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Del Vecchio Mediobanca

Mediobanca, ecco come Del Vecchio azzoppa Nagel e fa eccitare la Borsa

Tutte le ultime novità in Mediobanca con le mosse di Del Vecchio anti Nagel. Fatti, numeri, analisi e scenari

 

Occhi puntati su Mediobanca dopo le ultime mosse di Leonardo Del Vecchio (e pure della famiglia Benetton), con il patron di Essilor che torna a bombardare il quartier generale di Piazzetta Cuccia per cercare sempre più il numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel.

Ecco le ultime novità e i riflessi delle manovre di Del Vecchio sul titolo Mediobanca a Piazza Affari (dopo l’operazione di Nagel pro Donnet in Generali).

CHE COSA SUCCEDE A MEDIOBANCA IN BORSA

Le azioni Mediobanca sono in progresso il 29 settembre dell’1,14% a 10,175 euro. Ieri a mercati chiusi la Delfin di Leonardo Del Vecchio, azionista al 18,9% di piazzetta Cuccia, ha chiesto di integrare gli odg in vista dell’assemblea del 28 ottobre, presentando alcune proposte di modifica dello statuto.

LE DUE PROPOSTE DI DELFIN PER IL FUTURO DI MEDIOBANCA

Del Vecchio, primo socio di Mediobanca al 18,89%, ha chiesto come detto di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea del 28 ottobre proponendo cambi nello statuto di Piazzetta Cuccia. L’imprenditore di Agordo chiede di cancellare la clausola per la quale tre consiglieri devono essere manager della banca da almeno tre anni. Per il patron di Delfin la clausola non è più «coerente» con la prassi «normale di mercato e con basilari principi di governance», non è presente in nessuna banca e rende «di fatto impossibile» al board uscente «presentare una propria lista senza il diretto coinvolgimento e l’assenso del management in carica, e perciò sostituire il management quando così richieda l’interesse delle società». Inoltre – rimarca il Corriere della Sera – rende più difficile anche una eventuale lista dei soci, che dovrebbero candidare manager che si troverebbero in concorrenza con il ceo cui rispondono. L’altra richiesta è estendere il numero dei consiglieri di minoranza dagli attuali 2 a 3 o 4 e che sia consentito a più liste di eleggerli. Oggi, dice Delfin, Mediobanca ha il 13% di consiglieri di minoranza contro il 18-20% delle altre società. Tuttavia, precisa la nota, «Delfin non prevede né intende revocare» l’attuale board «prima del termine del suo mandato» — anche perché Del Vecchio ha avuto il via libera Bce a salire al 20% come investitore finanziario — ma chiedere che «da ora in avanti» i manager lascino a «board e azionisti, come accade in qualsiasi altra società, il diritto di decidere in ultima istanza chi debba gestire la banca».

ECCO LA MOSSA DI DELFIN-DEL VECCHIO CONTRO NAGEL DI MEDIOBANCA

Delfin, dunque, chiede di eliminare la previsione statutaria di inserire nella lista dirigenti del gruppo da almeno 3 anni, proposta su cui gli analisti di Equita non vedono “particolari impatti”, scrive l’agenzia Radiocor. Mediobanca, dicono, “ci stava già lavorando in vista del rinnovo del consiglio e quindi si tratta solo di un’anticipazione che leggiamo favorevolmente per società e mercato”, si legge.

LE DUE PROPOSTE DI DEL VECCHIO SU NAGEL VISTE DA EQUITA

La seconda proposta, invece, è quella di cambiare il meccanismo di nomina del consiglio aumentando il numero di consiglieri di minoranza, ammettendo che più liste in concorrenza possano esprimerli. In questo modo, dicono da Equita, “Delfin si garantisce un posto nel board”.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

La seconda proposta, secondo il Sole 24 Ore, è del tutto inedita e riguarda l’aumento dei posti riservati alle minoranze, passando dai due attuali a tre o quattro posti, a seconda del numero di liste presentate. E cioè, con solo due liste presentate, alla seconda spetterebbero tre posti. Nel caso di più di due liste, alle minoranze andrebbero quattro posti in proporzione ai voti ricevuti. «Entrambe le proposte – ha sottolineato Delfin – sono ispirate da principi di buon governo societario e di inclusione, che Delfin ritiene possano liberare valore per Mediobanca e per tutti i suoi azionisti».

CHE COSA DICE E NON DICE DELFIN SU MEDIOBANCA

In ogni caso, anche con queste proposte, “gli istituzionali vedrebbero leggermente ridimensionata la loro rappresentanza nel prossimo board”, sottolineano gli analisti di Equita. Delfin ha comunque precisato che non intende chiedere la revoca del consiglio prima della scadenza del mandato (2023), né promuovere la sostituzione di amministratori o manager della banca.

LE NOVITA’ DI BENETTON SU GENERALI

Sempre ieri a mercati chiusi, Edizione ha inviato disdetta dell’accordo di consultazione fra i soci Mediobanca (che riuniva il 10,7% del capitale), di cui possiede il 2,1%. ‘La famiglia Benetton intende mantenere una posizione neutrale con la volontà di non schierarsi nelle attuali vicende che occupano Mediobanca, anche rispetto al rinnovo del cda di Generali, di cui Edizione ha circa il 4%, pur esprimendo pieno apprezzamento per l’attività svolta dal suo management’.

LA FAMIGLIA MONGE AL POSTO DI BENETTON PER SOSTENERE NAGEL?

Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, poi, l’uscita dei Benetton verra’ compensata con arrotondamenti degli altri partecipanti e forse con l’ingresso di nuovi azionisti. Per esempio, fuori dal patto c’e’ la famiglia Monge che un anno fa aveva superato l’1% e non aveva escluso di incrementare a quota. “La scelta dei Benetton ci sembra razionale – dicono gli analisti – con l’obiettivo di tenersi lontana dagli scontri tra i soci di Generali e coerente con l’obiettivo di concentrarsi sulle attivita’ strategiche e non finanziarie”.

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