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Mais

Perché negli Stati Uniti i prezzi del mais scoppiano

I contratti del mais negli Stati Uniti sono al valore più alto in quasi dieci anni: i mercati temono una carenza di cereali per via del meteo avverso che rallenta la semina. Le forniture sono minacciate anche dalla guerra in Ucraina, un altro importante esportatore. Tutti i dettagli.

 

Lunedì 18 aprile i contratti (futures) del mais scambiati alla Chicago Board of Trade, negli Stati Uniti, hanno raggiunto il prezzo più alto in quasi un decennio. Il motivo è da ricercare nel nervosismo del mercato, che anticipa una carenza di questa materia prima per via della somma di due condizioni sfavorevoli: il meteo avverso negli Stati Uniti e il crollo delle esportazioni di cereali dell’Ucraina a causa della guerra.

METEO AVVERSO

Come spiega Reuters, i trader temono che il meteo freddo rallenterà la stagione della semina negli Stati Uniti (avviene in primavera), andando di conseguenza a penalizzare la resa dei raccolti (in autunno). Rich Feltes, analista per R.J. O’Brien & Associates, ha detto all’agenzia che la finestra di tempo disponile per la semina nella regione del Midwest fino alla fine del mese di aprile è molto ridotta.

I trader temono poi che il clima secco influirà negativamente sulle coltivazioni di hard red winter wheat (una varietà di grano coltivata principalmente nella porzione meridionale del Midwest).

PROBLEMI DI SEMINA

Semina che, peraltro, procede a rilento: domenica scorsa risultava seminato solo il 4 per cento della coltura, sotto la media quinquennale del 6 per cento per questo periodo dell’anno, stando ai dati del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Dennis Smith, broker di materie prime per Archer Financial Services, pensa che del mais verrà piantato prima della fine di aprile, “ma la guerra in Ucraina infuria”.

L’IMPATTO DELLA GUERRA IN UCRAINA

La produzione cerealicola statunitense è particolarmente importante quest’anno perché è probabile che la guerra limiterà pesantemente le capacità di esportazione dell’Ucraina e della regione del mar Nero, da dove proviene una grossa fetta del mais e del grano immessi sul mercato internazionale. Il ministro ucraino dell’Agricoltura ha dichiarato che ci sono circa 1,2 milioni di tonnellate di cereali e di oli di semi bloccate sulle navi nei porti ucraini a causa dell’invasione russa, e che parte del carico si deteriorerà a breve.

L’AMERICA RIFORNISCE LA CINA

Viste le difficoltà di rifornimento dall’Europa orientale, molti acquirenti di mais si sono rivolti agli Stati Uniti. Il dipartimento dell’Agricoltura ha dato notizia di varie vendite alla Cina per più di 1 milione di tonnellate ad aprile, finora. Pechino ha detto che le proprie riserve sono “abbondanti” e potrebbe rilasciarne certe quantità per aumentarne la disponibilità internazionale. Disponibilità che però potrebbe essere scarsa, perché anche in Canada il freddo minaccia di rallentare il processo di semina.

CHI ESPORTA GRANO E MAIS

Gli Stati Uniti sono i secondi maggiori esportatori di grano, dopo la Russia (l’Ucraina è quinta) e i primi di mais (l’Ucraina è quarta).

I PREZZI DEI FUTURES

Il contratto Cv1 per il mais, quello più attivo alla Chicago Board of Trade, ha raggiunto lunedì gli 8,03 dollari al bushel (l’unità di misura utilizzata per i futures dei cereali, in maniera simile al “barile” nel caso del petrolio). Il contratto Sv1 per i fagioli di soia è arrivato invece a 16,89 dollari al bushel, mentre il Wv1 del grano a 11,33 dollari.

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L’andamento dei futures del mais. Grafico via Bloomberg.

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