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Leonardo Webuild

Leonardo-Webuild: partita da 300 milioni sullo stadio della semifinale di Qatar 2022

I Mondiali sono finiti da tempo, ma la disputa tra Leonardo e Webuild ancora no. Tutti i dettagli

Più che una partita di calcio, quello tra Leonardo e Webuild è un vero e proprio match di pugilato che dura da ormai quattro anni, prima cioè che avessero inizio i Mondiali qatarioti e che sta proseguendo anche ben dopo il fischio che ha segnato la fine dell’evento sportivo.

L’ARBITRATO TRA LEONARDO E WEBUILD

Un match che ha le forme dell’arbitrato, come sempre quando ci sono di mezzo società e soprattutto tantissimi soldi. Ed è questo il caso visto che il lodo che ne uscirà vale qualcosa come 300 milioni.

LO STADIO DEI DISSAPORI

Leonardo a Webuild litigano ancora sulla commessa del Bayt Stadium di Al Khor City, stadio da circa 70mila posti in cui si sono disputate una decina di partite del Mondiale, tra cui la semifinale del 14 dicembre vinta dalla Francia sul Marocco per 2-0. Il 20 novembre, questo impianto dalla forma di tenda ha visto il Qatar e l’Ecuador giocare la prima partita della Coppa del Mondo FIFA “dopo una sorprendente cerimonia di apertura, che ha tagliato il nastro del più grande torneo di calcio del mondo”, come annota il sito ufficiale.

Lo stadio prende il nome dal termine “bayt al sha’ar”, ovvero dalle tende beduine utilizzate storicamente dalle popolazioni nomadi in Qatar e nella regione del Golfo. Tutt’attorno, in uno spazio pari a quello di trenta campi da calcio, Al Bayt Park presenta ampie aree verdi con postazioni dedicate agli esercizi fisici e al gioco, piste ciclabili, percorsi per il running e per escursioni a dorso di cavallo o di cammello.

L’arbitrato – scrive MF-Milano Finanza – è partito circa tre anni prima del fischio d’inizio dei Mondiali, il 25 ottobre 2019, quando la joint venture tra Leonardo e Psc lo ha avviato alla Camera di Commercio Internazionale nei confronti di Gsic, un’altra joint venture composta da Galfar Al Misnad Engineering and Contracting, Salini Impregilo (ora Webuild) e Cimolai.

IL MOTIVO DEL CONTENDERE

La joint venture Leonardo-Psc, come subappaltatore del contratto di fornitura di lavori meccanici ed elettrici, chiede a Gsic  300 milioni di euro «a titolo di costi da ritardo, riconoscimento varianti e più in generale risarcimento danni». Secondo la tesi sostenuta da Leonardo & C, «il regolare avanzamento dei lavori subappaltati è stato fortemente condizionato da una serie di ritardi non imputabili a Leonardo e Psc, dall’introduzione di numerose integrazioni e varianti rispetto alle opere inizialmente pattuite nonché dalle carenze della documentazione tecnica predisposta da Gsic».

LA REPLICA DEL CONVENUTO

Da parte sua Gsic ha presentato una domanda riconvenzionale per chiedere all’arbitrato «il riconoscimento dei costi sostenuti per conto del subappaltatore e un risarcimento per i maggiori oneri sostenuti a causa dei ritardi e delle negligenze dello stesso». Gsic chiede a questo titolo 173 milioni di euro. L’ultima udienza si è tenuta a Doha e il fischio finale dovrebbe risuonare entro la fine del mese.

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