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L’economia dell’eurozona è già sull’orlo della recessione, ecco gli ultimi dati

Che cosa emerge dal primo flash degli indici anticipatori PMI pubblicati da Standard & Poor’s relativi all’eurozona. L'analisi di Giuseppe Liturri

 

L’economia dell’eurozona è in frenata e già sull’orlo della recessione. È il dato che arriva stamattina dalla lettura del primo flash degli indici anticipatori PMI pubblicati da Standard & Poor’s relativi all’eurozona ed alle sue due principali economie (Germania e Francia). Come al solito, il dato completo sarà disponibile ad inizio ottobre.

A settembre si registra il terzo mese di consecutivo di frenata sia dell’attività manifatturiera che dei servizi.

L’indice composito è sceso a 48,2 (48,9 agosto). L’indice del settore terziario è sceso a 48,9 (agosto 49,8) e quello manifatturiero è in calo a 48,5 (49,6 agosto). Ricordiamo che un valore inferiore a 50 segnala contrazione dell’attività.

Germania e Francia presentano un andamento differenziato. Da Berlino le notizie sono decisamente peggiori e l’indice composito scende a 45,9 (46,9 agosto), mentre Parigi mostra una discreta tenuta (51,2 contro 50,4 di agosto) grazie al settore dei servizi che compensa l’arretramento del settore manifatturiero.

Fatta eccezione per la crisi pandemica, non si registravano dati così bassi dal 2012.

Il quadro a tinte fosche è completato dalle prospettive per i mesi successivi. Diminuzione degli ordini inevasi, flusso dei nuovi ordini ed aspettative di rallentamento pongono anche una pesante ipoteca per l’andamento di ottobre e dell’intero quarto trimestre, per il quale il segno negativo davanti alla variazione del Pil appare un evento molto probabile.

Innegabile il ruolo esercitato dall’aumento dei costi energetici, attraverso il rallentamento della domanda frenata dai prezzi crescenti. Significativo anche l’impatto sulla produzione che in molti casi è stata limitata per la sopravvenuta antieconomicità.

Comincia quindi a consolidarsi nei dati, seppure basati su indagini campionarie presso le imprese, lo scenario che fino a ieri tutti i previsori definivano come “scenario grave”, per distinguerlo da quello “avverso”. E diventa sempre più grave la responsabilità di chi  – avendo tutti gli strumenti per leggere in anticipo l’avverarsi di questi eventi – ha caparbiamente tenuto fermo il saldo del bilancio pubblico. Preferendo spostare somme da una voce all’altra o redistribuire buona parte del maggior gettito fiscale gonfiato dall’inflazione, per adottare provvedimenti di breve respiro.

Come accadde durante la pandemia, la politica di bilancio sarà costretta ad intervenire comunque. Avverrà tardi e sostenendo un maggior costo. Con l’aggravante che questa volta la Bce sta remando pure in direzione contraria, essendo ormai lanciata verso un ciclo di rialzo dei tassi.

Ancora una volta ci presentiamo a mani nude davanti ad una recessione che rischia di trasformarsi in depressione economica.

 

 

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