È allarme discount. Gli italiani per la spesa preferiscono sempre più rivolgersi alle cosiddette “sottomarche”, nella necessità evidente di risparmiare, considerato l’aumento del costo della vita. Un allarme che dovrebbe suonare alle orecchie dell’esecutivo, dato che indica che una larga fascia di italiani stanno risparmiando perfino su ciò che mettono in tavola ma se così non fosse ci pensa la grande distribuzione italiana, parecchio agitata, a portare il tema sotto le finestre di Palazzo Chigi. Anche perché discount è sinonimo di catene estere, per lo più tedesche.
IL GOVERNO È ATTESO ALLE CASSE
Sono questi, in soldoni, i principali dati del Rapporto Coop 2023 sui consumi e gli stili di vita degli italiani. Un rapporto eterogeneo, che abbraccia temi come l’irruzione dell’intelligenza artificiale nelle nostre vite e il cambiamento climatico, attraverso il quale il gigante della grande distribuzione non si limita a fotografare la situazione in atto, facendo pressione sul governo con le proprie istanze. Impossibile non vederlo con la slide intitolata “Il triste declino dell’identità alimentare” che dovrebbe solleticare i palati sovranisti di chi oggi siede all’esecutivo, in una inedita alleanza – o almeno tentativo di dialogo – tra cooperativa rossa ed esecutivo destracentrico.
In soli quattro anni, viene denunciato nel rapporto, l’avanzata dei low cost è cresciuta in Italia di 4,1 punti divorando il 23 per cento del mercato. E secondo i dati Coop-Nomisma 8 italiani su 10 nei prossimi 12/18 mesi si rivolgeranno con maggiore continuità ai discount per mitigare l’effetto dell’inflazione. Sempre per Coop, la perdita del potere d’acquisto ha fatto un balzo di 15 punti. E le conseguenze sono appunto la necessità di tirare i cordoni della borsa. Festeggiano perciò le catene di discount.
Un allarme ribadito dalla maggioranza dei manager del food and beverage interpellati nel sondaggio secondo i quali il discount sarà il canale distributivo che beneficerà della crescita migliore nello stesso periodo di previsione. Lo confermano anche i dati, freschissimi di elaborazione, di agosto: mentre la distribuzione scende di 0,2% in volumi, i discount crescono di +1,7%.
VERSO LA GERMANIZZAZIONE DELLA SPESA
Se a tutto ciò ci aggiungiamo il calo negli ultimi due anni di 15 punti nei consumi degli italiani nei reparti ortofrutta (un calo non casuale, dato che parallelamente il prezzo medio della merce esposta è salito di 16 punti) e che nel prossimo anno/anno e mezzo molti consumatori temono che saranno costretti a diminuire ulteriormente gli acquisti di frutta e verdura per far quadrare il bilancio, si intuisce il tenore dell’appello che Coop inoltra al governo: non ci sono in ballo solo le sorti della gdo, ma anche la tenuta della cosiddetta “dieta mediterranea” (che ha nella grande varietà di ciò che si mette nei piatti il principale punto di forza, mentre il risparmio costringe a consumare sempre lo stesso cibo) e soprattutto l’identità nazionale che passa anche e soprattutto dalla sovranità alimentare. Il governo degli autarchici potrà permettere la germanizzazione della filiera della spesa? L’appello di Coop è partito, resta da vedere se l’esecutivo risponderà.