Skip to content

unicredit

Cosa c’è nella legge di bilancio dello Stato

Questa è la legge di bilancio spiegata in meno di una pagina. Il punto di Liturri.

Ci sono due modi di leggere e comprendere la legge di bilancio dello Stato.

Se si fa parte dell’opposizione, il metodo è quello di cogliere fior da fiore, alla ricerca della norma che dispone maggiori entrate o minori spese per contestare la politica di austerità del governo (salvo dimenticarsi che l’austerità era buona quando i partiti oggi all’opposizione erano al governo).

Se si fa parte del governo, il metodo è quello di scegliere le migliori ciliegie dal cesto, alla ricerca della norma che dispone minori entrate o maggiori spese per avvalorare la tesi che il governo non fa austerità e stimola l’economia.

Sono entrambi metodi sbagliati.

Per il semplice ed essenziale motivo che tutte le decisioni di maggiori o minore spesi o maggiori o minori entrate, disseminate nei 144 articoli da pochi giorni all’esame della Camera, sono una massa unitaria. Non esistono maggiori/minori entrate specificamente legate a maggiori/minori spese.

E questo elementare principio è scritto a chiare lettere nella relazione illustrativa a pagina 34, dove leggiamo che «il principio di unità del bilancio dello Stato stabilisce che ogni spesa sia finanziata con una quota del complesso delle entrate e che ogni entrata finanzi una quota della spesa, determinando così il divieto dei tributi di scopo…».

Detto in altre e più banali parole, tutte le spese finanziano tutte le entrate. Non ci sono relazioni «uno a uno» o «uno a molti», ma «molti a molti». Nei bilanci si ragiona per masse, non c’è, salvo rare eccezioni, una entrata che finanzi una spesa.

Invece il dibattito in questi giorni si è concentrato sull’analisi di singole misure, attività del tutto sterile. Perché tutti saranno sempre in grado di trovare una o più norme che danno o tolgono qualcosa. Allora che senso ha citarne solo alcune, a piacere? È la somma che fa il totale, diceva Totò.

E il totale parla chiaro, piaccia o non piaccia.

Se il governo non avesse scritto una solo riga di questa legge, avremmo avuto nel 2025 (per semplicità trascuriamo 2026 e 2027) un saldo netto da finanziare (concetto diverso ma non molto lontano dal deficit o indebitamento netto, che dir si voglia) inferiore per 8,2 miliardi rispetto al 2024.

Questa era la traiettoria cosiddetta a legislazione vigente.

Invece, nei 144 articoli si concentrano maggiori spese e minori entrate che, cumulate, valgono 14,5 miliardi. A cui si aggiungono 4,9 miliardi di rifinanziamenti/riprogrammazioni di missioni (cioè attività specifiche) dei vari ministeri. E saliamo così a 19,4 miliardi che costituiscono la parte in cui il governo dà.

Da dove il governo intende prendere quei 19,4 miliardi? Per 8,2 miliardi facendo un maggior ricorso al debito, per 9,6 miliardi tagliando altre missioni dei ministeri, e per 1,6 miliardi beneficiando della cosiddetta “retroazione” (effetto positivo sulle entrate tributarie e contributivi della maggiore crescita).

Questa è la legge di bilancio spiegata in meno di una pagina.

Dopodiché, chi vuole continuare a trastullarsi con il commento ad ogni singola norma, continui pure.

Si poteva fare di più degli 8,2 miliardi messi sul piatto senza ricorrere a tagli? Se non avessimo avuto la procedura d’infrazione di Bruxelles sul collo, con la necessità di passare da un deficit/PIL del 3,8% al 3,3%, certamente sì senza probabilmente scuotere i mercati.

Ma siamo nella gabbia europea e queste sono le corte catene che ci legano.

 

Torna su