skip to Main Content

Iva variabile per incoraggiare i pagamenti elettronici? Impraticabile. Parola di commercialista

Ipotizzare un’aliquota Iva variabile a seconda della tipologia dei pagamenti è attualmente una proposta impraticabile. L'articolo del commercialista Giuliano Mandolesi

 

Ipotizzare un’aliquota Iva variabile a seconda della tipologia dei pagamenti è attualmente una proposta impraticabile.

Chiunque abbia a che fare con l’imposta sul valore aggiunto infatti sa benissimo che il momento di effettuazione dell’operazione, “istante” in cui l’Iva nasce e diviene esigibile, non è sempre coincidente con quello del pagamento.

IL PROBLEMA DELL’IVA SELETTIVA

Se il problema è superabile per le prestazioni di servizi che si considerano effettuate al momento del pagamento rendendo l’ipotesi “aliquota differenziale” forse applicabile (ad esempio per le prestazioni professionali), per le cessioni di beni mobili l’idea non è utilizzabile poiché il momento di emissione della fattura da parte del cedente può non coincidere con quello del pagamento del cessionario.

CHE COSA DICE IL DPR 633

Come disposto dall’articolo 6 del Dpr 633/72, infatti, “le cessioni di beni si considerano effettuate nel momento della stipulazione se riguardano beni immobili e nel momento della consegna o spedizione se riguardano beni mobili”.

IL PROBLEMA

In poche parole senza una modifica dell’articolo 6 del Dpr 633/72 in caso di cessione di beni mobili, i cedenti dovrebbero emettere una fattura con aliquota iva provvisoria in attesa di capire, in caso di transazioni sotto i 3.000 euro, se l’acquirente pagherà cash o con strumenti tracciati per poi provvedere a rettifica dell’iva nella fattura originaria con nota di variazione.

IL COMMENTO

E’ chiaro come la gestione di una casistica simile sarebbe complessa e vessatoria sia per il cedente sia per il cessionario.

Back To Top