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La manovra del governo M5s-Pd-Iv? Restrittiva. Parola di Montanino (Confindustria)

La manovra del Conte 2 si profila come "la più restrittiva dal governo Letta ad oggi", si legge nel rapporto del centro studi di Confindustria diretto dall'economista Andrea Montanino presentato il 7 ottobre

 

Il centro studi di Confindustria diretto dall’economista Andrea Montanino non fa sconti alla manovra del governo Conte 2 che si rintraccia nella Nadef, la Nota di aggiornamento al Def.

La manovra del Conte-due si profila come “la più restrittiva dal governo Letta ad oggi, anche perché il rapporto deficit-pil si sta avvicinando al 3% ed è quindi necessaria una correzione”, rileva il capoeconomista di Confindustria, Andrea Montanino, presentando le previsioni del centro studi di Confindustria.

Dalla NaDef (“ma per un giudizio bisogna aspettare la legge di bilancio come uscirà dal Parlamento”) al momento si profila una “manovra parzialmente restrittiva, per circa 8 miliardi: se guardiamo alle risorse che vengono tolte o date all’economia reale”, quindi al netto delle risorse per sterilizzare l’aumento dell’Iva, il saldo è negativo per 0,5 punti di pil, circa 8 miliardi, tra “uno 0,3% del pil di impieghi all’economia reale ma uno 0,8% di misure correttive, restrittive”.

“Non è un giudizio negativo”, chiarisce Montanino: non si guarda per esempio alla stretta del governo Monti, dal governo Letta “è la manovra più restrittiva anche perché il rapporto deficit/Pil si sta avvicinando al 3%, è quindi necessaria una correzione”.

“Il 2020 potrebbe rappresentare un anno di svolta per l’economia italiana a patto che il dividendo dei tassi di interesse ai minimi storici venga utilizzato per ricreare il clima di fiducia”. E’ il Csc di Confindustria a sollecitare il governo in questa direzione. “Senza fiducia delle imprese sarebbero inutili anche politiche di incentivo: in economia si dice il ‘cavallo non bene”, spiega ancora il capo economista di viale dell’Astronomia, Andrea Montanino. Una fiducia dunque che passa “dal rilancio degli investimenti privati, dall’avvio di una riduzione del peso fiscale sui lavoratori e dalla decisione di mettere su un sentiero decrescente il debito pubblico”. Il tutto, conclude il Csc, ” in attesa di un rasserenamento dello scenario geoeconomico internazionale”.

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