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Manovra

La manovra (in pillole) vivisezionata da Giuliano Cazzola

L'analisi dell'editorialista Giuliano Cazzola sulla manovra di bilancio del governo Conte 2

 

“Secondo la fisica il calabrone non potrebbe volare. Eppure vola”. Ad ognuno di noi è capitato di aver udito o usato una simile considerazione a proposito di questo insetto, le cui ali piccole e leggere non potrebbero reggere – in base alle teorie aerodinamiche de noantri – un corpicino piuttosto robusto. Ebbene, il calabrone, nella sua accezione pseudo-scientifica, potrebbe diventare il simbolo del governo Conte 2, che riesce a svolazzare nonostante le piccole ali, per di più ricoperte di piombo. Ma forse l’immagine del calabrone – che è pur sempre un prodigio di madre natura – non si addice ad un esecutivo tanto malandato.

Il paragone più pertinente sarebbe quello di un malato che non si decide a tirare le cuoia, nonostante che, più volte, gli sia stato somministrato l’olio santo e i parenti abbiano convocato inutilmente le prefiche. Per farla breve, il governo giallo-rosso sta varando la legge di bilancio, tra compromessi, rinvii, spostamenti di date, in un clima di rissosità all’interno della maggioranza. A dire il vero, in politica ci vorrebbe più stile nelle liti tra alleati rispetto a quanto hanno dimostrato le forze della coalizione: ma tant’è. Bisogna ammettere che il percorso della legge di bilancio è stato assai accidentato, che i testi sono stati scritti e riscritti, che le norme hanno spesso riportato il contrario di quanto era stato annunciato. Più o meno è accaduto ciò che avviene nella sessione di bilancio, anche quando al governo siedono forze politiche più omogenee.

È già tanto che la legge arrivi in porto, considerando le preoccupazioni diffuse in vista di un’operazione che sembrava tanto impegnativa da evocare persino il ricorso all’esercizio provvisorio. Eppure, è capitato raramente che un esecutivo fosse messo alla berlina come è accaduto al governo Conte 2; che venissero derise le sue proposte fin dalle prime battute; che fossero ingigantiti gli effetti delle sue misure (si pensi al pollaio scatenato sulle tasse come se Roberto Gualtieri fosse lo sceriffo di Nottingham). E che i dissenzienti come Gianluigi Paragone fossero considerati dai media alla stregua di tanti Amatore Sciesa (quello del “Tiremm innanz’’).

In sostanza, la principale critica rivolta a Giuseppe(i) è quella di non essere Franklin Delano Roosevelt e di limitarsi a varare – se volete in modo estemporaneo – la plastic tax anziché la Tennessy Valley Authority. Certo, la “notte della Repubblica’’ non è ancora passata; il Paese è lontanissimo dall’aver risolto i suoi problemi. Ma ha smesso di rotolare nella slavina, politica, finanziaria ed economica, provocata dal governo giallo-verde, le cui riforme epocali (da quota 100 al reddito di cittadinanza) non hanno aiutato l’Italia a risalire la china. Come disse il presidente Carlo Bonomi nella sua relazione all’Assemblea dell’Assolombarda: ‘’Non possiamo dimenticare che quel governo (il Conte 1, ndr) ci ha promesso di cancellare la povertà, invece ci ha restituito alla stagnazione’’.

Che cosa era stato chiesto al Conte 2 da tutte le forze politiche? La sterilizzazione degli incrementi delle aliquote Iva – già previsti dalla precedente legge di bilancio – perché avrebbe avuto – si diceva – effetti recessivi. Il governo ha trovato i 23 miliardi necessari a evitare che dal 1° gennaio scattassero gli aumenti previsti dalle clausole di salvaguardia. Quest’operazione, però, non ha risolto, una volta per tutte, il problema, dal momento che, per scongiurare l’aumento dell’imposta sui consumi, serviranno altri 23 miliardi nel 2020, poi di nuovo 20 miliardi nel 2021 e, secondo la Ragioneria di Stato, addirittura 27 miliardi nel 2022. Si è trattato, dunque, del rinvio, per motivi politici, di un intervento ineludibile, perché, prima o poi, sarà necessario affrontare una revisione strutturale dell’Iva se non vogliamo trovarci tutti gli anni a fare i conti con impostazioni della legge di bilancio già condizionate, in partenza, dal ‘’che fare?’’ sull’Iva. Se così fosse occorrerebbe cambiare nome alla manovra di definendola ‘’legge di sterilizzazione’’. Per la riduzione del cuneo fiscale sono stanziati 3 miliardi di euro per il 2020 e 5 miliardi a partire dal 2021. La misura entrerà in vigore da luglio e riguarderà chi guadagna meno di 35 mila euro lordi l’anno, ovvero circa 15 milioni di lavoratori che riceveranno in media un centinaio di euro in più al mese comprensivi del bonus degli 80 euro per quanti lo ricevono (ovvero, i dipendenti con redditi da 8mila a 26.600 euro). Il vero beneficio arriverà quindi per i redditi fra 26.600 e 35mila euro (finora esclusi dal bonus degli 80 euro), che incasseranno fino a 50 euro in più al mese.

Dal 1° settembre del 2020 sarà abolito il “superticket”, cioè la quota del costo delle prestazioni sanitarie a carico dei cittadini. A questo scopo sono stati stanziati 185 milioni per il 2020 e 554 milioni l’anno a partire dal 2021. Inoltre, dal 2020 diventerà operativo un piano triennale straordinario da 1,356 miliardi per i disabili e le persone non autosufficienti. Aumenterà, infine, di due miliardi il fondo per gli interventi di edilizia sanitaria e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico. Nessuno nega di avere a che fare con misure di “piccolo cabotaggio’’; certamente insufficienti, ma quasi mai negative per i cittadini. Soprattutto l’ammontare delle tasse che la legge di bilancio ha aggiunto è inferiore a quello che è stato tagliato. Segue, poi, uno stillicidio di mini-misure sparpagliate, spesso prive di una visione organica e coerente, come la semina di bonus per svariati motivi e la costituzione di fondi di vario tipo.

Crescono gli investimenti per infrastrutture, opere pubbliche e messa in sicurezza degli edifici. I contributi concessi con questo scopo a enti locali e autonomie passano da 4,9 a 8,8 miliardi di euro. In arrivo anche 2,78 miliardi di euro da utilizzare fra il 2020 e il 2034 per la messa in sicurezza di edifici pubblici, strade, ponti e viadotti. Altri 6,1 miliardi di euro aggiuntivi andranno a Città e Province metropolitane per finanziare nello stesso periodo la manutenzione di strade e scuole. Infine, è stato stanziato quasi un miliardo per le Olimpiadi invernali del 2026 e un finanziamento fino al 2022 per la Ryder Cup.

L’intervento più importante, rivolto a recuperare il gettito perso con le modifiche alle versioni originarie di plastic tax e tassa sulle auto aziendali, è quello relativo all’aumento delle accise sui carburanti che porterà a un incremento delle entrate statali pari a circa 1,2 miliardi nel 2021 e a 1,7 miliardi nel 2022. Qualcuno osserverà che i gilet gialli hanno messo a soqquadro, per settimane, la Francia per protestare contro l’aumento delle tasse sui carburanti più inquinanti. Ma la Francia è anche il Paese in cui i sindacati scioperano contro i contenuti (come l’armonizzazione delle regole e dei trattamenti) di una riforma delle pensioni che in Italia sono stati addirittura rivendicati e proposti dalle organizzazioni dei lavoratori.

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