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Abi Sindacati

Ecco la guerra dell’Abi di Patuelli al Bail-in. Il Punto di Soto

Parole e mosse dell'Abi presieduta da Antonio Patuelli su norme, fisco, Bail-in e non solo. Il Punto di Fernando Soto

 

La firma sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, lo scorso 19 dicembre, è solo la ciliegina sulla torta del terzo mandato alla presidenza dell’Abi di Antonio Patuelli. Il quale, col vento in poppa e un consenso unanime da parte dei banchieri italiani, si appresta a guidare l’organizzazione di Palazzo Altieri, dal prossimo luglio, per la quarta volta.

Leader dell’Associazione bancaria era diventato all’improvviso, quando il suo predecessore Giuseppe Mussari si dimise (gennaio 2013) travolto dalle inchieste giudiziarie relative al Monte dei Paschi di Siena. L’Abi, allora, era ammaccata e il numero uno della Cassa di risparmio di Ravenna, in tempi rapidissimi, è riuscito a restituirle prestigio e autorevolezza. Il compito non era facile, ma la svolta è arrivata. Il peso politico è cresciuto e si è consolidato nel tempo.

Non a caso, l’Associazione delle banche è riuscita dialogare con tutti i governi che si sono succeduti facendo valere le sue ragioni: in campo fiscale, Patuelli ha portato a casa importanti risultati sia sulla deducibilità delle perdite sui crediti sia sulla svalutazione degli interessi passivi. Una boccata d’ossigeno, per gli istituti di credito, che hanno affrontato e superato la crisi con più denaro fresco a disposizione (le riforme in favore delle banche valevano qualche miliardo).

Di Patuelli, i massimi rappresentati del settore bancario italiano apprezzano soprattutto l’equilibrio e la capacità di sintesi fra le diverse anime dell’associazione: si tratta di discutere, valutare e poi decidere, in vari ambiti, dove gli interessi e le esigenze dei diversi istituti non sempre collimano. Ma non solo. I big del settore gli riconoscono anche tenacia e fermezza.

Il presidente dell’Abi si è battuto come un leone, a esempio, anche in sede europea, quando si è trattato di contrastare le regole sulla risoluzione delle crisi bancarie e in particolare quelle relative al Bail in, che stabiliscono, di fatto, un danno ad azionisti, obbligazionisti subordinati e anche correntisti con depositi oltre 100.000 euro in caso di dissesto di una banca.

Contro il Bail-in, Patuelli si è scagliato subito, appena diventato presidente Abi, quindi con largo anticipo rispetto all’entrata in vigore della direttiva Ue che oggi, seppur mai applicata concretamente, ha destabilizzato l’industria bancaria minando la fiducia.

Patuelli definì senza mezzi termini il bail incostituzionale, perché la nostra legge fondamentale dello Stato tutela il risparmio, mentre le regole europee la calpestano clamorosamente.

Se il Bail-in non è finito al vaglio della Corte costituzionale – come lamenta l’analista Giuseppe Liturri su Start – è dovuto al fatto – sottolineano osservatori bancari – che per portare una norma a Palazzo della Consulta è indispensabile un giudizio (tecnicamente si definisce ricorso incidentale). Tuttavia, proprio a motivo della sua mancata applicazione, non è mai stato possibile – né per l’Abi né per le associazioni dei consumatori – sollevare cause sulla contestata norma europea.

Quanto al Fondo interbancario di tutela dei depositi, vale la pena sottolineare che è stata la sentenza del Tribunale europeo (19 marzo 2019) a restituire piena operatività al Fondo stesso: non si tratta, insomma, di una opinione personale di Patuelli. Del suo coraggioso pensiero e della sua azione, in ogni caso, ne danno conto articoli, interviste e relazioni.

Non c’è da meravigliarsi, insomma, se anche oggi continua a puntare il dito contro un quadro normativo, quello europeo, che ha contribuito a rendere farraginosa la soluzione delle crisi bancarie, minando la fiducia e il rapporto tra le banche e i loro clienti.

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