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Mps, ecco come il Tesoro silurerà Bastianini

Mosse, pensieri e indiscrezioni sui rapporti fra Tesoro e vertici Mps dopo la rottura delle trattative con Unicredit

 

Anche se non sarà Unicredit a comprare Mps, al vertice del Monte dei Paschi di Siena si prepara un ribaltone: molto in bilico la permanenza dell’amministratore delegato Guido Bastianini.

E’ questo uno dei punti fermi del Tesoro anche se proprio l’attuale capo azienda del Monte aveva prefigurato e auspicato un piano stand alone di Mps, piano però mai validato dalla Commissione europea.

Nei prossimi giorni partirà dal dicastero dell’Economia la lettera ufficiale alla Direzione Concorrenza (DgComp) guidata da Margrethe Vestager per negoziare una proroga sui tempi di uscita dello Stato da Montepaschi, dato che il termine attuale di fine anno è ormai irrealistico da rispettare. Non sarà solo questione di tempi (forse 12 mesi) ma di soldi e «misure compensative», cioè risparmi e tagli di personale, ha scritto il Corriere della Sera.

Si tenterà in sostanza da parte del Tesoro di convincere altri istituti o fondi a investire in Mps; nel frattempo verranno avviare misure di rafforzamento operativo, già peraltro predisposte nell’ambito del tavolo Unicredit.
Il bubbone dei rischi legali, oggi circa 6 miliardi, saranno ridotti anche confinandoli dentro Fintecna (quella della finanziaria statale è una delle ipotesi). Ad Amco (la sgr pubblica di gestione di attivi) verranno ceduti altri 4 miliardi di crediti deteriorati, ha aggiunto il Corsera: “Poi ci saranno le «mitigation» che chiederà la DgComp, ovvero una riduzione dei 21 mila dipendenti ulteriore rispetto ai 3.200 esuberi lordi (2.700 netti) oggi previsti nel piano stand-alone predisposto a gennaio dall’attuale ceo di Mps, Guido Bastianini. Una parte delle filiali con il personale potrebbe passare a Mcc”.

Di certo a Roma come a Bruxelles c’è la piena consapevolezza di dover puntellare il capitale. La ricapitalizzazione vedrà dunque la luce nel corso del 2022. Si parte dai 2,5 miliardi emersi nel corso degli stress test del 2020, ma è realistico un ritocco verso l’alto, secondo il Corriere della Sera: “Di quanto esattamente lo si capirà strada facendo anche sulla base dei “mitigant” concordati con Bruxelles, ovvero delle misure che serviranno a ristrutturare la banca, inclusa la pulizia degli attivi da realizzare con la collaborazione di Amco e la sterilizzazione dei rischi legali”.

A Roma – assicura il Sole 24 Ore, ma non tutti sono concordi con questa visione – “c’è tranquillità sul fatto che l’aumento sarà di mercato senza quindi senza aiuti di Stato ulteriori che farebbero scattare la tagliola del burden sharing su azioni e obbligazioni subordinate, che ieri infatti sono rimbalzate. Si punta insomma a un’operazione market-friendly, in cui il Mef parteciperà pro quota con il fondo per le ricapitalizzazioni di 1,5 miliardi e con le risorse ulteriori che serviranno. Ma l’aumento dovrà essere aperto soprattutto a coinvolgere gli altri azionisti, e auspicabilmente anche nuovi investitori pronti così ad entrare nel capitale. Per farlo, dunque, scontato il ricorso al diritto d’opzione e a una serie di tecnicalità che saranno concordate con gli advisor. Resta il fatto che non si potrà prescindere da una ristrutturazione che comporterà delle uscite, tutte però volontarie”.

Uscite come quella, in primis, di Bastianini ha scritto nel titolo oggi il quotidiano di Confindustria.

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