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Mps, ecco il piano del Tesoro per evitare un palio al Monte dei Paschi di Siena

L’ipotesi allo studio prevederebbe la scissione del Monte dei Paschi di Siena (Mps) tra una bad bank destinata ad accogliere e gestire i crediti deteriorati rimasti in bilancio e una good bank che sarebbe messa sul mercato.

 

Tra i dossier più caldi sul tavolo del nuovo governo ce n’è uno che riguarda il futuro di Montepaschi. La banca senese guidata da Marco Morelli è stata temporaneamente nazionalizzata un paio di anni fa dopo un lungo braccio di ferro con la Commissione Europea e la Bce.

CHE COSA FARA’ IL TESORO SU MPS

Entro il 2021 però il Tesoro (che oggi detiene quasi il 70% delle azioni) dovrà lasciare la presa e riconsegnare l’istituto a capitali privati (riportando presumibilmente una forte perdita sull’investimento). In vista di quella scadenza Bruxelles attende di ricevere entro fine anno il piano di uscita, un documento nel quale le autorità italiane dovranno dettagliare le opzioni sul tavolo e il profilo dei potenziali acquirenti.

DOSSIER MPS PER IL NUOVO GOVERNO

Il governo Pd-M5S dovrà insomma correre anche se, tenendo conto del passaggio di consegne in corso in Commissione, non si può escludere una proroga al giugno del 2020 su cui già il vecchio esecutivo stava ragionando. In ogni caso non c’è tempo da perdere e il dossier Mps sarà quasi certamente uno dei primi a finire sulla scrivania del ministro Roberto Gualtieri e del suo staff.

IL PIANO DI SCISSIONE STUDIATO DA LAZARD PER IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Un piano per la verità c’è già o, per meglio dire, uno schema d’azione che il Tesoro dovrà approfondire con le autorità europee. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, l’ipotesi allo studio (a cui starebbe lavorando, tra gli altri, la banca d’affari Lazard) prevederebbe la scissione del Monte tra una bad bank destinata ad accogliere e gestire i crediti deteriorati rimasti in bilancio e una good bank che sarebbe messa rapidamente sul mercato.

CAPITOLO SOFFERENZE IN CASA MPS

Si sa che sofferenze e utp sono il problema principale di Siena. La maxi cessione da 24 miliardi chiusa l’anno scorso con l’aiuto decisivo del fondo Atlante e le numerose vendite di importo inferiore concluse finora non sono bastate a ripulire l’attivo. Ancora alla fine del primo semestre di quest’anno il rapporto tra sofferenze e impieghi lordi (gross npl ratio) si attestava al 16,3%, un livello certamente migliore rispetto a quello di qualche anno fa ma ancora molto al di sopra della media di sistema.

I FINI DI MORELLI IN MPS

L’obiettivo di Morelli sarebbe abbassare l’asticella sotto il 10%, nella zona che gli analisti finanziari chiamano high single digit, ma per farlo serve un’altra grande operazione dall’importo di almeno 7-8 miliardi di euro. Questo stock finirebbe nella bad bank per essere gestito da un’operatore professionale come Sga che tra l’altro con Mps condivide l’azionista, cioé il Tesoro. L’istituto guidato da Marina Natale (assistito da Equita sim) avrebbe già iniziato a studiare l’operazione così come i vertici della banca senese, anche se restano aperte numerose incognite.

DOSSIER CREDITI DETERIORATI DA DECONSOLIDARE

In primo luogo deconsolidare una tale mole di crediti deteriorati agli attuali prezzi di mercato rischia di aprire una falla nel conto economico del Monte, costringendo l’azionista pubblico a ripianarla. Il restructuring plan concordato nel 2017 con la Ue non prevede però l’iniezione di nuovi capitali così come non contempla la possibilità che la banca possa vendere attivi a prezzi di favore. Soluzione quest’ultima che consentirebbe di ridurre la perdita. Advisor e banker coinvolti sull’operazione devono insomma inserire ancora molti pezzi nel puzzle, fermo restando che con ogni probabilità la politica giocherà un ruolo decisivo. E se non c’è dubbio che il nuovo governo goda di buone credenziali a Bruxelles, l’esito della trattativa appare tutt’altro che scontato. La palla potrebbe comunque passare presto a Margrethe Vestager, una vecchia conoscenza dei vertici di Mps che è rimasta commissario per la concorrenza nella nuova commissione europea.

LO SCENARIO

Quel che è certo è che un’operazione di questo genere renderebbe la good bank appetibile sul mercato, imprimendo un’accelerazione al processo di cessione. A questo proposito le strade possibili sono almeno tre: un’asta pubblica, una sequenza di accelerated bookbuilding (da due a quattro, secondo le prime stime), l’aggregazione con un’altra banca.

(estratto di un articolo pubblicato su Milano Finanza)

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