skip to Main Content

Formazione

L’Agenda Messina (Intesa Sanpaolo), il sigaro di Montezemolo, le inchieste di Open

Messina (Intesa Sanpaolo), Montezemolo (Sigaro Toscano), Meta, Telefonica, Open e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

L’AGENDA DI MESSINA (INTESA SANPAOLO)

 

MONTEZEMOLO SI FUMA IL SIGARO TOSCANO

 

UNA CORRIDA PER MARK

 

CARTOLINA DALLA SPAGNA

 

CARTOLINA DALL’UE

 

CARTOLINA DALLA CALABRIA

 

GLI APPROFONDIMENTI DI OPEN FONDATO DA ENRICO MENTANA:

 

QUISQUILIE & PINZILLACHERE

+++

COSA HA DETTO MESSINA DI INTESA SANPAOLO AL QUOTIDIANO LA STAMPA (qui la versione integrale dell’intervista):

Il taglio del cuneo fiscale non è strutturale perché avrebbe impattato sulle pensioni. Siamo dentro una trappola?

«Dire come va fatta la manovra è il nuovo sport nazionale. Un po’ come fare gli allenatori della Nazionale. Con un debito pubblico come il nostro, dobbiamo garantire stabilità e ottimizzare la spesa pubblica. Questa manovra garantisce stabilità al debito pubblico. Penso, poi, ai 300 miliardi di immobili nelle mani dello Stato: valorizzandoli e cedendoli si potrebbe ridurre il debito pubblico e questo ci darebbe ossigeno per leggi di bilancio di più ampio respiro. Per accelerare gli investimenti, invece, bisogna imparare a spendere meglio. L’importante è non farsi frenare da chi dice che le cose non si possono fare: immaginare nuove soluzioni ogni giorno è il mestiere di ognuno di noi. Anche se costa fatica farlo».

Si possono davvero vendere gli immobili di Stato?

«Sono 10 anni che lo ripeto. E qualunque Paese normale lo avrebbe preso in considerazione per rendere più sostenibile il proprio debito».

Intanto l’Europa ci mette più vincoli perché il nostro debito è al 144% del Pil anche per il Superbonus, mentre il Pnrr che dovrebbe essere il motore della nostra crescita non decolla.

«Non credo che sia solo il Pnrr ad aiutare la crescita. Per me è fondamentale mettere soldi in tasca alla famiglie, riducendo le tasse. Questa è una componente espansiva della manovra. E poi spesso ci dimentichiamo che, anche per il Superbonus, l’Italia è il Paese dove gli investimenti sono aumentati di più rispetto al periodo pre Covid. Così come la nostra economia: abbiamo fatto +3,3% contro il 2,2% della Francia e la crescita nulla o addirittura negativa di Germania e Spagna. Il nostro vero tema è far scendere il debito pubblico e far crescere la nostra credibilità, anche usando i fondi del Pnrr. Li abbiamo utilizzati ancora in maniera limitata: se accelereremo nel 2024, l’economia crescerà. Comunque anche il debito degli altri Paesi è cresciuto. Abbiamo alcuni punti di debolezza, ma anche tanti punti di forza».

Quando chiediamo flessibilità all’Europa, facciamo una richiesta di buon senso o da un Paese che non ce la fa?

«Voglio essere molto netto. Non dobbiamo ridurre il debito perché ce lo chiede l’Europa o la Germania. Dobbiamo farlo per noi, per la sostenibilità dei nostri conti pubblici. Quando diciamo che vogliamo essere indipendenti dagli altri, però, dobbiamo ricordarci che 800 miliardi del nostro passivo sono sostenuti dalla Bce. Quello che deve essere certo e sostenibile è il piano di rientro».

La Bce ha fatto bene ad alzare i tassi?

«Quello dei tassi negativi era un mondo sbagliato. È giusto, invece, che il costo del denaro oscilli tra il 2 e il 4%. Non so dire se la Bce abbia sbagliato la tempistica nell’aumentare i tassi, ma il livello attuale mi pare corretto rispetto all’inflazione, la cui riduzione mi sembra a portata di mano».

Però per molti è esplosa la rata del mutuo e ottenere finanziamenti è diventato più difficile.

«Il 60% dei mutui è a tasso fisso. Il 30% dei variabili ha un cap e le banche sono disponibili a rimodulare costi e tassi perché nessuna ha interesse a creare insolvenze. Per le aziende il rapporto tra disponibilità di cassa e debito è al 66%, in Europa è al 90%; per le famiglie siamo al 60% contro il 90% dell’Europa. Purtroppo, però, cresce molto la povertà. E anche se il nostro Paese sta meglio di altri, bisogna intervenire a sostegno di chi è più in difficoltà».

La tassa sugli extraprofitti ha fatto molto discutere. Come andava gestita?

«A maggio sono stato l’unico a dire che se la extra tassazione fosse stata usata contro le disguaglianze, la banca sarebbe stata a favore. Sono convinto che sia giusto soprattutto a fronte di utili che superano anche le aspettative. E per questo abbiamo lanciato un piano da 1,5 miliardi in 5 anni: sarebbe giusto che lo facessero tutte le aziende che hanno molti utili. La remunerazione degli azionisti è fondamentale, ma sono gli azionisti stessi ad apprezzare l’impegno sociale delle imprese. Senza che siano altri a chiederlo. Purtroppo si vedono poche aziende che agiscono in questo modo. Così come vanno alzati gli stipendi».

Oltre il salario minimo?

«Sì. Noi faremo più di 7,5 miliardi di utile netto. Di fronte a una richiesta di aumento di 435 euro lordi al mese come faccio a dire no? Bisogna dimostrare alle proprie persone che ci si prende cura di loro. Sono loro che ci permettono di fare questi utili. A pazienza se gli economisti dicono che gli aumenti salariali fanno aumentare l’inflazione».

Nel 2024 in Europa si vota. Da un lato Draghi chiede più unità; dall’altro Salvini chiama a raccolta i sovranisti.

«Se l’Europa vuole competere con la Cina e gli Stati Uniti deve avere un grande disegno. Altrimenti come Italia possiamo essere un Paese che si gioca la sua partita, ma in una dimensione limitata. Per funzionare, però, l’Ue non può essere quella di oggi prigioniera dei diritti di veto. Serve un ministro dell’economia europeo, un ministro della difesa… L’Italia da sola non può farcela, ma deve puntare a far crescere il proprio peso relativo».

+++

COSA SUCCEDE FRA LE ISTITUZIONI E INTESA SANPAOLO. L’APPROFONDIMENTO DI START MAGAZINE

Back To Top