Ieri i titoli bancari hanno festeggiato in Borsa le correzioni in arrivo del governo sulla norma sui cosiddetti extraprofitti degli istituti di credito.
Ecco le novità che saranno contenute nella norma modificata dal prossimo consiglio dei ministri in programma il 28 settembre, le reazioni in Borsa, il report degli analisti e i commenti degli addetti ai lavori.
CHE COSA È SUCCESSO IERI AI TITOLI DELLE BANCHE IN BORSA
Ieri, in un listino cedente, con l’Euro Stoxx bancario sotto dello 0,60%, Banco Bpm è salita del 2%, Mps +0,87%, Fineco +0,73%, Mediobanca +0,45%, Banca Mediolanum +0,17%. È questa in pochi numeri la reazioni di Piazza Affari alle modifiche che il governo ha in cantiere sulla controversa imposta sui cosiddetti extraprofitti delle banche che nella prima versione ha fatto storcere non poco il naso ai vertici degli istituti di credito (sia per il metodo, visto che l’Abi non è stata coinvolta né i vertici di Intesa Sanpaolo, che pure non si erano detto pregiudizialmente contrari; sia sul merito della norma non ben delineata secondo quasi tutti gli addetti ai lavori).
Inoltre, l’effetto negativo del tributo su Mediolanum (guidata da Massimo Doris, nella foto) ha provocato strepitanti malumori in Forza Italia visto il legame azionario del gruppo Berlusconi con la banca fondata da Ennio Doris.
ECCO LE NOVITÀ SULL’IMPOSTA SUGLI EXTRAPROFITTI
Le banche potranno scegliere se versare il ’contributo’ nelle casse dello Stato o dirottarlo sul rafforzamento del proprio capitale. È una delle principali novità introdotte dalla bozza di emendamento presentato dal governo al dl asset, a pochi giorni dall’arrivo della Nadef – previsto in Cdm il 28 settembre – che traccerà la strada verso la manovra 2024.
Tra le modifiche più rilevanti – secondo la ricostruzione del Sole 24 ore – spicca l’alternativa, per gli istituti di credito, al versamento dell’imposta, con la possibilità di “destinare, in sede di approvazione del bilancio relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024, a riserva non distribuibile a tal fine individuata, un importo pari a due volte e mezza l’imposta”.
Nella bozza viene modificato anche il tetto massimo dell’imposta, che passa dallo 0,1% del totale dell’attivo allo “0,26% dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio su base individuale”, escludendo così i titoli di Stato.
Ha commentato Repubblica: “La principale novità degli emendamenti, aggiunti dal governo al decreto Asset da rendere legge per l’8 ottobre, è il nuovo calcolo del tetto massimo, prima posto allo 0,1% degli attivi 2022, mentre ora sarà lo 0,26% degli ‘attivi ponderati di rischio’. La ponderazione è la quota di capitale allocato a fronte delle varie attività, in percentuale maggiore per impieghi come credito e partecipazioni, mentre è zero sui titoli di Stato. Così il governo non si fa male da solo, visto che le banche patrie hanno 400 miliardi in Btp”.
Si allargano poi le maglie dei beneficiari del gettito dalla tassa: al fondo per la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese si aggiunge infatti il rifinanziamento del fondo di garanzia presso il Mediocredito Centrale per le piccole e medie imprese.
Alle banche è inoltre «fatto divieto – si legge nell’emendamento – di traslare gli oneri del prelievo sui costi dei servizi» erogati a imprese e famiglie. Sulla nuova clausola vigilerà l’Antitrust.
ECCO L’IMPATTO DELLE MODIFICHE SU MPS, ICCREA, CREDEM, FINECO E NON SOLO
L’impatto sulle banche quotate della tassa sugli extraprofitti, dopo le modifiche contenute nell’emendamento condiviso dalla maggioranza, scenderebbe da 2,1 a 1,8 miliardi di euro. È quanto calcola Equita secondo cui l’impatto medio sugli utili 2023 scenderà dal 9% all’8%.
“Riteniamo – spiega Equita, in un lancio Ansa – che la maggior parte degli istituti sotto nostra copertura opterà per il pagamento della tassa, alla luce di un impatto gestibile e al fine di mantenere maggiore flessibilità sulla politica di remunerazione. Da questo punto di vista, in ottica relativa, i maggiori beneficiari dalla nuova definizione dell`imposta sono banca Monte Paschi e Iccrea che, non prevedendo in ogni caso di distribuire dividendi quest`anno, ragionevolmente porteranno l`utile generato a riserva e non saranno soggetti alla tassazione straordinaria (impatto atteso pre emendamento per 120 milioni e 166 milioni rispettivamente).
Nella nota, Equita sottolinea come “l`impatto dalla nuova definizione della tassa è minore anche per i soggetti caratterizzati da un business model maggiormente capital light e conseguentemente con una minore Rwa density (Fineco e Banca Generali tra gli asset gatherers e Credem tra le banche tradizionali). Equita ricorda come l’emendamento della tassa sugli extraprofitti è stato finalizzato sia per venire incontro alle richieste Bce, che aveva evidenziato il rischio di indebolimento della posizione di capitale delle banche, sia per far fronte alla pressione di alcuni esponenti della maggioranza che avevano richiesto l’esclusione dei Titoli di Stato dal calcolo dell`imposta e un impatto meno gravoso per le banche di minori dimensioni (le Bcc, non distribuendo dividendi, non saranno infatti ragionevolmente impattate dalla tassa). Non è invece prevista la deducibilità dell`imposta”.
LE STIME DI DEUTSCHE BANK E IL CASO MEDIOLANUM
Deutsche Bank stima per le 12 banche quotate 1,67 miliardi di tassa, se tutte intendessero pagarla anziché capitalizzare gli utili; ed è il 33% meno delle stime iniziali dell’ufficio studi tedesco.
Deutsche Bank specifica che la somma riguarda solo l’universo quotato (il 75% del mercato), e altri 3-400 milioni potrebbero arrivare dalle banche minori, non quotate e che, anche avendo patrimoni meno solidi, sarebbero più tentate di accantonare gli utili, riporta il quotidiano Repubblica: “I più favoriti dalla revisione della tassa (hanno abbastanza titoli di Stato ma non erogano credito), sono i gestori del risparmio, che vedono ridursi del 58% l’esborso stimato. Banca Mediolanum, di cui Fininvest è secondo socio col 30,12%%, vedrebbe calare l’obolo a 30 milioni, il 64% in meno stima Deutsche Bank, il 79% in meno per Ubs”.
IL COMMENTO DI DE MATTIA (EX BANKITALIA)
“La revisione sostanziale delle norme riguardanti la tassa sui cosiddetti ‘extraprofitti’ delle banche, annunciata dal Governo, è positiva e si colloca nella giusta direzione del corretto rapporto tra i poteri pubblici e queste ultime”, ha scritto oggi sul quotidiano il Messaggero l’editorialista Angelo De Mattia, già ai vertici di Banca d’Italia con l’ex governatore Antonio Fazio: “Tutto sommato, si potrebbe dire “ex malo bonum”: partendo da un testo che aveva suscitato critiche e divisioni si è avuta la capacità di formulare una proposta nel complesso aggregante che, innanzitutto, con il riferimento al tetto dell’imposta dello 0,26 per cento all’attivo medio ponderato per il rischio dovrebbe di fatto fugare il pericolo di una nuova tassa concernente il rendimento dei titoli pubblici che sono privi di rischio. E ciò proprio in una fase in cui si ha estremo bisogno di una agevole raccolta di risparmio da parte del Tesoro”. “Ma non meno rilevante è l’opzione che si introduce – in alternativa alla sottoposizione a tassazione – della destinazione di un importo pari a due volte e mezza il valore dell’imposta a una specifica riserva per l’irrobustimento in tal modo del patrimonio degli istituti”.
Potranno prevedersi ulteriori specifiche destinazioni? “È da verificare – secondo De Mattia – Si crea un nuovo modello “tassa o rafforza il patrimonio” con la possibilità in quest’ultimo caso di accrescere l’erogazione dei prestiti? Non è detto, ma la soluzione trovata è anche un bilanciamento per non smentire la via della tassazione prima imboccata, da un lato, e, dall’altro, per tener conto delle osservazioni della Bce e dell’Abi, con quest’ultima che si è espressa solo in sede parlamentare. Resta il principio con le connesse apprezzabili finalità sociali che ha animato, all’origine, l’intervento normativo, ma lo si riconsidera sotto i diversi profili anche costituzionali e di fatto si esclude che sul gettito di una tassa della specie, che deve essere “una tantum”, si possa confidare per misure stabili di finanza pubblica. Si prevede poi che i costi dell’operazione, in particolare la tassazione, non potranno essere traslati sulla clientela delle banche e su questo divieto vigilerà l’Antitrust.