La capitalizzazione di mercato di Tesla, la casa automobilistica guidata da Elon Musk, “è oggi ridicolmente sopravvalutata, e lo è stata da molto tempo”. Lo ha scritto nella sua newsletter su Substack l’imprenditore americano Michael Burry, noto per essere stato uno dei primi a prevedere – e a trarre profitto – dalla crisi finanziaria dei subprime nel 2008.
COME TESLA GONFIA LA SUA VALUTAZIONE, SECONDO BURRY
Secondo Burry, la valutazione di Tesla è sostenuta artificialmente attraverso una pratica – piuttosto diffusa tra le aziende tecnologiche, quale Tesla effettivamente è – che prevede l’emissione massiccia di compensazioni basate su azioni ed escluderle dai risultati di bilancio. A suo dire, considerando soltanto i profitti reali – includendo quindi i costi delle compensazioni e l’effetto negativo di diluizione del valore aziendale nel tempo -, Tesla dovrebbe avere una valutazione inferiore.
L’IMPATTO DELLA COMPENSAZIONE DI MUSK
La società diluisce gli azionisti ad un tasso del 3,6 per cento ogni anno e non offre riacquisti di azioni. Nella newsletter, chiamata Cassandra Unchained, Burry ha scritto inoltre che, dopo l’approvazione del piano di compensazione da 1000 miliardi di dollari di Musk – con il 75 per cento dei voti favorevoli, nonostante il parere contrario dei proxy advisor Iss e Glass Lewis -, gli investitore dovrebbero aspettarsi un’ulteriore diluizione: queste azioni aggiuntive, cioè, ridurranno la loro partecipazione in Tesla.
QUANTO VALE TESLA
Attualmente, la capitalizzazione di mercato di Tesla ammonta a 1430 miliardi di dollari. Da inizio anno, il titolo ha guadagnato oltre il 6 per cento, mentre l’indice azionario S&P 500 – che raccoglie le cinquecento società statunitensi a maggiore capitalizzazione – è cresciuto di più del 15 per cento.




