3 per cento. La differenza tra queste due opposte tendenze marca, appunto, quello 0,3 per cento scarso, che ha caratterizzato la giornata.

Perché le banche? Non certo per i cattivi risultati d’esercizio. In generale il fatturato cresce e con esso gli utili. Resta il problema dei non performing loans, ma il loro smaltimento procede con una velocità maggiore del previsto.

Il problema è quello dei titoli del debito pubblico italiano posseduti nell’attivo e da tempo oggetto di una controversia con Bruxelles, che vorrebbe porre un limite al finanziamento indiretto delle spese del settore pubblico. Le incertezze sugli andamenti degli spread e la previsione di un loro possibile aumento, in vista delle turbolenze politiche italiane, spingono gli investitori a puntare su titoli meno sensibili. Si vendono i bancari e se ne acquistano altri. In una giornata grigia, come quella di ieri, Recordati ha realizzato guadagni pari al 6,8 per cento e Tenaris al 3,3.

Che la politica ci metta lo zampino, quindi, lo si è visto leggendo la parte del “Contratto per il governo del cambiamento” che riguarda proprio i titoli del debito pubblico italiano. Cassata la spericolata proposta di moratoria rispetto ai 250 miliardi di euro posseduti dalla Bce, si propone ora che quegli stessi titoli “siano esclusi pro quota dal calcolo del rapporto debito-Pil” in tutti i Paesi dell’euro. Come se quel rapporto fosse figlio di un artificio statistico e non riflettesse invece la materialità dei titoli emessi. Proposte poche riflettute che rischiano determinare confusione su confusione.

Lo si è visto in modo particolare a proposito del titolo Mps. Il titolo ha perso 8,86%, dopo una seduta movimentata che ha comportato spesso la sua sospensione, per eccesso di ribasso. Improvvide le dichiarazioni, rilasciate a mercato aperto, da Claudio Borghi, l’economista della Lega, che ha ipotizzato un repentino cambiamento del management. Cui è seguito un siparietto con Pier Carlo Padoan: “Le dichiarazioni dell’on. Borghi, insieme alle indicazioni fornite nella bozza di programma di Lega e M5S – ha detto il ministro – hanno immediatamente creato una crisi di fiducia” sul titolo Mps. Si tratta di “un fatto molto grave che mette a repentaglio l’investimento effettuato con risorse pubbliche”.

La risposta non si è fatta attendere. Ma quale intervento inopportuno: la caduta è solo conseguenza di un fatto tecnico e delle prese di posizione degli investitori, visto che il titolo nei giorni precedenti aveva guadagnato oltre il 7 per cento, passando da 2,72 euro (10 maggio) a 2,92. Sarà anche vero. Sta il fatto che quelle plusvalenze sono state azzerate nello spazio di una giornata, con perdite anche maggiori. Che hanno, in qualche modo contagiato anche Ubi Banca (-2,7 per cento), a torto o ragione, considerata il “cavaliere bianco” chiamato a soccorrere l’ex colosso di Rocca Salimbeni.

Questo, quindi, il quadro in evoluzione. Vedremo come chiuderà la settimana. Oggi, per fortuna (almeno speriamo) è un altro giorno.

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