Mps: Bastianini out, Lovaglio in.
Il consiglio d’amministrazione di Mps, in programma lunedì prossimo per approvare i conti del 2021 e per “una verifica di Corporate Governance riguardante la figura dell’amministratore delegato”, ha deliberato all’unanimità di ritirare le deleghe all’amministratore delegato, Guido Bastianini.
A far precipitare la situazione sarebbe stata la richiesta di dimissioni arrivata al manager – che nel 2020 era subentrato a Marco Morelli – direttamente dal direttore generale del Mef, Alessandro Rivera, che a novembre smentì l’ipotesi nel corso di un’audizione in Parlamento. Le indiscrezioni che si rincorrono da giorni individuano le cause dell’avvicendamento nella inadeguatezza di Bastianini a gestire il board che entro l’anno dovrà varare un aumento di capitale da 2,5 miliardi, passo necessario alla successiva uscita dello Stato dall’azionariato, prorogata a novembre dopo lo stop delle trattative con Unicredit.
Va ricordato che nei primi nove mesi del 2021 – dunque sotto la guida del banchiere voluto in particolare dal Movimento Cinque Stelle – Mps ha realizzato 388 milioni di utile ed è riuscita ad azzerare un deficit patrimoniale prospettico di 1,5 miliardi poco più di un anno fa.
Intanto i sindacati di categoria hanno chiesto “un’assunzione di responsabilità da parte dello Stato azionista e chiarezza e certezze sul futuro del gruppo Mps e dei suoi lavoratori”. E se per il governatore della Toscana, Eugenio Giani (Pd), il cambio sarebbe “inappropriato”, per il sindaco di Siena, Luigi De Mossi, “più dei nomi conta il futuro del Monte dei Paschi e in particolare la tutela dei livelli occupazionali”.
IL CDA DI LUNEDÌ E IL FUTURO DEL MONTE
Quello di lunedì 7 febbraio è stato un cda particolarmente caldo perché sono state molte e “di peso” le questioni che si snodano lungo il cammino della banca senese. All’orizzonte, infatti, si staglia la nuova intesa con Bruxelles che però – secondo Il Sole 24 Ore – avrebbe tre ostacoli sul suo cammino: il peso dei costi sulle entrate, le ricadute occupazionali degli obiettivi indicati dalla Commissione Ue, la revisione del modello di business con il ripensamento del perimetro. Per quanto riguarda il primo punto, il nodo è il cost/income ratio che, nei due piani strategici approvati sotto la guida dell’attuale ad, rimane sopra i livelli chiesti dalla commissione ovvero 51% già dal 2021. Sul fronte occupazionale, invece, si è passati dall’ipotesi di 2.500 esuberi a 4.000 mila. Peraltro, nota il quotidiano confindustriale, “gli esuberi ‘volontari’, classici del settore creditizio, vanno finanziati. E il conto potrebbe superare il miliardo di costi di ristrutturazione calcolato fin qui”.
Le due questioni, poi, “pesano anche sulla costruzione dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi che dipende anche dalla ridefinizione del modello operativo della banca più antica (e oggi più travagliata) del mondo”. Un tema che sarebbe sul tavolo già da mesi.
Intanto venerdì Montepaschi ha smentito la convocazione di un cda straordinario, in giornata, per la scelta del successore di Bastianini come scritto dal Messaggero. Secondo quanto riferito dall’Ansa, “la situazione è comunque fluida e non si possono escludere accelerazioni nel weekend anche se al momento Bastianini non sembrerebbe disposto a farsi da parte”.
LA RIUNIONE DEL COLLEGIO SINDACALE
È sicuro invece che venerdì si è svolta una riunione dei sindaci di Mps dietro richiesta della Consob che – come riferito dall’Ansa – avrebbe acceso un faro su Siena. Negli ultimi giorni, infatti, sarebbero emersi dubbi sulle poste one-off, e il collegio ha voluto vederci chiaro in vista del board di lunedì. Sempre secondo l’agenzia di stampa, i sostenitori di Bastianini vedono nella riunione del collegio sindacale un tentativo di indebolirlo. Tentativo che, a questo punto, non servirebbe neppure.
CHI SUCCEDERÀ A BASTIANINI?
La sfiducia a Bastianini, a meno di due anni dalla sua nomina, voluta dal M5S, apre la strada alla nomina ad amministratore delegato di Luigi Lovaglio, banchiere di lungo corso con una carriera tutta interna a Unicredit, di cui ha guidato la controllata polacca Bank Pekao, per poi approdare alla testa del Creval, di cui ha curato con successo aumento di capitale e ristrutturazione fino all’Opa del credit Agricole. Lovaglio dovrebbe essere cooptato in Cda e, successivamente, ricevere le deleghe di ad. L’uscita di Bastianini dovrebbe essere stata motivata con il venir meno del rapporto fiduciario con il consiglio di amministrazione. La sfiducia arriva dopo che il Tesoro, in un incontro tenutosi una decina di giorni fa con il direttore generale, Alessandro Rivera, aveva chiesto a Bastianini, mai in sintonia con il Mef, di fare un passo indietro assecondando un cambio di strategia della banca, che quest’anno dovrà ricorrere al mercato per chiedere altri 2,5 miliardi di euro e che sta negoziando con la Ue l’approvazione del suo piano industriale mentre il governo sta chiedendo una proroga del termine per l’uscita dal capitale. All’esame del cda di Mps ci sono anche i conti dell’esercizio 2021, che gli analisti si attendono in utile per 270 milioni di euro circa.
LA POSIZIONE DELLA COMMISSIONE UE
Intanto si è fatta sentire anche la Commissione europea, che secondo alcuni giornali sarebbe favorevole all’uscita dell’ad. Per Il Messaggero, addirittura, sarebbe stata Bruxelles a chiedere la defenestrazione di Bastianini in quanto non “affidabile” e “inadatto a guidare la nuova fase” del Monte.
Per allontanare da sé le voci di un suo coinvolgimento, la Commissione ha voluto far sapere – tramite la portavoce Arianna Podestà – che “sta seguendo da vicino gli sviluppi” delle vicende senesi, che “è in stretto contatto con le autorità italiane” ma che “non ha alcun commento” da fare sui rumors giornalistici. Podestà ha anche ricordato che l’Antitrust europeo nel 2017 ha accettato un piano “che prevede la ristrutturazione e determinati impegni” del gruppo bancario e “come sempre, sta allo Stato membro rispettare gli impegni e proporre modi per come rispettarli. Sta all’Italia decidere e proporre modi per uscire dal capitale di Mps, tenendo conto della decisione del 2017”. conclude.
Ma secondo Radiocor la presunta richiesta di discontinuita’ da parte della Dg Comp della Commissione Ue per la conferma dell’aiuto di Stato, sarebbe priva di fondamento.
LE INCURSIONI DELLA POLITICA
A “difendere” Bastianini ci ha pensato la politica, in particolare il Movimento Cinque Stelle – cui si deve la nomina – che ha messo in guardia dal creare instabilità per la banca. “I recenti rumors sulla posizione dell’amministratore delegato non sono segnali positivi e per il rilancio della banca e per gli stessi azionisti” ha detto Carla Ruocco, presidente pentastellata della Commissione parlamentare di vigilanza sul sistema bancario, in un’intervista a Formiche.net, mentre Daniele Pesco, componente della stessa Commissione e presidente della commissione Bilancio del Senato, ha chiesto “al Tesoro di chiarire nuovamente la situazione, per evitare di alimentare segnali e aspettative ambigue: se la gestione della banca è stata profittevole non si comprenderebbe la ragione di un eventuale avvicendamento al vertice”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il leader del Carroccio, Matteo Salvini: “La politica non può mettere in discussione l’ad di Mps, Bastianini, che ha ottenuto i migliori risultati degli ultimi anni. Il ministro Franco chiarisca: davvero è in discussione un manager che ha dimostrato che Mps può camminare?”. Si spinge oltre Stefano Fassina (LeU) per cui “il dott. Bastianini ha svolto e sta svolgendo un lavoro eccellente, come documentato dai risultati acquisiti e dalle previsioni di bilancio. Il Ministro dell’Economia – ha detto il deputato – deve venire a fare un’informativa urgente alle Commissioni parlamentari competenti e motivare le iniziative che intende prendere”.