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Mps, perché il governo vuole silurare Bastianini (difeso da Pd, M5s e Lega)

Tutti i subbugli politici tra Roma e Siena su Mps. Fatti, nomi, rumors e commenti

Eì un vero e proprio palio politico quello che va in scena a Siena su Mps.

Da un lato c’è l’azionista Tesoro – il ministero dell’Economia ha il 64% del Monte dei Paschi di Siena – che punta a sostituire il numero uno del Monte, Guido Bastianini, dall’altro la stragrande maggioranza dei partiti che compongono la coalizione di governo che frenano o criticano le intenzioni del dicastero retto da Daniele Franco e il forcing del direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera.

Il nodo del contendere è l’aumento di capitale – l’ennesimo – di Mps che il Tesoro vuole evitare per non sborsare ulteriori miliardi in quel pozzo senza fondo che pare ormai l’istituto senese.

Ecco le ultime novità-

CHE COSA DICONO LEGA, PD E M5S SULLE MIRE DEL TESORO IN MPS CONTRO BASTIANINI

Il leader della Lega, Matteo Salvini, si è schierato a difesa dell’amministratore delegato di Mps, Bastianini: «Il ministro Daniele Franco chiarisca: davvero è in discussione un manager che ha dimostrato che Mps può camminare?». «Bastianini è un esempio di competenza e di discontinuità rispetto alle gestioni passate. Il ministro smentisca queste indiscrezioni», gli ha fatto eco l’esponente dei Cinquestelle Riccardo Fraccaro, ex ministro nel governo Conte, che è stato sostenitore della nomina del manager ai vertici di Siena nell’aprile del 2020. Analoghe sollecitazioni a Franco sono arrivate dal senatore Pd Andrea Marcucci e dal deputato di LeU Stefano Fassina, sottolinea il Sole 24 Ore. Dai Dem l’appello arriva da Eugenio Giani, presidente della Toscana, esplicito nella richiesta di «non colpire colui che si è maggiormente adoperato per rilanciare il Monte».

LE MOSSE DEL GOVERNO

La risposta di Daniele Franco arriverà il 15 febbraio, quando alla bicamerale sulle banche è in programma l’audizione del ministro dell’Economia chiesta fin da novembre all’indomani dello stop alle trattative con UniCredit ma sempre rimandata. Anche se la prima data chiave è quella di lunedì prossimo, il 7, quando il cda di Rocca Salimbeni dovrà approvare i conti 2021. E non è escluso che la spinta all’uscita possa già manifestarsi lì.

IL DOSSIER MPS A BRUXELLES

Al di là delle convulsioni politiche moltiplicate dalle tentazioni di rottura giallo-verde, il primo problema sul tavolo di Franco è appunto nei numeri del piano industriale di Siena, rimarca il Sole 24 Ore; “In una catena che collega il negoziato con la Ue su proroga e obiettivi della riprivatizzazione, tempi dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi e governance della banca. In una sequela che vede le scelte sui vertici come prima mossa, funzionale alla percorribilità dei target su cui si può fondare una nuova intesa con Bruxelles. Le cifre più problematiche appaiono ancora una volta quelle sulla struttura dei costi. Il piano strategico approvato a fine 2021 prevede di far scendere il cost/income ratio sotto al 60% dal 2024. Ma la Dg Comp chiedeva di portarlo al 51% già nel 2021. La leva è delicatissima, perché comporta ricadute occupazionali complicate da gestire sul piano economico come su quello politico”.

ECCO IL NUOVO PIANO (FATTIBILE?) DI MPS

Il piano di Mps presentato nelle scorse settimane da Bastianini prevede un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro da eseguirsi nel 2022, ha annunciato venerdì scorso il Monte dei Paschi di Siena (Mps), comunicando il nuovo piano industriale 2022-2026.

CAPITOLO PERSONALE IN MPS

La banca senese (controllata dal ministero dell’Economia con il 64%) prevede l’attivazione di un piano di uscite volontarie di personale, con risparmi di costo di circa 275 milioni di euro all’anno. Tali risparmi potrebbero essere per la maggior parte realizzati entro il 2024, in funzione delle negoziazioni con i sindacati i quali ipotizzano fino a 4.500 uscite.

CHE COSA PREVEDE IL NUOVO PIANO DI MPS

Il piano al 2026 di Mps prevede iniziative per sostenere la crescita, con sforzi di trasformazione immediati e tangibili che porteranno ad una redditività costante e a benefici patrimoniali: in particolare, si legge nella nota della banca, già nel 2024 è atteso un utile pre-tasse di 700 milioni di euro, un cost-income ratio al di sotto del 60% (dall’attuale 70%), un costo del rischio di 50 punti base, un ritorno sul capitale tangibile di circa l’8,5-9% nel 2024 (per salire all’11% nel 2026) e un Cet1 Fully loaded ratio superiore al 14% nel 2024 e pari a circa 17,5% nel 2026, prima di dividendi e prima dell’effetto positivo della rivalutazione delle Dta derivanti dal piano.

ECCO L’ENNESIMO AUMENTO DI CAPITALE

In sostanza Il piano approvato dal board presieduto da Patrizia Grieco parte dall’assunto che la banca dovrà invece reggersi sulle proprie gambe. Da qua l’aumento di capitale da 2,5 miliardi (da realizzare nel 2022), di cui un miliardo servirà per coprire le spese di ristrutturazione; 800 milioni saranno dedicati a investimenti in It e infine la parte restante servirà per riportare gli indici patrimoniali al di sopra dei livelli di allarme, colmando così i deficit emersi con gli stress test 2020.

I SUBBUGLI IN TOSCANA

E’ da tempo che agli addetti ai lavori è chiaro che i rapporti tra Bastianini e il Tesoro — che pure lo ha candidato — non siano idilliaci. Il ceo ha presentato a fine 2020 un piano industriale «stand alone» che di fatto si opponeva alla «soluzione strutturale», cioè alla vendita perseguita dal Tesoro. Il tavolo con Unicredit, avviato già a fine 2020 e poi ufficializzato con il nuovo ceo Andrea Orcel non ha portato però a un’acquisizione dell’istituto senese e così ora il Tesoro sta negoziando con la Commissione europea (DgComp) una proroga di 12-18 mesi per la privatizzazione di Mps, rimarca il Corriere della sera: “Un arco di tempo che dovrà servire a portare a termine un nuovo aumento di capitale da circa 2,5 miliardi e a mettere in cantiere un piano prevede 4 mila esuberi di personale, metà dei quali secondo fonti sindacali a Siena tra direzione generale, Consorzio operativo, Mps Capital Services e Mps Leasing & Factoring. Un tema che preoccupa il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che teme uno «spezzatino» di Mps”.

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