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Manovra di bilancio 2021: nata vecchia, in ritardo, nel caos

Manovra di bilancio 2021. L'intervento di Michele Poerio, Carlo Sizia e Stefano Biasioli

Il 16/11/2020 il Consiglio dei Ministri ha approvato definitivamente il disegno di legge di bilancio avente effetto sul triennio 2021-2023, con ricadute anche negli anni successivi (una prima approvazione “salvo intese” era avvenuta il 18/10 u.s.). La manovra in questione tuttavia non rappresenta lo sviluppo coerente né della Nota di aggiornamento al Def, né del Documento programmatico di bilancio, documenti inviati agli Uffici competenti della Ue già in ottobre, anche se oltre i termini previsti del 15/10.

Ad esempio, riteniamo che ben difficilmente la variazione percentuale annua del Pil 2020 possa fermarsi al  – 9% per rimbalzare al + 6% nel 2021, ovvero che il rapporto deficit/Pil nel 2020 possa stabilizzarsi al – 10,8%

per migliorare nel 2021 al – 7% e continuare negli anni successivi fino a raggiungere il – 3% nel 2023 o, ancora, che il rapporto debito/Pil possa fermarsi al 158% nel 2020, per decrescere al 155,6% nel 2021 ed al 151,5% nel 2023 (secondo le previsioni dell’ultima Nota di aggiornamento dell’ottobre scorso).

Tutto ciò dipende in gran parte dall’epidemia mondiale del Covid 19, ma anche dall’improntitudine, dalla imprevidenza e dai ritardi con cui Governo ed Istituzioni hanno affrontato la prima ondata (improvvisa e poco conosciuta) ed ancor più la seconda ondata (largamente prevista) della pandemia stessa.

Prova ne sia che ci sono voluti tre decreti (marzo, maggio, agosto) per reperire risorse, con indebitamento netto aggiuntivo di 100 mld di €, per affrontare la crisi economico-sanitaria e da risultare che l’Italia (dai dati inviati dai vari Paesi alla Commissione Ue) è il Paese con l’aumento maggiore del debito (nel raffronto tra 2020 e 2019) e terzultima nel recupero (finora) del Pil (peggio hanno fatto solo Spagna e Portogallo).

Veniamo ora ai principali  provvedimenti della manovra, che vale poco meno di 40 mld, 23 dei quali provengono da deficit aggiuntivo ed i restanti dalle risorse (per ora auspicate e prevedibili) del Recovery Plan europeo. Tuttavia è già iniziata la discussione, e sarà presto approvato, un nuovo scostamento di bilancio, tutto caricato sul 2021, che potrebbe valere circa 20 mld. di deficit aggiuntivo che, associato ad un incremento annuale medio del Pil verosimilmente inferiore al + 6%, porterà il rapporto deficit/Pil 2021 almeno al – 8% o più. Il nuovo deficit servirebbe per finanziare la nuova serie di aiuti a fondo perduto per imprese e famiglie colpite dalle misure restrittive anti-contagio decise nell’autunno-inverno in corso, ristori svincolati, nei calcoli, dalle perdite di aprile 2020 ed estesi anche agli addetti delle filiere economiche che hanno subito danni conseguenti, magari in modo indiretto, alle misure restrittive su attività e movimenti, risorse da distribuire poi tramite Dpcm regolamentari.

Misure sanitarie: il Fondo sanitario nazionale è incrementato nel 2021 di 1 mld. (121,370 mld.); i contratti precari o a tempo determinato (consentiti dal decreto “Cura Italia” del marzo scorso) sono prorogati al 31/12/2021; sono previste risorse per incrementare l’indennità di esclusività di rapporto dei medici dipendenti ed un’indennità di esclusiva è prevista anche per gli infermieri, nonché compensi per i medici di famiglia che nel 2021 effettuino tamponi rapidi; previsti  infine risorse per finanziare, nel quinquennio 2021-25, più di 4.000 nuovi contratti di specializzazione medica e Fondi per affrontare le prossime campagne vaccinali anti-Covid.  Non una parola sul MES (36 mld. circa), finanziamenti disponibili da luglio 2020 con l’unica condizionalità di un utilizzo in campo sanitario.

Misure in materia di lavoro ed occupazione: per il prossimo biennio, per sostenere nuova occupazione femminile, è previsto l’esonero contributivo al 100%, nel limite di 6.000 €/anno; esonero totale dal pagamento dei contributi  per 3 anni (4  anni per le aziende del Sud) anche per le assunzioni stabili di giovani con meno di 36 anni; è istituito un Fondo di 500 milioni per l’attuazione delle politiche attive del lavoro e per favorire il processo di riforma degli ammortizzatori sociali; è confermata la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale  anche per i redditi da lavoro dipendente compresi tra 28.000 e 40.000 €; 5,3 mld. sono destinati alla proroga della Cassa integrazione Covid  per un massimo di 12 settimane (da collocare tra l’1/01 ed il 31/03/2021 per la Cassa ordinaria e dal 1/01 ed il 30/06/2021 per i trattamenti di Assegno ordinario e di Cassa integrazione in deroga); confermato fino al 31/03/2021 anche il blocco dei licenziamenti economici individuali e collettivi; un Fondo da 3,6 mld. è destinato ad assunzioni, nel periodo 2021-2033, da parte dei Ministeri e degli Enti della Pa anche in deroga ai tetti su spesa e turn over; gli stanziamenti per il rinnovo dei contratti della Pa sono incrementati di 400 milioni.

Misure per industria ed imprese: a tal proposito è stato disegnato un mix di micro-interventi sotto finanziati, rinviando forse all’utilizzo delle risorse del Recovery Plan l’impegno per un progetto più strategico ed organico capace di rilanciare finalmente produttività, crescita, occupazione vera. Sono così previsti crediti d’imposta per l’editoria (per investimenti pubblicitari e per l’acquisizione di servizi digitali); crediti d’imposta per la ricerca e la formazione e un Fondo per la promozione e lo sviluppo del Programma nazionale di Ricerca; la proroga per gli incentivi di Transizione 4.0 ed Industria 4.0, nonché della Nuova Sabatini; risorse ad Invitalia per favorire investimenti finalizzati ad innovazione e coesione sociale; decontribuzione per i lavoratori del Sud (- 30% fino al 2025, poi a decrescere fino al 2029). Per investimenti in conto capitale ed infrastrutture sono poi previsti 51,9 mld., ma da “spalmare in 15 anni”. Le risorse per Comuni e Province sono incrementate di 1 mld. per sostenere enti in difficoltà, trasporto locale, asili.

Welfare e sostegno sociale: prorogati per 1 anno l’Ape sociale e “Opzione donna”, nonché i contratti di espansione ( possibilità di scivoli pensionistici fino a 5 anni in corrispondenza di nuove assunzioni). Sono confermati: i bonus per gli interventi edilizi (detrazioni al 50 o 65%); il bonus bebè e babysitter; il bonus per monopattini e biciclette elettrici; il bonus aree verdi; il bonus cultura; il superbonus del 110% è finanziato per ora fino al 30/06/2021, in attesa che poi arrivino le risorse del Recovery Plan; confermato il congedo di paternità di 7 giorni per il 2021 (da fruire entro il 5° mese di vita del figlio). Confermati, purtroppo, il reddito di cittadinanza e “quota 100”, triste eredità del Governo giallo-verde, provvedimenti rivelatisi fallimentari e inutilmente dispendiosi. La de-indicizzazione delle pensioni medio-alte continuerà ancora nel 2021 secondo i criteri della legge 160/2019 (è stato stoppato il tentativo di proroga di un ulteriore anno) e speriamo che dal 2022 l’indicizzazione a scaglioni secondo tre fasce di importo (100% fino a 3 volte il minimo; 90% tra 3 e 5 volte; 75% oltre 5 volte il minimo INPS) torni pienamente e definitivamente secondo i criteri della legge 388/2000. A seguito della Sentenza della Corte 234/2020 (vittoria parziale della FEDER.S.P.eV. e della CONFEDIR) è  stato abrogato per gli anni 2022 e 2023 il contributo di solidarietà (prelievo progressivo e crescente dal – 15 al – 40 %) imposto dalla legge 145/2018 sulle pensioni oltre i 100.000 € annuali lordi, ecc.

CONSIDERAZIONI E GIUDIZI RISULTANTI

  • Condividiamo il giudizio di Carlo Bonomi ed Antonio D’Amato (attuale e past Presidenti di Confindustria) “manovra di emergenza, non di ripartenza” e “l’Italia è a pezzi”. Noi aggiungiamo che persiste l’illusione che l’assistenzialismo sia una soluzione, anche senza creare lavoro e investimenti e, quindi, sviluppo. Manca inoltre, come ricorda Bonomi, “una visione Paese” (“Il Sole-24 Ore” del 6/10 u.s.).Ed ugualmente insoddisfatti sono i Sindacati confederali (non solo noi), che nel denunciare il sottofinanziamento di ogni Capitolo, hanno già proclamato sciopero generale.
  • Anche questa manovra alla fine “passerà”, prima alla Camera e poi al Senato (dove i numeri della attuale maggioranza sono risicati), col solito contorno di maxi-emendamento finale e voti di fiducia, ma il Senato sarà messo nella condizione di non svolgere alcuna funzione di analisi e confronto (solo di ratifica acritica), come fossimo in regime di monocameralismo.
  • Quanto, poi, al giudizio sulla emergenza sanitaria in atto, che condiziona così pesantemente la manovra in discussione, non si può che essere critici (da ex medici dipendenti, come da semplici cittadini) sia nei confronti del Governo che delle Regioni, nonché del Commissario Domenico Arcuri, per come è stata gestita la pandemia: superficialità, incompetenza, burocrazia, ritardi, scarica-barile tra Governo ed autonomie locali. Nessun vero interesse al bene comune, ma l’ansia di fare campagna elettorale, anche in queste circostanze. Stucchevole, poi, il tentativo di “ vendere” all’Europa intera “il modello Italia” come vincente per superare la crisi. Più umiltà e realismo, cari Conte e Speranza e CTS: siamo i peggiori in Europa come tasso di mortalità in rapporto ai contagi ed agli abitanti! Per favore!
  • Sorprende, poi, la disinvoltura con cui il Governo promuove nuovi debiti, grazie alla momentanea sospensione del patto di stabilità e crescita europeo ed alla “manica larga” della Bce (ma Paolo Gentiloni ci ricorda che devono essere restituiti, prima o poi). Ed anche la rete degli aiuti Ue all’Italia (complessivi 314 mld, distribuiti in sette anni, dal 2021 al 2027, 185 come prestiti e 129 come sovvenzioni) non sono “un regalo”, hanno anch’essi delle condizionalità, comportano elaborazione di progetti-obiettivi, autorizzazioni preventive, verifiche su tempi e modi di attuazione dei programmi, compatibili con le linee di indirizzo europee, raggiungimento dei risultati previsti. Ed in nostro Piano specifico sta a zero.
  • Stupisce anche che il Presidente della Repubblica non si sia avveduto come il M5S sia un ostacolo all’azione del Governo giallo- rosso (di cui Mattarella aveva favorito il parto, con i buoni auspici di Merkel, Macron e Trump): e così non si risolve una crisi aziendale ( Ilva di Taranto, Alitalia, Aspi-Atlantia, Westinghouse, ecc.); non si realizza una infrastruttura che è una (rete stradale ed autostradale, porti, Tav, Gronda di Genova, Trafori, ecc.). Nella ricostruzione del Ponte Morandi (unica struttura significativa realizzata) il M5S non hanno “messo becco” e, di fatto, sta bloccando il Paese, infatti i loro esponenti non sanno nemmeno se sono un Partito o un Movimento, sono in contrasto tra di loro, non solo con tutte le altre forze politiche, non sanno neppure se credono nella democrazia rappresentativa, sanno solo che vogliono tirare a campare per lucrare la rendita di posizione parlamentare, alla faccia del  cosiddetto “Popolo sovrano”. Ed allora il Presidente della Repubblica non può intervenire solo  quando  ( quasi fosse Capo di una Repubblica Presidenziale) si tratta di togliere “dall’angolo” il Pd, dopo il suicidio politico di Salvini (estate 2019). E d’altra parte non si può assistere alla “volata” di un anno e mezzo, in colpevole passività politica, legislativa, amministrativa, gestionale, in attesa del nuovo inquilino del Colle.
  • Crediamo che il Presidente della Repubblica sia almeno infastidito dalla prova di Governo del Prof. Giuseppe Conte (esercizio di arroganza ed autoritarismo, a maggior ragione in assenza di qualsiasi mandato elettorale, assoluta incapacità di dialogo con la minoranza parlamentare, maggioranza nel Paese, una caratterialità combinata di presunzione ed ambizione, opportunismo e trasformismo) e si senta un po’ in colpa per aver contribuito al suo insediamento nella carica. Vediamo con favore lo stimolo del Capo dello Stato al  fine di aprire la maggioranza di Governo. Se così non è, pazienza, non c’è speranza.
  • Chiediamo, infine, al Presidente della Repubblica, per quanto possibile e di competenza nei limiti del suo mandato, di riallineare al ruolo loro proprio Consiglio Superiore della Magistratura e Corte Costituzionale: in particolare la Corte costituzionale appare oggi più “tifosa” del legislatore di turno che calpesta principi e valori costituzionali (offrendo coperture di comodo) che garante del rispetto della lettera e dello spirito della nostra Costituzione vigente.

Prof. Michele Poerio
Presidente Nazionale FEDER.S.P.eV.
Segretario Generale CONFEDIR

Dott. Carlo Sizia
Comitato direttivo nazionale FEDER.S.P.eV.

Dott. Stefano Biasioli
Comitato direttivo nazionale FEDER.S.P.eV.

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