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Lo scenario economico europeo e la strategia del governo Meloni

A livello europeo sta emergendo un quadro macroeconomico coerente con la strategia del governo Meloni, tutta finalizzata a mettere i sacchetti di sabbia davanti a porte e finestre in attesa che passi la buriana. L'analisi di Giuseppe Liturri

 

In mesi in cui si naviga davvero a vista, qualsiasi dato che consenta di avere un minimo di visibilità sul futuro dell’economia è atteso ed analizzato con grande attenzione. Ed oggi abbiamo appreso che, a novembre, l’economia dell’eurozona continua ad essere in forte rallentamento, ma arrivano segnali che indicano almeno una stabilizzazione della situazione rispetto ai mesi precedenti.

Sono le conclusioni che emergono dalla lettura dei dati dell’indice PMI pubblicato oggi da S&P Global relativi all’Eurozona nel suo complesso e Germania e Francia. Si tratta di indici calcolati sulla base di indagine campionarie eseguite presso i direttori degli acquisti che costituiscono spesso un accurato anticipatore dei dati rilevati ufficialmente nei mesi successivi.

L’eurozona nel suo complesso resta in territorio negativo (indice inferiore a 50) ma sostanzialmente poco mosso rispetto ad ottobre, con l’indice composito tra manifatturiero e servizi che sale da 47,3 a 47,8 e l’indice PMI (che osserva anche altre variabili) in salita da 46,4 di ottobre a 47,3.

Germania e Francia si differenziano per una maggiore contrazione nel primo Paese rispetto al secondo. Ma la dinamica rispetto ad ottobre vede i tedeschi in lieve risalita ed i francesi in lieve discesa.

La frenata, come già evidente ad ottobre, investe il settore manifatturiero ed i comparti a più elevata intensità di consumi energetici o comunque legati alla produzione energetica. I servizi continuano a rallentare per effetto del calo della domanda dei consumatori.

Tra le cause che hanno portato almeno al rallentamento della caduta del livello di attività economica, si segnalano l’attenuarsi delle strozzature lungo le catene internazionali di fornitura, il clima autunnale mite in tutta Europa che ha allentato la pressione sui prezzi energetici ed i primi segnali di arresto della crescita dei prezzi alla produzione.

Questi indicatori sono coerenti con una previsione di riduzione del PIL dell’eurozona nel quarto trimestre pari al 0,2%. Un dato tutto sommato accettabile, se si considerano i rischi che tuttora incombono sull’economia del vecchio continente.

La settimana prossima conosceremo il dettaglio relativo all’andamento dell’Italia ma questi primi indicatori avvalorano il quadro di una recessione di moderata intensità che sta investendo l’eurozona a cavallo tra fine 2022 ed inizio 2023. Cosa accadrà dopo il primo trimestre resta sotto l’influenza di troppe variabili incognite la cui stima appare davvero difficile se non impossibile. Un quadro coerente con la strategia del governo Meloni, tutta finalizzata a mettere i sacchetti di sabbia davanti a porte e finestre in attesa che passi la buriana.

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