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Mediobanca Multinazionali

Generali, ecco come e perché Mediobanca si svena per difendere Donnet

Tutte le ultime novità su Assicurazioni Generali dopo l'arrocco di Mediobanca contro il forcing di Caltagirone e della lussemburghese Delfin di Del Vecchio che vogliono rottamare Donnet

Mediazioni al momento fallite (compresa l’ipotesi di Caltagirone presidente di Generali), dunque guerra totale.

E’ questo il senso delle ultime novità su Generali con l’arrocco da 1,3 miliardi di euro di Mediobanca a difesa di Donnet.

Ecco tutti i dettagli.

COSA HA DECISO IL COMITATO NOMINE DI GENERALI

E’ durato circa due ore e mezza il comitato nomine di Generali. La riunione, cominciata alle 9,30 come da programma, è terminata intorno a mezzogiorno. L’incontro, dedicato al lavoro preparatorio per il Cda di lunedì 27 settembre, che dovrebbe iniziare l’iter per la lista del board da presentare alla prossima assemblea di aprile, è caduto all’indomani del blitz col quale Mediobanca si è assicurata il 17,2% dei diritti di voto in assemblea da contrapporre al patto Caltagirone-Del Vecchio- Crt che ha attualmente in mano il 12,53% del Leone. Al comitato nomine odierno era presente anche il presidente di Generali Gabriele Galateri, che non fa parte dell’organo.

COME VANNO I TITOLI MEDIOBANCA E GENERALI IN BORSA

Intanto diventa incandescente il clima su Generali e Mediobanca anche a Piazza Affari. Il blitz di Mediobanca, con una sorta di arrocco da 1,3 miliardi di euro sul capitale della compagnia assicurativa, punta soprattutto alla riconferma del numero uno di Generali, Philippe Donnet. Il titolo di Piazzetta Cuccia è stato il migliore del Ftse Mib fin dalle prime battute, guadagnando il 2% con le azioni si scambia un fino a un massimo di 10,37 euro l’una, mentre si vende di riflesso anche Generali (+ 0,9%).

LE RAGIONI DELLA MOSSA DI NAGEL SECONDO IL SOLE 24 ORE

La mossa dell’Istituto guidato dall’ad, Alberto Nagel, ha scritto oggi il Sole 24 Ore, “è giustificata dall’esigenza di ”proteggere” il piano industriale di Piazzetta Cuccia che ha nella partecipazione in Generali un tassello-chiave, tanto che da lì viene circa il 30% dell’utile del gruppo”. Un ritorno importante – ha aggiunto il quotidiano economico-finanziario dando conto degli obiettivi di Medibanca – “che non si vuole sia messo a rischio da possibili deviazioni dalla linea strategica portata avanti dalla compagnia che, sotto la guida di Philippe Donnet, ha ottenuto in Borsa le migliori performance, sia in termini di rivalutazione del titolo che, tenuto conto anche dei dividendi distribuiti, di total shareholder return: +54% la rivalutazione del titolo dalla presentazione del primo piano del manager francese, a fine novembre 2016, e +100% il total shareholder return, nettamente sopra i risultati di tutti i competitor”.

NAGEL SI AVVINGHIA A DONNET SU GENERALI

Piazzetta Cuccia conferma anche con questa mossa la presentazione della lista del consiglio con Donnet, che ha ottenuto anche il gradimento di otto consiglieri non esecutivi, inclusi i due amministratori espressi dai fondi, sui 12 che hanno partecipato alla riunione. Contro il vice presidente Francesco Gaetano Caltagirone e l’ad di Delfin (finanziaria lussemburghese della famiglia Del Vecchio finanziata anche da Intesa Sanpaolo e Unicredit) Romolo Bardin, con il no di Paolo Di Benedetto e l’astensione di Sabina Pucci, entrambi indipendenti.

I CONTI IN TASCA A MEDIOBANCA SECONDO AKROS

Gli analisti di Banca Akros, nel ricostruire la vicenda, calcolano che l’operazione di prestito titoli vale quasi 1,3 miliardi di euro e stimano “un costo annuo di circa 20 milioni di euro”. In sintesi, “Mediobanca sta sostenendo questo costo per mantenere la presa (‘stronghold’) sulla governance di Generali, dove è il maggiore azionista e dove un gruppo di imprenditori italiani sta contendendo il rinnovo del cda”.

L’ARROCCO DI MEDIOBANCA CONTRO CALTAGIRONE, DEL VECCHIO E CRT

Una mossa che è una risposta al forcing dei due maggiori azionisti privati di Mediobanca, Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, che dall’inizio settembre stanno infatti rastrellando azioni Generali, tanto che ormai la quota del loro Patto (che comprende anche la Fondazione CrT) e’ arrivata al 12,53%, a un passo dal 12,(prima che questa sottoscrivesse ieri sera l’operazione di prestito titoli per un ulteriore 4,42% della compagnia portandosi al 17,22% dei diritti di voto).

IL RUOLO DI CALTAGIRONE E DEL VECCHIO ANCHE IN MEDIOBANCA

I due imprenditori, come detto, sono anche azionisti di peso della stessa Mediobanca, con il fondatore di Luxottica che ha il 18,90% della banca d’affari e Caltagirone con una quota potenziale fino al 5% (grazie alle opzioni scadute di recente).

IL REPORT DI EQUITA

Scrivono gli analisti di Equita: “Alla luce dei recenti movimenti tra alcuni soci rilevanti di Generali e delle discussioni inerenti la governance della compagnia, vediamo la mossa di Mediobanca come finalizzata a proteggere il proprio investimento (che un ritorno che stimiamo superiore al 13% e vale il 34% degli utili di Mediobanca), continuando a supportare la strategia promossa dall’attuale management di Generali e ampiamente approvata dal mercato anche recentemente”.  Secondo Equita, “la mossa si configura come un prestito titoli, non sono previsti per Mediobanca impatto significativo sul capitale (nullo Rwa) e immateriale a livello conto economico”.

CHE COSA DICONO GLI ANALISTI DI INTESA SANPAOLO

Intesa Sanpaolo precisa che, attraverso l’operazione di prestito titoli, Mediobanca ha ottenuto diritti di voto in Generali superiori a quelli del patto di consultazione tra Caltagirone, Delfin e Crt anche nel caso in cui Benetton aderisse al patto con il suo 4%. Intesa vede a questo punto “un potenziale impatto sulla governance della stessa Mediobanca, dove Delfin, la holding di Del Vecchio, detiene una quota del 19%, con l’autorizzazione ad aumentarla fino al 20% da parte della Bce e Caltagirone ha una quota potenziale di quasi il 5%”, riporta Mf.

La somma delle due posizioni sarebbe del 24%, a un solo passo (1%) da una possibile opa. “La battaglia sulla governance di Generali si fa più feroce”, aggiunge  Intesa Sanpaolo. Peraltro, Del Vecchio ha ricevuto dalla Bce il via libera a salire al 20% di Mediobanca, ma solo come investitore istituzionale, non ha rappresentanti in consiglio, una sua mossa verso una possibile operazione straordinaria potrebbe far intervenire Francoforte.

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