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FiberCop, ecco perché Kkr e Mef bisticciano

FiberCop perde clienti e sospende la distribuzione dei dividendi agli azionisti, il maggiore dei quali è il fondo americano Kkr. Le difficoltà dell'azienda di reti per le telecomunicazioni stanno indebolendo la posizione di Kkr nei confronti del governo italiano, che spinge per la fusione con Open Fiber. Fatti, numeri e contesto

Il fondo di investimento statunitense Kohlberg Kravis Roberts, abbreviato in Kkr, ha deciso di rinunciare ai dividendi di FiberCop, la società di reti di telecomunicazione di cui è il maggiore azionista, a causa delle numerose perdite di clienti. Secondo il Financial Times, che ha diffuso la notizia e che è riuscita a visionare dei documenti interni, “uno dei più grandi accordi di private equity mai realizzati in Europa rischia di trasformarsi in un affare problematico”.

– Leggi anche: Non solo Enilive, tutte le mosse italiane del fondo americano Kkr

LE PERDITE DI FIBERCOP

Le perdite di clienti di FiberCop – che l’hanno scorso ha acquisito l’infrastruttura di rete di Tim attraverso un’operazione da 22 miliardi di euro – hanno raggiunto quota 364.000 nella prima metà del 2025, un risultato peggiore di quello stimato da Kkr. Di conseguenza, FiberCop ha deciso di non distribuire dividendi ai suoi investitori, tra i quali figura anche il ministero dell’Economia.

In assenza dei dividendi, però, i rendimenti a cinque anni di Kkr saranno “inferiori di diversi punti percentuali” rispetto alle previsioni, ha scritto il Financial Times. Il quotidiano ha aggiunto che, stando a una fonte vicina al fondo, la capacità di FiberCop di restituire capitale agli azionisti aumenterà una volta completata la rete, nel 2027.

CHI SONO GLI AZIONISTI DI FIBERCOP

Gli azionisti principali di FiberCop sono, nell’ordine:

  • Kkr con il 37,8 per cento;
  • il fondo sovrano Abu Dhabi Investment Authority con il 17,5 per cento;
  • il fondo pensione canadese Canada Pension Plan con il 17,5 per cento;
  • il ministero dell’Economia e delle finanze con il 16 per cento;
  • il fondo infrastrutturale italiano F2i con l’11,2 per cento.

TUTTE LE DIFFICOLTÀ DI KKR

In un piano industriale preliminare risalente allo scorso gennaio, FiberCop prevedeva un deficit di 2 miliardi di euro nel margine operativo lordo quinquennale rispetto alle stime di Kkr. La divergenza ha condotto a uno scontro tra il fondo e la società, culminato con le dimissioni – il 23 gennaio 2025 – dell’amministratore delegato Luigi Ferraris. Qualche mese dopo, il partner di Kkr che aveva seguito l’operazione su FiberCop, Alberto Signori, è stato sostituito nel consiglio di amministrazione di FiberCop da Tara Davies, una dirigente di Kkr di livello più alto.

Nelle sue previsioni iniziali, Kkr si aspettava che FiberCop avrebbe avuto quindici milioni di linee attive entro la fine del 2025. Tuttavia, a causa delle perdite di clienti riportate, allo scorso giugno la società aveva poco più di quattordici milioni di connessioni.

LA VERSIONE DI FIBERCOP

A detta di FiberCop, la riduzione delle connessioni era prevista ed è legata alla sostituzione della vecchia rete in rame con quella in fibra ottica: durante la transizione, infatti, i clienti non vengono trasferiti automaticamente alla nuova rete ma possono scegliere di passare a un operatore concorrente.

Secondo una fonte vicina a Kkr sentita dal Financial Times, l’impatto della perdita di clienti è stato parzialmente compensato da un aumento dei ricavi dagli utenti business e da risparmi sui costi. FiberCop, inoltre, può contare su una liquidità di oltre 5 miliardi. Nel 2024 l’azienda ha riportato ricavi per 1,9 miliardi di euro; nella prima metà del 2025, invece, sono ammontati a 824 milioni di euro.

LE PRESSIONI DEL GOVERNO PER LA FUSIONE CON OPEN FIBER

Tuttavia, le perdite di clienti stanno “indebolendo la posizione di Kkr”, ha scritto il Financial Times, nei confronti del governo italiano, che gli sta facendo pressione sulla fusione di FiberCop con Open Fiber, attiva nello stesso settore e controllata dal ministero dell’Economia tramite Cassa depositi e prestiti. Secondo Kkr, questa fusione sarebbe sfavorevole.

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