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Mps, cosa succederà ai dipendenti del Monte

Fatti, numeri e scenari sul Monte dei Paschi di Siena (Mps). L'articolo di Emanuela Rossi

Dipendenti Mps: assecondate le richieste dei lavoratori: usciranno tutti i 4.125 che hanno presentato domanda di esodo.

Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA HANNO ANNUNCIATO I SINDACATI SUI DIPENDENTI MPS

“L’amministratore delegato ha espresso un orientamento positivo in ordine alle istanze sindacali, fermo restando il completamento del processo legato all’aumento di capitale e le decisioni che a riguardo saranno assunte dal Cda, unitamente alla definizione del piano gestionale di sostituzione dei colleghi legato alla riorganizzazione aziendale”. Così in una nota stampa le sigle sindacali di Mps al termine dell’incontro odierno con l’ad della banca senese Luigi Lovaglio sul fondo esuberi previsto dal piano industriale e al quale hanno aderito 4125 dipendenti anzichè i 3500 previsti dal piano stesso. “Al termine della riunione l’azienda ha comunicato la volontà di avviare intanto il processo di regolarizzazione amministrativa nei confronti di tutti i colleghi proponenti domanda” evidenziano Fabi, Fisac Cgil, First Cisl, Unisin e Uilca che nelle scorse settimane “hanno più volte sollecitato la controparte all’accoglimento integrale delle domande pervenute, in attesa della ufficializzazione della relativa posizione aziendale”.

IL PUNTO SU MPS: NON SOLO DIPENDENTI

In casa Montepaschi è finita la prima settimana di ricapitalizzazione, la settima in 14 anni per l’antica banca toscana. L’operazione da 2,5 miliardi, fondamentale per realizzare il piano industriale 2022-2026 messo a punto dall’amministratore delegato, Luigi Lovaglio, e varato a fine giugno dal board dell’istituto di credito, è iniziata con un’altalena in Borsa per il titolo che venerdì ha chiuso le contrattazioni poco sotto la soglia dei 2 euro, sotto la quale non è conveniente comprare le azioni Mps.

 L’ANDAMENTO IN BORSA DI MPS

 Come comunicato venerdì a chiusura di seduta, le azioni di Mps lunedì sono state trattate inizialmente con un prezzo di riferimento di 2,063 euro, per effetto dello scorporo del diritto di opzione, che viene negoziato separatamente. Il prezzo di partenza del diritto, che consente di sottoscrivere 374 nuovi titoli ogni tre posseduti, era stato fissato in 7,837 euro.

All’avvio i diritti e il titolo non riuscivano a fare prezzo, in seguito il titolo è stato scambiato ma a metà mattina è stato sospeso per eccesso di volatilità con un rialzo teorico che superava il 16%. Stesso copione per i diritti dopo un calo teorico del 36%.

Un andamento altalenante che è andato avanti per tutte le cinque sedute della settimana, conclusasi con le azioni poco sotto la soglia dei 2 euro, al di sotto della quale non è conveniente comprare le azioni dell’aumento di capitale: il titolo ha terminato in calo dello 0,95% a 1,99 euro, i diritti in calo del 18% a 0,84 euro. Rispetto al prezzo prerettifica di venerdì 14 ottobre, il Monte ha dunque perso circa il 71,5% tra azione e diritti. 

L’AZIONISTA LOVAGLIO IN MPS

Nel frattempo Montepaschi annovera un nuovo piccolo azionista ed è lo stesso amministratore delegato che aveva dato vita a un piccolo roadshow per trovare investitori. Anche Lovaglio ha insomma deciso di investire nell’aumento di capitale della banca – che terminerà il 3 novembre – comprando oltre 100mila azioni come emerge da una comunicazione di internal dealing. In dettaglio il manager ha acquistato 100.980 azioni, al prezzo di 2 euro fissato per la ricapitalizzazione, pagando dunque 201.960 euro. Radiocor ricorda che Lovaglio, come i suoi ultimi due predecessori alla guida di Mps, ha una retribuzione annua per la carica di direttore generale e amministratore delegato, “congelata” a causa dell’aiuto di Stato percepito da Siena, di poco superiore ai 466 mila euro lordi cui non si può aggiungere una remunerazione variabile.

L’ALLARME DEI SINDACATI PER LE RICHIESTE DI ESODO

Nella prima settimana di ricapitalizzazione intanto i sindacati del settore del credito portano l’attenzione sulle molte richieste di esodo da parte dei lavoratori del gruppo. Le domande di prepensionamento giunte a Rocca Salimbeni sono state infatti 4.125, ben più delle 3.500 previste nel piano industriale 2022-2026 e regolate dall’accordo sindacale del 4 agosto scorso. L’accordo, come rilevato dalla stessa Montepaschi, consente ai lavoratori di beneficiare delle prestazioni del Fondo fino a 7 anni di anticipo rispetto alla maturazione della pensione, garantendo un trattamento economico stabile.

Per vederci chiaro sulla situazione il Coordinamento sindacale unitario composto da Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Unisin Confsal ha chiesto un incontro urgente: “Non sfugge a nessuno – si legge in una nota congiunta – la complessità di questi giorni in cui si definisce l’aumento di capitale che servirà anche a finanziare il Fondo di Solidarietà e gettare le basi per la continuità operativa solida e duratura che tutti auspichiamo. Ci vediamo costretti a richiamare l’attenzione dell’Azienda sulla perdurante indeterminatezza sul numero dei futuri esodi”.

Secondo le organizzazioni sindacali “è necessario che a soli 40 giorni dal termine di uscita, l’Azienda faccia le valutazioni del caso e finalmente si esprima sulla possibilità di accogliere tutte le domande per consentire ai colleghi interessati di superare l’incertezza sul possibile, imminente e radicale cambiamento di vita. Confidiamo che la volontà di sciogliere questo nodo andando incontro alle legittime aspettative dei colleghi aderenti al fondo, coniugato alla necessità altrettanto impellente di fare luce sulla sostenibilità organizzativa e funzionale della banca post esodo, sia una esigenza sentita non solo dalle Organizzazioni Sindacali, ma anche dall’Azienda”.

L’ESITO DELL’INCONTRO

Come è andato l’incontro che era stato richeisto? “L’amministratore delegato ha espresso un orientamento positivo in ordine alle istanze sindacali, fermo restando il completamento del processo legato all’aumento di capitale e le decisioni che a riguardo saranno assunte dal Cda, unitamente alla definizione del piano gestionale di sostituzione dei colleghi legato alla riorganizzazione aziendale”. Così in una nota stampa le sigle sindacali di Mps al termine dell’incontro odierno con l’ad della banca senese Luigi Lovaglio sul fondo esuberi previsto dal piano industriale e al quale hanno aderito 4125 dipendenti anzichè i 3500 previsti dal piano stesso. “Al termine della riunione l’azienda ha comunicato la volontà di avviare intanto il processo di regolarizzazione amministrativa nei confronti di tutti i colleghi proponenti domanda” evidenziano Fabi, Fisac Cgil, First Cisl, Unisin e Uilca che nelle scorse settimane “hanno più volte sollecitato la controparte all’accoglimento integrale delle domande pervenute, in attesa della ufficializzazione della relativa posizione aziendale”.

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