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Nagel

Chi è Joachim Nagel, il favorito di Scholz alla Bundesbank

Secondo il Financial Times, il favorito per la successione di Weidmann alla guida della Bundesbank è Joachim Nagel: Nagel, in qualità di rappresentante della Bundesbank, aveva criticato gli acquisti di obbligazioni della Bce come Weidmann. L'articolo di Pierluigi Mennitti

 

Joachim Nagel, 55 anni, sarebbe secondo indiscrezioni giornalistiche il favorito per la successione di Jens Weidmann alla guida della Bundesbank. L’ultima “soffiata” arriva dal Financial Times e porta l’imprinting anonimo di “persone affidabili coinvolte direttamente nella decisione”. Ma anche sul versante tedesco la Frankfurter Allgemeine Zeitung aveva rilanciato due settimane fa il nome di Nagel come candidato con ottime chance.

Nato nel maggio 1966 a Karlsruhe, sposato, due figli, economista, con esperienza alla banca centrale tedesca, tessera dell’Spd in tasca, Nagel appare il nome perfetto per far convergere il benestare dei tre partiti della coalizione che vedrà la luce la prossima settimana. Tanto più che, contrariamente alla retorica sull’indipendenza utilizzata dai politici tedeschi nei confronti della Bundesbank, l’Spd in quanto partito che esprime il cancelliere ha una sorta di diritto di proposta.

Naturalmente da parte politica nessuna conferma. Come scrive la Reuters, un portavoce del cancelliere in pectore Olaf Scholz interpellato dall’agenzia di stampa ha rifiutato di commentare l’articolo del Financial Times.

Tuttavia, il profilo di Nagel sembra incasellarsi bene nel puzzle che il nuovo governo sta componendo. Si è laureato nel 1991 in economia all’università di Karlsruhe, città natale, dove ha iniziato a lavorare come collaboratore scientifico. La passione per i numeri si è sempre intrecciata con quella politica, e nel 1994, per sei mesi, sospende l’impegno universitario per diventare referente per la politica economica e finanziaria all’interno dell’ufficio di presidenza dell’Spd, a quei tempi ancora a Bonn. Rientra in università, nel 1997 prende il dottorato in Scienze economiche e poi vola a Washington per farsi le ossa nell’ambito di un progetto di ricerca per la SEW Eurodrive Foundation.

Nel 1999 il salto in Bundesbank, dove è rimasto 17 anni, occupando per 6 un posto al tavolo della presidenza: dal 2010, in sostituzione del dimissionario Thilo Sarrazin (il socialdemocratico finito sotto accusa nel suo stesso partito per le controverse posizioni sui danni causati dall’immigrazione) fino al 2016.

Nel 2017 è passato al consiglio di amministrazione della Banca di sviluppo statale Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), poi nel 2020 alla Banca dei regolamenti internazionali (BRI), la cosiddetta banca delle banche centrali con sede a Basilea, in Svizzera, dove occupa il ruolo di vice capo della divisione bancaria. Per inciso, Weidmann è ancora presidente del consiglio di amministrazione della BRI.

Il quotidiano di Francoforte ricorda che Nagel, proprio in qualità di rappresentante della Bundesbank, aveva criticato gli acquisti di obbligazioni della Bce, esattamente come Weidmann: posizione che segnalerebbe una continuità nella linea dell’istituto tedesco, smorzando le speranze (forse le illusioni) di una svolta piena della Germania nelle politiche finanziarie ed europee.

Il nome di Nagel circolava dunque da tempo, assieme a quelli di due altri candidati forti: il segretario di Stato alle finanze Jörg Kukies e la direttrice della Bce Isabel Schnabel.

Ma per la stampa di settore gli ultimi due nomi sono diventati meno probabili nelle ultime ore. Secondo l’Handelsblatt, Kukies non è più in corsa perché “troppo importante per Olaf Scholz”, che intende tenerlo con sé nel governo. A tarpare le ambizioni di Isabel Schnabel è invece, di nuovo, il Financial Times: “Se passasse alla Bundesbank, la sua attuale posizione nel consiglio di amministrazione della Bce diventerebbe vacante e dovrebbe essere rimpiazzata. Ciò renderebbe necessaria una profonda ristrutturazione del personale”. Lo stesso quotidiano britannico ricorda tuttavia che “in passato diversi membri tedeschi del comitato esecutivo della Bce hanno lasciato in anticipo l’incarico”. Questa volta non dovrebbe accadere.

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