La guerra di Israele all’Iran cambierà tutto o non cambierà niente?
È un po’ presto per dirlo, ma alcune reazioni possono sembrare sorprendenti: i mercati finanziari non sembrano troppo preoccupati, il prezzo del petrolio rimane sotto controllo, ampiamente al di sotto degli 80 dollari qualunque indice si osservi.
DOSSIER IRAN-BRENT
Se prendiamo il Brent, per esempio, vediamo che il prezzo è salito soltanto del 5 per cento negli ultimi cinque giorni.
Non sono, insomma, scenari analoghi a quelli degli anni Settanta, quando la rivoluzione iraniana contribuì a far esplodere il prezzo del greggio.
COSA DICONO I MERCATI SULLA GUERRA ISRAELE-IRAN
Forse i mercati sottovalutano la gravità di quello che sta succedendo? O siamo noi a vedere ogni evoluzione di questo Medio Oriente disastrato come una svolta epocale, quando è solo l’ennesima puntata di una crisi infinita?
Rispondere a questa domanda per quanto riguarda il petrolio è più facile. Come osserva l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), la situazione del mercato petrolifero è tranquilla, cioè in prospettiva c’è più offerta che domanda e i Paesi consumatori hanno scorte in abbondanza per far fronte a qualche tensione temporanea.
L’Iran produce 3,36 milioni di barili di greggio al giorno, che sono tanti, ma i Paesi fuori dal cartello dei produttori Opec+, al quale l’Iran è legato sono in grado di compensare eventuali restrizioni all’offerta.
Nel 2025 i Paesi non Opec dovrebbero essere in grado di aumentare di 1,3 milioni di barili al giorno la loro offerta, più del doppio di quanto è previsto che aumenti la domanda, cioè 700.000 barili.
I Paesi che aderiscono all’agenzia hanno 1,2 miliardi di barili stoccati per le emergenze, altri 580 milioni li hanno le aziende del settore su indicazione dei governi.
Insomma, almeno nell’immediato non ci sono problemi di scarsità di petrolio e quindi i prezzi restano bassi, anzi, i trader sono più preoccupati di averne troppo di petrolio nella seconda metà dell’anno, quando la possibile recessione americana potrebbe ridurre la domanda.
COSA SUCCEDE A HORMUZ
Intanto le navi continuano a passare regolarmente dallo stretto di Hormuz, che è il punto più sensibile, da lì transitano oltre 3.000 navi al mese, per ora non si vedono situazioni critiche, ma se il conflitto dovesse complicare il flusso commerciale nel golfo dell’Oman, impatti sul prezzo ci sarebbero anche se temporanei.
Le informazioni che arrivano sulla guerra sono frammentate, dunque è perfino difficile capire se ci sia ancora qualcuno con l’autorità e la possibilità di prendere decisioni drastiche come bloccare le navi nello stretto di Hormuz.
I pirati Houthi dello Yemen, armati e finanziati proprio dall’Iran, hanno dimostrato per anni che è possibile creare interferenze, ma non sono mai riusciti a fare danni seri: il presidente americano Donald Trump ha annunciato di aver trovato un qualche accordo per la fine delle ostilità poche settimane fa.
(Estratto da Appunti)