Gira in rete, in questi giorni, l’allarme per l’andamento fuori controllo del debito pubblico italiano.
Ecco la notizia: “Secondo i dati Unimpresa, è aumentato di 71 miliardi al ritmo di 6 miliardi al mese con un incremento del 3,1%; nei dodici mesi precedenti era cresciuto della metà, ovvero 35 miliardi annui, circa 3 miliardi al mese, con un incremento dell’1,5%”.
Finta costernazione per i destini dell’Italia, e malcelato gaudio per i tifosi dell’opposizione.
Ci siamo abituati: ogni dato deve essere controllato, ma non con riferimento alla tale o talaltra organizzazione che ha elaborato i dati, ma andando direttamente alle fonti ufficiali: per il debito pubblico, alle pubblicazioni di Banca d’Italia, “Finanza pubblica: Fabbisogno e Debito”.
Una domanda, incuriosisce: ma perché mai non si fanno i conti del 2018, rispetto al 2017, contando i mesi da gennaio a dicembre di ciascun anno, ed invece stavolta si contano i dodici mesi partendo da febbraio del 2018 per arrivare al gennaio 2019?
Qui, vi anticipiamo la risposta.
A gennaio scorso, è successo di tutto: sui mercati finanziari c’era il terrore che la Fed alzasse ancora i tassi di interesse facendo crollare il mercato del debito denominato in dollari. Tutti si sono riversati sui titoli sicuri, ed il Tesoro ne ha approfittato.
La verità, dunque, è che il debito non è affatto fuori controllo, e che il Tesoro invece ha fatto man bassa di capitali sul mercato finanziario, mettendo tutto a riserva presso la Banca d’Italia.
Spiegare che cosa è successo è assai semplice.
Il Tesoro si indebita sul mercato per finanziare la quota delle spese che non è coperta dalle entrate: è il fabbisogno di cassa, che equivale al deficit delle entrate. Ovvio, no?
Accade però che il profilo annuo dei versamenti delle tasse da parte dei contribuenti e l’andamento delle spese mensili non siano assolutamente costanti: le entrate e le spese si concentrano in alcuni mesi dell’anno. Anche questo è risaputo.
Accade, infine, che anche i rinnovi dei titoli emessi in precedenza e le nuove emissioni non siano mai allineate con i fabbisogni mensili.
Il Tesoro intrattiene quindi un Conto di Tesoreria presso la Banca d’Italia: una sorta di salvadanaio, a cui fa affluire le risorse che non servono per fare fronte al fabbisogno mensile.
Vediamo i numeri, tirati giù dal Bollettino “Finanza pubblica: fabbisogno e debito” pubblicato dalla Banca d’Italia. Già il titolo conferma che bisogna guardare a due fenomeni diversi.
Il fabbisogno delle Pubbliche Amministrazioni è stato di 62 miliardi di euro nel 2017 e di 42 miliardi nel 2018. Nessun aumento del deficit di cassa, dunque; anzi, c’è stata una riduzione di 20 miliardi netti tra il 2018 ed il 2017.
Il debito pubblico, che tiene conto delle disponibilità liquide del Tesoro presso la Banca d’Italia, è passato dai 2.263 miliardi di fine 2017 ai 2.317 miliardi di fine 2018: è aumentato dunque di 54 miliardi, di cui 42 sono serviti per coprire il fabbisogno. Le disponibilità liquide sono passate dai 7 miliardi di fine 2017 ai 32 miliardi di fine 2018: il Salvadanaio del Tesoro ha accumulato ben 25 miliardi di scorta.
Andiamo a vedere che cosa è successo nel mese di gennaio 2019: il debito pubblico è schizzato, passando dai 2.317 miliardi di fine dicembre 2018 ai 2.357 miliardi di euro. Una botta da 40 miliardi secchi, in un mese solo.
Che cosa è successo?
Il Salvadanaio si è gonfiato ancora passando dai 32 miliardi di fine dicembre a 62 miliardi di fine gennaio: sono loro, esattamente i 40 miliardi di maggior debito, che sono andati ad incrementare la scorta di cassa del Tesoro.
A gennaio, il mondo finanziario era terrorizzato per il comportamento della Fed americana: un ulteriore aumento dei tassi avrebbe creato seri problemi a chi ha accumulato debiti in dollari, provocando default sistemici. Anche Donald Trump si era infuriato.
Meglio correre a comprare titoli di Stato italiani: ed il Tesoro ne ha approfittato.
La notizia è vera, ma le considerazioni ed i calcoli effettuati in conseguenza sono assolutamente fuorvianti: il Tesoro, oggi, ha in cassa 75 miliardi di euro di scorta, una somma enormemente superiore al deficit del 2019.
Le finte verità sul debito pubblico fuori controllo.