I dati di agosto sul mercato del lavoro dipingono un quadro “idilliaco” dell’economia statunitense: la crescita dei posti di lavoro rallenta ma resta positiva e ci sono segnali di attenuazione della carenza di manodopera.
Per i responsabili politici, uno scenario ideale: i lavoratori rientrano nella forza-lavoro, attenuando i timori sulla carenza di manodopera e, allo stesso tempo, contenendo le pressioni sulla crescita salariale. Il tasso di disoccupazione aumenta così dai minimi di ciclo, ma non di molto, evitando una recessione, con conseguente attenuazione dell’inflazione.
Anche se si basa su un solo mese di dati, il rapporto sull’occupazione di agosto lascia intravvedere questo “best-case scenario”: il tasso di disoccupazione statunitense è salito di 0,2 punti percentuali – attestandosi al 3,7% – trainato da un aumento di 786.000 unità della partecipazione alla forza-lavoro, salita ai massimi di ciclo al 62,4%. Pur essendo ancora al di sotto dei livelli di partecipazione pre-Covid, è un deciso passo verso la direzione giusta. Anche l’occupazione domestica, che era stata debole negli ultimi mesi, è aumentata di 442.000 unità in agosto. La crescita dei salari, misurata in base alla retribuzione oraria media, è rallentata a 0,3% su base mensile, da 0,5% del mese di luglio (anche se con un tasso di variazione del 5,2% su base annua, ancora superiore alla crescita della produttività). Il rapporto occupazione/popolazione in età lavorativa è balzato all’80,3% in agosto, avvicinandosi al pieno recupero del massimo pre-Covid dell’80,5%.
Nel frattempo, la crescita dei posti di lavoro, che è rallentata dal ritmo torrido di +526.000 di luglio a +315.000 in agosto, rimane robusta e diffusa in tutti i settori. La media mobile a tre mesi della crescita dei posti di lavoro è di +378.000, che, sebbene sia più lenta della media a 12 mesi (+487.000), riflette ancora una crescita stellare dei posti di lavoro.
In conclusione, il rapporto sui posti di lavoro di agosto rappresenta lo scenario ideale per i politici statunitensi. Non c’è un evidente bisogno che la Fed si muova per salvare un’economia in sofferenza, né si manifesteranno preoccupazioni di “surriscaldamento” qualora la tendenza alla ripresa della forza lavoro persistesse fino all’autunno. Prevediamo ancora che la Fed spingerà il tasso overnight al 4% entro la fine dell’anno, con un aumento di 75 punti base a settembre. La previsione a breve della Fed di Cleveland sull’inflazione core di agosto mostra che è probabile un aumento dello 0,5% mese su mese, portando la lettura su base annua al 6,2% (dati che verranno pubblicati il 13 settembre). Inoltre, non è ancora chiaro se una crescita della retribuzione oraria media superiore al 5% sia compatibile con un’inflazione del 2%: una preoccupazione fondamentale per i banchieri centrali. Detto questo, un mercato del lavoro solido – ma non surriscaldato – riduce la probabilità di una svolta della Fed verso un taglio dei tassi nei prossimi 12 mesi. Anche se un rapporto non delinea un trend, riteniamo che il rapporto sui posti di lavoro di agosto rappresenti un’ottima notizia per un possibile “atterraggio morbido”.