Cosa può succedere dopo il naufragio della trattativa tra Unicredit e Mef su Mps? L’unica cosa che può accadere, non essendoci pronta un’alternativa, è quella di prendere tempo. Il governo dovrebbe chiedere a Bruxelles una deroga di 6 mesi o di un anno-
Non permetteremo nessun licenziamento. Se pensano di risolvere la questione, lasciando i sindacati e i lavoratori col cerino in mano, noi non ci staremo. Le soluzioni ci sono, ma non possono ricadere sui lavoratori”.
Ricordo, poi, che la trattativa per Mps è stata svolta in un contesto completamente ostile: tre quarti della maggioranza di governo era contraria.
In queste settimane sia il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che il ministro dell’Economia, Daniele Franco, hanno osservato la situazione senza intervenire. Hanno lasciato la conduzione tecnica al Mef. Ora anche i non addetti ai lavori capiscono che è una trattativa anomala, cioè tra un privato e lo Stato. E quindi essendo cambiate le condizioni, il governo ha ritenuto di non dover tirare fuori 7-8 miliardi perché ha svolto una diligence molto più accorta di quella svolta da Unicredit.
In più la politica non ha contribuito e mi riferisco trasversalmente a tutta la politica: certo, 8 miliardi a carico della collettività erano un vero problema da attribuire.
Aveva sicuramente più senso come suggerii io stesso un anno fa di chiedere alla Bce una proroga. Questo per dare modo di valutare altre soluzioni possibili.
Infine parliamoci chiaro: non ci sono altre banche in corsa per l’acquisizione di Mps.
A questo punto l’unico modo per coinvolgerle sarebbe uno spezzatino, in questo momento improponibile.