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Mps, ecco conti e sogni di Lovaglio

Che cosa emerge dal bilancio 2023 di Mps e che cosa ha detto il capo azienda Lovaglio in un fremito di baldanza... Fatti, parole e numeri

 

Ma davvero la banca a controllo pubblico Mps si può lanciare in acquisizioni utilizzando dunque risorse statali per allargarsi? La risposta pare proprio positiva, leggendo le parole proferite dal capo azienda del Monte dei Paschi di Siena. Ma andiamo con ordine.

CHE COSA HA DETTO LOVAGLIO SUL FUTURO DI MPS

Il 2024 sarà un anno “molto importante” per Mps. È quanto afferma l’amministratore delegato Luigi Lovaglio (nella foto) che indica che il management è conscio di avere l’opportunità di ottimizzare il capitale in eccesso per 3 miliardi “perfino cogliendo le opportunità all’interno delle partnership che già abbiamo”. Lovaglio ha risposto così ad una domanda di un analista che gli chiede sulla nuova ‘equity story’ rappresentata dalla banca che ha chiuso il bilancio con un utile inatteso superiore ai 2 miliardi. “È bello avere domande su cosa fare con tanto capitale, due anni fa certo non l’avreste fatta”.

Il top manager di Rocca Salimbeni, in risposta ad un’altra domanda, precisa che per l’utilizzo del capitale in eccesso “abbiamo varie opzioni dentro le partnership che abbiamo”, senza citare espressamente quella con Anima nel risparmio gestito e quella con Axa nella bancassurance, “e poi pronti a coglierle se si dovessero presentare sul mercato”.

LE PAROLE E GLI SCHERZETTI: SI FA DEL CABARET A SIENA?

Molte le domande degli analisti sul possibile impiego del capitale in eccesso. Ad una più diretta sul tema delle possibili aggregazioni per la banca risponde, scherzando, il cfo Andrea Maffezzoni che indica “un takeover su UniCredit”, l’ex promessa sposa che valutò a lungo nel 2021 l’acquisto di Rocca Salimbeni, poi sfumato.

COSA FARA’ IL TESORO?

Ma cosa vorrà fare il Tesoro con la sua partecipazione del 39,23% nel capitale del Monte dei Paschi? A questa domanda di un analista, che sottolineava il rendimento interessante che potrà offrire il titolo Mps alla luce del payout atteso del 50% sull’utile ante imposte nel 2024, l’amministratore delegato Luigi Lovaglio si è limitato a dire che non spetta alla banca fare commenti sulle intenzioni del governo per la partecipazione di maggioranza relativa nel capitale di Rocca Salimbeni. E mancava solo che il capo azienda di Mps desse ordini al maggiore azionista, anche se non manca l’egolatria a Lovaglio. Il numero uno di Mps ha comunque detto che il calcolo dell’analista sul rendimento atteso con la stima del payout è corretto.

CAPITOLO DIVIDENDO

Il dividendo che il Monte dei Paschi torna a pagare quest’anno non sarà ‘una tantum’ ma in futuro le cedole saranno regolari e sull’utile lordo del 2024, che sarà in linea con il risultato dello scorso anno, ci sarà un payout del 50%. Così l’amministratore delegato Luigi Lovaglio nella presentazione agli analisti dei conti del 2023 chiusi con un utile superiore ai 2 miliardi. La banca ha beneficiato di un effetto fiscale positivo che “non sarà una tantum”, ha spiegato Lovaglio considerando il ‘tesoretto’ di 2,6 miliardi di Dta che potranno trasformarsi in crediti fiscali dato che le proiezioni di base imponibile sono state riviste al rialzo rispetto a quanto prevedeva il piano industriale. “In altre parole – spiega – significa che l’impatto netto non è una tantum ma sarà replicato nei prossimi anni”.

LA MONTAGNA E LO ZAINO

Il Monte dei Paschi “ha scalato una montagna con uno zaino molto pesante”, ha poi chiosato l’amministratore delegato dell’istituto senese per descrivere con gli analisti, alla presentazione dei conti 2023, “il punto di svolta dell’istituto” grazie al lavoro, riconosce, delle competenze e dei talenti presenti in banca. Lo zaino pesante, spiega Lovaglio, era il petitum dei contenziosi che si è ridotto a 900 milioni a fine anno oltre ai 450 milioni del contenzioso Alken che ha però già avuto due sentenze positive per la banca.

I NUMERI 2023 DI MPS

Ma al di là di parole, metafore e battutine, quali sono stati i numeri di Mps l’anno scorso? Il Monte dei Paschi ha chiuso il 2023 con un utile di 2.052 milioni, polverizzando le stime di mercato con un ritorno al dividendo dopo dodici anni e in anticipo rispetto alle indicazioni del piano industriale, sottolinea l’agenzia stampa Radiocor del gruppo Il Sole 24 ore. La cedola sarà di 0,25 euro per azione per un ammontare complessivo di 315 milioni. Sul balzo dell’utile, che era stimato a 1,3 miliardi, hanno inciso i rilasci netti di accantonamenti sui fondi rischi per i contenziosi decisi dalla banca dopo le sentenze favorevoli dell’anno che hanno contribuito al risultato netto per 466 milioni. C’è anche un effetto netto positivo dalle imposte, pari a 339 milioni, con un quarto trimestre che segna quindi un record: utile netto di 1,12 miliardi.

I RICAVI DEL MONTE DEI PASCHI

Mps indica ricavi complessivi per 3.797 milioni, in aumento del 21,7% rispetto all’anno precedente grazie soprattutto a un margine di interesse che balza a 2.292 milioni, in crescita di quasi il 50% rispetto al 2022 (+49,3%). Il margine di interesse del quarto trimestre 2023 è sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente (-0,1%) con un remix di costo fra la raccolta commerciale e il costo netto dei rapporti con banche centrali. Le commissioni nette al 31 dicembre 2023, pari a 1.322 milioni, evidenziano una flessione rispetto a quelle consuntivate nell’anno precedente (-3,1%) riconducibile soprattutto ai proventi sulla gestione del risparmio (-3,7%).

I COSTI DI MPS

Gli oneri operativi pari a 1.843 milioni sono in calo (-12,6%); in crescita invece l’ammontare del quarto trimestre 2023 rispetto al trimestre precedente (+9,2%), incorporando, nelle spese per il personale (1.180 milioni), gli effetti del rinnovo del contratto. Le altre spese amministrative, ammontano a 488 milioni, in calo del 7,5 per cento. Il risultato operativo lordo del gruppo Mps, pari a 1.954 milioni è quasi raddoppiato rispetto al risultato di 1.012 milioni dell’anno precedente. Mps ha quindi contabilizzato un costo del credito a clientela pari a 440 milioni, in crescita rispetto ai 417 milioni del 2022. Il risultato operativo netto è di 1.511 milioni, più che raddoppiato rispetto ai 594 milioni del 2022 con un quarto trimestre che fa segnare 371 milioni, i calo rispetto al terzo (405 milioni). L’utile di esercizio, al lordo delle imposte, è di 1.707 milioni. Le imposte sul reddito registrano un contributo positivo pari a 345 milioni (427 milioni al 31 dicembre 2022) imputabile principalmente alla valutazione delle Dta al netto della fiscalità relativa al risultato economico dell’esercizio, che beneficia anche della accelerazione, nell’ambito dell’attuale test di probabilità basato sugli obiettivi di Piano, della ripresa di valore delle Dta da perdite fiscali conseguente all’abrogazione dell’Ace, a partire dal 2024.

Il risultato sopra i 2 miliardi, grazie anche alle voci una tantum, ha permesso al cda presieduto da Nicola Maione di proporre all’assemblea dei soci del prossimo 11 aprile il pagamento di un dividendo di 0,25 euro per azione. La proposta, si legge nella nota della banca, è conforme all’impegno sul ‘dividend ban’ imposto dalla Commissione Europea tra i vincoli legati all’aiuto pubblico concesso a Siena, in quanto i ratios patrimoniali della banca “risultano ampiamente superiori ai parametri fissati dalla Commissione stessa per consentire il pagamento di dividendi”. La cedola, se approvata dalla Bce e dall’assemblea, sarà avrà luogo con data di stacco cedola del prossimo 20 maggio.

LA RACCOLTA DIRETTA

Mps ha registrato lo scorso anno una raccolta diretta di 90,6 mld (+1,2 miliardi), i finanziamenti a clientela si sono attestati a 76,8 miliardi, in calo rispetto al 30 settembre 2023 (-1,2 miliardi) per effetto soprattutto della flessione dei mutui (-1,3 miliardi), su cui impattano le scadenze di fine anno. finanziamenti clientela deteriorati del Gruppo in termini di esposizione netta si è attestato a 1,8 miliardi, sostanzialmente in linea sia con i livelli registrati al 30 settembre 2023 (pari a 1,8 miliardi) sia con il valore del 31 dicembre 2022 (pari a 1,7 miliardi). Al 31 dicembre 2023 la percentuale di copertura dei crediti deteriorati si è attestata al 49,1 per cento. il patrimonio netto del Gruppo e di pertinenza di terzi risulta pari a 10,0 miliardi in aumento di 1,2 miliardi rispetto al 30 settembre 2023, principalmente per effetto del risultato positivo registrato nel trimestre.

I coefficienti patrimoniali, al 31 dicembre 2023 il Cet1 fully loaded si è attestato a 18,1% (rispetto al 15,6% del 31 dicembre 2022 inclusivo degli utili di periodo) e il Total Capital ratio è risultato pari a 21,6% (rispetto al 19,5% del 31 dicembre 2022).

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