Stiamo vivendo tempi difficili, sia sotto l’aspetto sanitario che economico, con il primo causa del secondo. Ed allora ogni giorno divoriamo avidamente quanto ci viene proposto da autorevoli economisti, alla ricerca di spunti di interesse e possibili soluzioni per mitigare l’impatto sull’economia delle nuove restrizioni alla libertà personale e di impresa adottate dal Governo.
Tra questi, segnaliamo l’articolo a firma del professor Mario Baldassarri, già vice ministro dell’Economia, pubblicato sul Sole 24 Ore del 13 novembre.
Ma dobbiamo confessare che, anziché alimentare speranza, esso, pur partendo da una premessa corretta e largamente condivisibile, contribuisce poi solo a far crescere le perplessità per l’approssimazione di talune conclusioni.
Scrive Baldassarri: “Innanzitutto si dovrebbe non ripetere la presa in giro dei ristori alle imprese indicando 2,5 miliardi di sussidi a fronte di perdite di fatturato di oltre 30 miliardi. Poi, il governo dovrebbe riscrivere la legge di bilancio, prendendo atto di quanto scritto nella Nadef in termini di scenario di crisi diventato di base e varando una manovra 2021 di 100 miliardi e non di 30 come annunciato nel Documento programmatico già inviato alla Commissione. Questi debbono contenere 30 miliardi di investimenti pubblici, 30 miliardi per la sanità, 20 per le scuole e 20 per i trasporti pubblici.
Come già indicato nel Dpb, 25 miliardi sarebbero raccolti direttamente sui mercati. Per gli altri, 36 miliardi devono venire dal Mes, 20 miliardi dal Sure e 20 miliardi dal Recovery Fund”.
Commentiamo punto per punto lo stralcio più rilevante:
- “la presa in giro dei ristori”. Affermazione del tutto condivisibile. Baldassarri si unisce, buon ultimo, al coro (ricordiamo il contributo del professor Giovanni Tria, già ministro dell’Economia). Su queste pagine abbiamo spiegato chiaramente il problema già due settimane fa, appena il decreto legge 137 (Ristori) è apparso in Gazzetta Ufficiale. Diamo il benvenuto al professore.
- Baldassarri prende finalmente atto che la legge di bilancio, basata sulla Nadef pubblicata ad inizio ottobre, è ormai da riscrivere. Egli propone di aumentare nettamente il deficit (rispetto al tendenziale, elemento importante da sottolineare) non per 30 miliardi (in realtà nel DPB sarebbero 24, passando il deficit/PIL dal 5,7% tendenziale al 7% programmatico) ma per 100 miliardi. Cioè aumentare il deficit/PIL di circa 6/7 punti, fino al 12/13%. Poco più del dato che dovremmo registrare nel 2020. Anche questo ampiamente condivisibile e già chiesto qui a gran voce.
- Dove non convince (per usare un eufemismo) è sulla destinazione di questo maggior deficit. In particolare, se l’attuale spesa annuale per il Fondo Sanitario Nazionale è pari a circa 120 miliardi, aggiungerne 30 significherebbe aumentare il fondo del 25%. Abbiamo spesso in passato evidenziato i tagli ed i definanziamenti che ha subito il FSN e quindi ne abbiamo da tempo auspicato un aumento, ma davvero Baldassarri crede che sia effettivamente possibile spendere quella cifra aggiuntiva in un anno? Crede che gli ospedali si costruiscano in una settimana o che sia possibile formare un medico o un infermiere in tempi così rapidi?
- Dove proprio ci lascia senza parole è sul tema delle coperture, dove rileviamo tre incredibili “inesattezze”, forse dettate dalla foga di correre a prendere i prestiti europei.
- Coprire queste maggiori spese con i 36 miliardi del Mes. Ammesso e non concesso che sia possibile spendere efficacemente e rapidamente 30 miliardi nella sanità, Baldassarri non può non sapere che il Mes finanzia solo spese sanitarie direttamente ed indirettamente connesse al Covid. Ad oggi queste sono già state oggetto di stanziamento per il triennio 2020-2022 per circa 9 miliardi e non sono tutte evidentemente connesse al Covid. Se al Mes non rendiconteremo spese sanitarie secondo i loro criteri – che è poi l’unica condizione posta ex ante per accedere al Mes – rischiamo di dover poi restituire il prestito. Come è possibile ignorare questa condizione?
- La proposta di utilizzare i 20 miliardi del Sure è, se possibile, ancora più impresentabile. Infatti l’Italia ha richiesto ed ottenuto prestiti per 27,4 miliardi (di cui 10 già incassati) per finanziare spese GIA’ messe a bilancio nel 2020 e già in parte sostenute (Cassa integrazione ed indennità varie ai lavoratori autonomi). Quindi il Sure, non solo non può finanziare investimenti pubblici, sanità ed altro, ma è stato già impegnato.
- Da ultimo i 20 miliardi del Recovery Fund. Premesso che non è ancora noto se e quando saranno disponibili ed erogabili, poiché il regolamento è ancora in fase iniziale di trattativa, Baldassarri non può non sapere che quei fondi saranno strettamente condizionati alla transizione ambientale e digitale. Abbiamo qualche fondato dubbio che le scuole che cadono a pezzi o le nostre infrastrutture pubbliche di trasporto, come le autostrade o le ferrovie, possano essere finanziate con quei prestiti e sussidi.
Lasciamo al lettore trarre le conclusioni.