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Russia Economia

Il Mir russo è destinato a crollare?

Sempre più paesi si ritirano dal Mir, l'alternativa della Russia ai circuiti di pagamento occidentali. Ecco perché. L'articolo di Marco Orioles.

Le cose si mettono male per Mir, l’alternativa russa ai circuiti Visa e MasterCard, su cui Putin aveva fatto affidamento per continuare a far accettare il rublo all’estero nonostante le sanzioni occidentali.

Dopo il passo indietro della Turchia sono arrivati anche quelli delle principali banche di Armenia, Egitto, Kazakistan, Tagikistan, Uzbekistan e Vietnam, che hanno annunciato la sospensione delle transazioni o di non essere più interessate ad un accordo.

Il monito degli Usa

La decisione delle banche è arrivata dopo che il Tesoro Usa le aveva ammonite del rischio di incorrere nelle sanzioni secondarie.

Anche se il National Payment Card System della Russia (NSPK), si legge in una nota del Tesoro Usa, “non è un’entità bloccata (dalla regolazione delle sanzioni), NSPK e Mir conducono transazioni per banche russe sotto sanzioni e possono essere usate per condurre transazioni che coinvolgono altri soggetti o attività sanzionate”.

Pertanto, conclude il Dipartimento, “istituzioni finanziarie non americane che stringono accordi con NSPK rischiano di supportare gli sforzi della Russia per evadere le sanzioni Usa”.

I Paesi che usano Mir

Per le circa 116 milioni di carte di credito del circuito Mir le opzioni si sono così ridotte drasticamente. Ad accettare i pagamenti con queste carte sono rimasti solo Bielorussia, Kirgizistan, Corea del Sud, e i territori separatisti di Abkhazia e Ossezia del Sud in Georgia.

A prendere ancora in considerazione l’impiego di Mir per il prossimo futuro sono rimasti in pochissimi: Cuba, l’Iran, Malesia, Nicaragua, Nigeria e Tailandia.

Il passo indietro dell’Egitto

Ancora il mese scorso in Egitto tutto sembrava pronto per l’adozione del Mir.

Come riferisce l’Egypt Independent, il capo della Commissione pianificazione e budget della Camera dei Rappresentanti egiziana, Fakhry al-Feki, dichiarava a settembre che l’Egitto contava di collegare il circuito Meeza con Mir entro la fine dell’anno.

Parlando con l’emittente russa RT, Feki spiegava, riferisce ancora l’Egypt Independent, che il collegamento tra i due circuiti avrebbe agevolato le transazioni in rubli con particolare riguardo al pagamento dei cereali russi e alla rivitalizzazione del turismo russo in Egitto.

Vale la pena ricordare che l’Egitto è tra le prime cinque destinazioni dei turisti russi e che grazie al turismo il Paese dispone di ingenti riserve in valuta estera. Nel 2021 le entrate per questo settore sono state pari a 13 miliardi di dollari.

Adesso però, rivela una fonte bancaria ad Al Monitor, l’Egitto avrebbe accantonato definitivamente il progetto di introdurre il sistema Mir nei suoi resort e hotel.

Il timore è sempre lo stesso: finire nelle maglie delle sanzioni Usa. Come ha dichiarato ad Al-Monitor una fonte della National Bank of Egypt, “le sanzioni imposte alla Russia dagli Usa e dagli alleati europei hanno costretto i decisori egiziani a togliere il proprio appoggio al sistema Mir”.

Ma l’Egitto avrebbe anche un’altra preoccupazione: sta negoziando un prestito con l’Fmi per sostenere la propria economia piagata da una seria carenza di valuta estera. Non è dunque questo il momento di inimicarsi gli Usa che detengono il 16% dei voti presso l’Fmi.

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