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Pensioni

Lo scherzetto del governo sulle pensioni

La nuova finanziaria prevede il taglio delle aliquote di rendimento per il calcolo della quota retributiva per i pensionati che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 e che abbiano una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni. L'intervento (critico) di Michele Poerio, segretario generale Confedir e presidente nazionale Federspev

Dopo lo schiaffo della Finanziaria 2023 (taglio della rivalutazione delle pensioni del ceto medio e delle categorie dirigenziali) arriva al Senato il testo della legge finanziaria per il 2024 che prevede una sonora legnata che francamente non ci aspettavamo (art. 33).

Ci rendiamo conto che la crisi attuale nel Medio Oriente, il protrarsi della guerra in Ucraina, le stime del Fondo Monetario Internazionale  sulla crescita del nostro PIL allo 0,7% per l’anno in corso e allo 0,5% per il prossimo e le grandi calamità naturali avranno un impatto sicuramente negativo sulla nostra economia. E se a tutto ciò si aggiunge il ritorno al Patto di Stabilità (anche se attenuato), dopo i due anni di sospensione causa Covid, la situazione non sarà molto felice.

Ciononostante la Finanziaria non è fra le peggiori e contiene svariati elementi positivi, ma non è accettabile l’atteggiamento persecutorio del Governo nei confronti dei pensionati che hanno già subìto (per ben 14 anni degli ultimi 17) tagli della perequazione e contributi di solidarietà vari, come è inaccettabile il sottofinanziamento della sanità di cui parleremo in altra sede. Rammentiamo solamente che il definanziamento del SSN si attesta al 6,6% del PIL e nel prossimo biennio è previsto che scenda al 6,1% (contro l’11% della Germania, il 10% della Francia e il 9,3% della Gran Bretagna).

Si ha l’impressione che il Governo “tutto” sia impegnato allo spasimo a penalizzare il ceto medio e dirigenziale, pur sempre rappresentato da oltre 5 milioni di cittadini potenzialmente votanti, e realmente sostenitori di oltre il 60% di tutta l’IRPEF.

Il taglio della rivalutazione delle pensioni previsto dalla Finanziaria 2023 fornisce all’Erario oltre 3,5 miliardi e in 10 anni determinerà un danno da 13-15 mila a 120 mila euro per le pensioni da 2.600 a 10.000 € lordi mensili e chiaramente superiore per le pensioni di importo più elevato.

Nella Finanziaria 2024 le penalizzazioni saranno maggiori come di seguito evidenzieremo.

Quale criterio politico può avere suggerito a “tutto” il governo il ripristino (dopo solo un anno dal recupero del governo Draghi del miglior criterio di indicizzazione a “scaglioni”) se non quello di utilizzare le pensioni “medio- alte” come Bancomat per “dazioni” di natura assistenziale che debbono essere sostenute dalla fiscalità generale?

COSA POTREBBE CAMBIARE PER LE PENSIONI

Il su citato articolo 33 della Finanziaria 2024 aumenta, inoltre, i furti  a carico dei pensionati prevedendo dal 1 gennaio del prossimo anno il taglio delle aliquote di rendimento per il calcolo della quota retributiva per i pensionati che hanno già iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995 (cioè prima dell’entrata in vigore della legge Dini) e che abbiano una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni.

Si tratta di modifiche peggiorative che interessano oltre 700.000 pensionandi pubblici e solo alcune casse previdenziali confluite prima nell’INPDAP e poi nell’INPS.

Precisamente la cassa previdenziale dei dipendenti degli Enti locali (Cpdel),la cassa degli insegnanti di asilo e delle elementari (Cpi), la cassa degli ufficiali giudiziari (Cpug) e la cassa pensioni sanitari (Cps). Mi piace ricordare alla politica tutta che la cassa pensioni sanitari (medici, ecc.) era la più ricca di tutti gli altri Enti previdenziali grazie all’elevato contributo (il 33% dello stipendio rispetto al 23-25% delle altre casse) ed al momento del suo assorbimento da parte dell’INPS aveva oltre 14 mila miliardi di lire di attivo e 40 mila immobili in proprietà, soldi che sono serviti per tappare i buchi dell’INPS e di altre casse.

Qualora questo articolo non venisse eliminato, i tagli potrebbero essere pesantissimi:

  • per una pensione di vecchiaia di 30-35 mila € lordi anno si può verificare un taglio di 500 € circa che proiettato sull’attesa di vita media raggiunge un mancato aumento di oltre 71 mila euro;
  • per una pensione di 40 mila € il taglio può essere di oltre 5.500 € anno che arriverebbe ad oltre 95 mila € se proiettato sull’attesa di vita media;
  • per una pensione di 50 mila € il taglio ammonterebbe ad oltre 7.000 € anno con una perdita complessiva di oltre 120 mila €. E via fregando..

Per i medici assunti dal 1981 e il 1995 la perdita oscilla fra il 5 e il 25% dell’intera pensione. Il che determinerà una ulteriore loro fuga dal SSN.

Ma non finisce qui, questa non sarebbe l’unica beffa rivolta a tale categoria perché le aliquote delle rivalutazioni verrebbero utilizzate per calcolare anche il costo dei riscatti come ad esempio gli anni di laurea, riscatto che attualmente costa meno di 20 mila € ma che con la nuova regola  salirebbe a oltre 66 mila € . E sempre a questi sfortunati toccherà aspettare molto di più per avere la liquidazione.

Il risparmio che il Governo realizzerà con questo scherzetto (senza dolcetto, dato che siamo nelle giornate Halloween) è di circa 8 miliardi e guarda caso il costo del prossimo rinnovo contrattuale dei dipendenti pubblici ammonterebbe a 7,3 miliardi.

Cosa siamo autorizzati a pensare, senza bisogno di fare dietrologia se non che il Governo con una mano dà e con l’altra toglie?

I sindacati medici sono già sul piede di guerra avendo proclamato lo stato di agitazione e uno sciopero nel mese di dicembre.

Ma pare che il Governo, resosi conto del pericolo di una possibile fuga dal SSN di 4-5 mila medici stia cercando di metterci una pezza ipotizzando di attenuare o eliminare l’art.33 utilizzando un maxi emendamento. Sappiamo bene, però, che le pezze sono spesso peggiori dei buchi.

Noi come CONFEDIR, FEDER.S.P.eV. e Aps Leonida abbiamo già reagito a livello legale in ambito nazionale ed europeo a tutela delle nostre pensioni e dei nostri pensionati così grossolanamente penalizzati dalla Finanziaria 2023 e ancora reagiremo contro le nuove penalizzazioni contenute nella Finanziaria 2024.

Al Governo diciamo che siamo sempre disponibili ad ogni confronto ed approfondimento ma aggiungiamo con forza: via le mani dalle tasche dei pensionati!

Siamo stanchi di essere il perenne pozzo di San Patrizio di tutti i Governi (ad eccezione del Governo Draghi) che si sono succeduti negli ultimi 30 anni!

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