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Mps, il governo disubbidisca a Bruxelles sulla privatizzazione. I consigli Fabi

«Ci auguriamo che il Monte dei Paschi di Siena diventi una banca di sistema e che il Governo abbia il coraggio di andare oltre quanto stabilito dall’Europa». Parla Franco Casini, coordinatore Fabi gruppo Mps, in un'intervista su Mf/Milano Finanza

 

«Ci auguriamo che il Monte dei Paschi di Siena diventi una banca di sistema e che il governo abbia il coraggio di andare oltre quanto stabilito dall’Europa».

A 18 mesi dalla scadenza del piano concordato con l’Europa, che ha consentito il salvataggio di Rocca Salimbeni, a patto però che lo Stato uscisse dal capitale entro il 31 dicembre 2021, Franco Casini, coordinatore Fabi gruppo Mps e segretario nazionale amministrativo della stessa Federazione autonoma bancari italiani, fa il punto della situazione in cui si trova oggi la banca.

Per banca di sistema intende dire che sarebbe a favore della nazionalizzazione della banca?

La questione non è essere o meno a favore di una “nazionalizzazione” del Monte dei Paschi di Siena; quello che più ci preme come sindacato è che la banca rimanga italiana e si eviti di procedere al più volte ventilato “spezzatino” per metterla sul mercato a tutti i costi.  Ora più che mai serve un piano di rilancio affinché l’istituto ritrovi la sua piena funzionalità e credo che avere fretta non serva; c’è tempo per evitare soluzioni forse più semplici, ma sicuramente più dolorose per i lavoratori. Quindi ritengo che lo Stato debba mantenere il suo 67% e che il Governo si debba muovere in tal senso avendo il coraggio di andare oltre quanto richiesto dall’Europa.

Da pochi giorni sono arrivati Guido Bastianini e un nuovo Cda. Cosa ne pensa?

Nella sua prima dichiarazione pubblica, il dottor Bastianini ha avuto parole di stima nei confronti delle colleghe e dei colleghi del Monte dei Paschi di Siena, riconoscendo loro una elevata professionalità e spirito di attaccamento all’azienda. Se questo è l’approccio di un amministratore che si accinge a guidare una banca che ha avuto grandi difficoltà, non posso che riconoscergli serietà e correttezza; caratteristiche abbastanza rare nel mondo di oggi.  Ovviamente, dal punto di vista sindacale, come è tradizione nella nostra Organizzazione, verificheremo sul campo come andranno le cose, di certo non faremo sconti a nessuno. I lavoratori di Mps hanno pagato un prezzo molto alto per riportare la banca in carreggiata, ora però è il momento di avere un progetto per il futuro che non si esaurisca nel continuo taglio dei costi del personale e delle filiali. Lo stesso Bastianini, pochi mesi fa, dichiarò in un articolo che agire solo sul taglio dei costi del personale può essere controproducente in banca perché va a incidere sulla capacità di mantenere o migliorare i livelli di reddito. Ci aspettiamo che si segua questa linea anche al Monte dei Paschi di Siena.

C’è già stato un incontro, cosa vi siete detti?

Il 3 giugno. Si è trattato soprattutto di un incontro di presentazione, per conoscerci.

Con il Piano industriale a che punto siete? Prevedeva un taglio di dipendenti piuttosto alto.

Il Piano scade a fine 2021. Prima che scattasse l’emergenza Covid-19 si stava affrontando la questione esuberi che prevedeva 4800 uscite. Di queste, allo stato attuale, ne rimangano poco meno della metà ancora da gestire. Una cosa però va messa in chiaro subito: come Fabi non accettiamo più esuberi senza un adeguato ricambio generazionale. In tutte le trattative nelle banche stiamo portando avanti una precisa rivendicazione: ogni due uscite di lavoratori chiediamo un nuovo assunto. E il Monte dei Paschi di Siena non farà eccezione. In questi anni sono stati persi migliaia di posti di lavori. Anche se, diversamente dal resto d’Europa, non abbiamo avuto licenziamenti grazie soprattutto alla lungimiranza e alla forza del sindacato e del nostro Segretario Generale, Lando Maria Sileoni, non possiamo però permettere che la categoria venga depauperata nei numeri in modo così pesante.

Come è stata gestita l’emergenza sanitaria?

I rapporti con la banca sono stati continui e di fattiva collaborazione. Tutti coscienti della difficoltà del momento e nell’interesse esclusivo della salvaguardia della salute dei lavoratori e della clientela. È chiaro che difficoltà ci sono state; era necessario gestire carichi di lavoro, responsabilità del lavoratore, assembramenti della clientela che non sempre ha seguito la regola dell’appuntamento, salvaguardia delle giornate di ferie. Dal punto di vista della gestione pratica, nella prima fase si è fatto uso della prestazione di lavoro in smart working e di una gestione delle presenze compatibile con le disposizioni normative riguardanti la tutela della salute e con le esigenze personali e familiari dei lavoratori. Nella seconda fase siamo dovuti intervenire con forza per evitare che sovrapposizioni fra funzioni aziendali generassero confusione mettendo in secondo piano diritti ed esigenze dei lavoratori.

(L’intervista a Franco Casini, coordinatore Fabi gruppo Mps, è stata pubblicata su Mf/Milano Finanza)

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