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Microsoft sconfessa la religione woke e licenzia il team inclusione e uguaglianza

Già Meta e Google ci avevano dato un taglio l'anno scorso, poi era stata la volta di Zoom e ora anche Microsoft sfoltisce il numero di dipendenti e lo fa eliminando il team inclusione e uguaglianza, nato in molte grandi aziende statunitensi sull'onda delle proteste per l'omicidio di George Floyd nel 2020. Fatti e approfondimenti

 

Era il 25 maggio 2020 quando un agente di polizia a Minneapolis aveva ucciso l’afroamericano George Floyd. Da lì erano seguite manifestazioni in tutti gli Stati Uniti, oltre che la nascita del movimento Black Lives Matter, e le grandi aziende per mostrare il loro impegno nei diritti civili avevano aperto reparti per promuovere l’inclusione e l’uguaglianza.

Ora, però, a distanza di quattro anni, tra le preoccupazioni economiche e la comparsa dell’intelligenza artificiale, le priorità sono cambiate. Microsoft, per esempio, ha licenziato il cosiddetto DEI team, che sta per “diversity, equity and inclusion”, ovvero quello dedicato a diversità, equità e inclusione. Ma è solo l’ultimo caso in ordine di tempo. A inizio anno la stessa mossa era stata messa in atto da Zoom e l’anno scorso anche da Meta e Google.

IL PASSO INDIETRO DI MICROSOFT SU INCLUSIONE E UGUAGLIANZA

Non si sa quante persone sono coinvolte nella decisione di Microsoft che, stando a Business Insider, ha solo inviato un’email al suo team inclusione e uguaglianza per scioglierlo a causa di “mutate esigenze aziendali”. La decisione, osserva il New York Post, “è un ulteriore segno del fatto che le aziende stanno facendo marcia indietro sulle iniziative basate sulla diversità che erano state messe in atto dopo la morte di George Floyd nel 2020 e le successive campagne di protesta di Black Lives Matter”.

“I nostri impegni in materia di inclusione e uguaglianza rimangono invariati”, ha dichiarato un portavoce di Microsoft in un comunicato, ma un leader del team a cui è stato dato il benservito ha criticato l’azienda per la mancanza di investimenti in tali sforzi. La società con sede a Redmond ha dichiarato nel suo annuale “Diversity & Inclusion Report” che “i dipendenti neri rappresentano il 6,7% della sua forza lavoro globale, con un aumento del 2,2% rispetto al 2019, mentre quelli ispanici l’8%”. La quota di dipendenti donne è aumentata dello 0,5% dal 2022 al 2023 e, su un totale di 221.000 persone in tutto il mondo, rappresentano il 31,2%, con un aumento del 3,6% dal 2019.

Nel 2020, ricorda BI, Microsoft si era impegnata a raddoppiare il numero di leader neri e ispanici all’interno dell’azienda entro il 2025, tuttavia, anche i progressi rispetto a questo impegno non sono chiari. Per tali politiche si era parlato di un investimento di 150 milioni di dollari.

COSÌ FAN TUTTI

L’episodio ricalca quanto già avvenuto lo scorso febbraio in Zoom e a fine 2023 in Google e Meta. Ma pure realtà diverse come il gigante dei trattori John Deere e la catena Tractor Supply hanno annunciato che elimineranno del tutto o quasi le “politiche DEI”. Snap, Tesla, DoorDash, Lyft, Home Depot e Wayfair hanno già ridotto i loro team dedicati. Pfizer e BlackRock hanno cambiato le loro politiche e, secondo Indeed, a metà del 2023 gli annunci di lavoro relativi a inclusione e uguaglianza sono diminuiti del 44% rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel novembre 2023, l’ultimo mese completo per il quale erano disponibili i dati, il calo è stato del 23% su base annua, un netto contrasto con il periodo compreso tra il 2020 e il 2021, quando gli annunci erano aumentati di quasi il 30%.

Per Devika Brij, Ceo di Brij the Gap Consulting, che lavora con le aziende tech in materia di politiche di inclusione e uguaglianza, alcuni dei suoi clienti hanno tagliato i loro budget destinati alla causa fino al 90%.

LA FINE DELL’ERA WOKE?

Il cambio di passo per il New York Post è il sintomo di un fenomeno più ampio: è l’abbandono della politica “woke”. Per woke, parola divenuta molto in voga proprio con il Black Lives Matter e che è entrata a far parte anche della Treccani, si intende “chi si sente consapevole dell’ingiustizia rappresentata da razzismo, disuguaglianza economica e sociale e da qualunque manifestazione di discriminazione verso i meno protetti”. Con il passare dei mesi e, anche per l’uso che ne è stato successivamente fatto dai Repubblicani negli Stati Uniti, ha assunto una connotazione spesso dispregiativa e sarcastica. La sua fine era stata prevista già nel novembre 2021 dal giornalista conservatore Bret Stephens, che ne aveva scritto sul New York Times.

Tuttavia, come osserva Il Post, anche l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama “aveva criticato alcuni aspetti dell’atteggiamento di chi ‘si sente sempre politicamente woke’, e ha ‘quest’idea di purezza, che non si debba mai scendere a compromessi'”.

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