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Aumento Capitale Mps

Mps, Bastianini, il Mef e l’asilo Mariuccia

Perché Bastianini è stato silurato in Mps? Fatti, commenti, ricostruzioni e analisi

 

Ci sono aspetti da asilo Mariuccia nella defenestrazione di Bastianini dalla guida di Mps ordinata dall’azionista di controllo del Monte, ossia il ministero dell’Economia.

Ma vediamo in dettagli le ultime novità su Mps.

COME VA MPS IN BORSA

Martedì 8 febbraio brilla a Piazza Affari Banca Mps (+5% a 0,98 euro) dopo i conti 2021, che registrano l’utile netto piu’ alto dal 2015 e l’avvicendamento al vertice con la nomina del nuovo ad Luigi Lovaglio.

COSA E’ SUCCESSO IN MPS

Dopo Fabrizio Viola, Marco Morelli e Bastianini, Lovaglio è il quarto ceo che si insedia a Siena in dieci anni. Dieci anni di interventi straordinari e 23,5 miliardi di perdite, nonostante i quali la banca non è riuscita a risollevarsi.

I NUMERI 2021 DI MPS

I dati nel 2021 approvati proprio ieri evidenziano che nel corso del 2021 Mps ha aumentato i ricavi a 2,98 miliardi di euro, in crescita dell’1,3% sull’anno precedente, grazie a una spinta delle commissioni (+3,8%) che ha compensato il calo del margine di interesse (-5,4%), mentre gli oneri operativi sono scesi del 3,6%, a 2,1 miliardi. Il 2021 si è chiuso così con un utile netto pari a 310 milioni, il miglior risultato registrato dal 2015. Ma il quarto trimestre ha evidenziato una perdita di 78,6 milioni di euro, complice un costo del rischio di 222 milioni, a fronte di 4,1 miliardi di deteriorati. Anche da qui dovrà ripartire il nuovo Ceo Lovaglio, il 66enne banchiere già a capo di Pekao, la banca polacca ex gruppo Unicredit, e poi di Creval, che ha ristrutturato e guidato fino all’Opa dei francese Crèdit Agricole.

IL DETTAGLIO SUI DATI 2021 DI MPS

Nel dettaglio, l’istituto senese ha archiviato l’ultimo esercizio con un milione utile netto di 310 dopo aver registrato un rosso di 79 milioni l’ultimo trimestre dell’anno. Realizzato anche un risultato operativo netto di 629 milioni. In crescita i ricavi grazie ad una migliore dinamica delle commissioni. Mps ha inoltre registrato una redditività (Rote) del 5,3% nonostante l’impatto negativo per gli oneri di sistema pari a circa 3 punti percentuali. Lo stock dei deteriorati è stabile a 4 miliardi. E’ stato inoltre evidenziato un possibile shortfall di 150 milioni a fine 2022.

IL GIUDIZIO DEGLI ANALISTI

Qual è il giudizio degli analisti su questi numeri? L’andamento dei ricavi nel quarto trimestre e’ stato leggermente superiore alle attese, sottolinea Equita, i costi (519 milioni contro i 535 milioni attesi) supera in misura inferiore alle attese (+1% contro +4% atteso), mentre il costi/ricavi ancora ascensore (72%). La principale sorpresa negativa – aggiunge il broker – rispetto alle nostre attese e’ legato ad un maggiore costo del rischio che include un incremento delle disposizioni a causa della riclassificazione a Npe di moratorie scadute (3,7% del totale). Equita conclude sottolineando che “le indicazioni al momento sono confermate in attesa delle indicazioni da parte del nuovo Ceo e delle interlocuzioni con la Bce”: “rimaniamo quindi cauti sulla banca considerata l’elevata incertezza in vista della revisione del piano e della dimensione dell’aumento di capitale”. Il giudizio e’ tenuto con target price a 1,2 euro. Sostanzialmente in linea Mediobanca che ha rating neutral e prezzo obiettivo a 1,1 euro.

IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE

Ha commentato il Sole 24 Ore: “A guardare i dati, l’entusiasmo sui risultati raggiunti dal Monte fin qui non è scarso solo nelle stanze del Tesoro. In un anno che in Borsa ha visto le banche guadagnare il 39% (Ftse Banks), il Monte ha lasciato sul terreno poco meno del 20%; in una dinamica che ha ripreso un po’ di vigore solo nelle ultime due settimane (+7%), mentre si intensificavano le voci su un cambio di rotta”.

L’ANALISI DEL CORRIERE DELLA SERA

“Chi ha analizzato i conti in controluce evidenzia la frenata dei risultati nel quarto trimestre, un mancato raggiungimento delle stime e il livello dei costi ancora troppo alto (al 70,7% dei ricavi). È la spiegazione in numeri della rottura di un rapporto di fiducia che ha portato il Tesoro a insediare un banchiere diverso, che possa presentare alla DgComp e alla Bce un piano di ristrutturazione che sia credibile e ambizioso e che possa dare al mercato garanzie di capacità di esecuzione”, ha commentato il Corriere della sera: “Il patrimonio è migliorato: il buco annunciato un anno fa di 1,5 miliardi a fine 2021 è stato colmato ma problemi non sono stati superati: a fine 2022 la stima è di una carenza di 150 milioni, che salirà a 500 milioni nel primo trimestre 2023 anche per alcune modifiche regolamentari di bilancio. Ma c’è un altro «temporaneo» shortfall che emerge dalla nota del bilancio su un parametro importante, il «Mrel» (cioè le passività soggette al bail-in per assorbire le perdite in caso di dissesto). Per questo motivo da gennaio il Single Resolution Board chiede un report mensile di monitoraggio. La strada di Mps è stretta perché l’Europa potrebbe volere tagli drastici: si parla di almeno 4 mila esuberi su 21 mila dipendenti. Anche l’aumento di capitale, oggi indicato in 2,5 miliardi, potrebbe essere più alto. L’aumento potrebbe partire nel secondo o nel terzo trimestre, in base ai tempi dell’ok Ue”.

LE INDISCREZIONI DI REPUBBLICA

Il quotidiano Repubblica fornisce una ricostruzione basata su sentimenti e risentimenti per la sostituzione di Bastianini. Un’analisi basata su ragioni quasi psicologiche, secondo la versione del Tesoro che emerge chiaramente dall’articolo del quotidiano diretto da Maurizio Molinari: “II casus belli che ha portato al divorzio di ieri è stato l’incontro di fine gennaio tra l’alto dirigente e i vertici del Tesoro, tra cui il direttore generale Alessandro Rivera e il capo di gabinetto Giuseppe Chinè. Alla richiesta di fare un passo indietro, Bastianini rispose che voleva prendersi qualche ora per rifletterci salvo poi, secondo fonti attendibili, inabissarsi e non rispondere più alle chiamate del suo azionista di riferimento. Problemi di comunicazione, appunto. Una politica del silenzio, quella dell’ad, che ha esacerbato tensioni già esistenti sia sul fronte personale sia su quello strategico. Sul fronte personale, in ambienti ministeriali si rimprovera al manager maremmano un’eccessiva rilassatezza che, a detta dei suoi detrattori, si è spesso trasformata in inerzia. Una mancanza d’energia propositiva che è parsa evidente anche agli importantissimi interlocutori europei di Mps. Chi ha partecipato alle riunioni tra i vertici dell’istituto senese e i rappresentanti dell’Unione Europea, che devono giudicare il piano industriale della banca, racconta di un ad che diceva poco o nulla, costringendo proprio gli emissari del Mef a riempire il vuoto. L’insoddisfazione ministeriale viene anche dal giudizio che il progresso, finanziario e industriale, di Mps nei quasi due anni di regno di Bastianini non sia stato sufficiente. Certo non sufficiente ad essere approvato da Bruxelles o a servire come piattaforma di lancio per un aumento di capitale ormai necessario. Rimane il dubbio che Bastianini abbia sottovalutato la portata dell’insoddisfazione nei suoi confronti o che abbia pensato che i “tecnici” del ministero non avessero la copertura politica per farlo saltare”.

L’EDITORIALE DEL FOGLIO

Il Foglio sposta l’attenzione sulla strategia (poco chiara del ministero dell’Economia): “Il modesto utile 2021 si confronta con una perdita di 1,69 miliardi nel 2020 e di 1,03 nel 2019. Il pareggio dei conti è una chimera, e  il Tesoro che ha già versato a Mps 6,9 miliardi se ne vede ora chiedere altri 2,5. Un’Alitalia bancaria. Però proprio per elargire altri fondi il governo tratta con Bruxelles la discontinuità di gestione. Ma come per Alitalia il problema non è di manager – i nuovi dovranno comunque fare tagli al personale, del resto annunciati anche dall’ex ad – ma di strategia. Ha senso una banca dal blasone antico ma piccola e isolata nel mondo finanziario, con sportelli e dipendenti dappertutto e senza missione definita? Che grava quasi interamente sui contribuenti? E che a ogni passaggio politico presenta il conto? Se il Mef vuole venderla, lo faccia, ne ha il diritto e forse il dovere. Il resto è solo l’ennesimo, inutile e costoso rattoppo”.

IL TWEET DI SILEONI (FABI)

“Guido Bastianini è stato trattato come un eversivo. Ha due soli difetti: è una persona per bene ed è professionalmente capace. Confido nel buon senso e nelle indubbie capacità del Mef, primo azionista di #Mps, per risolvere una difficile situazione che riguarda 20.000 dipendenti, le loro famiglie e più di 4 milioni di clienti. Noi faremo, responsabilmente, come sempre la nostra parte”, ha scritto su Twitter il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

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