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Turismo Pubblica Amministrazione

Tutti i danni della pandemia al turismo in Italia (e non solo in Italia)

Tra il 2020 e il 2021 il turismo in Italia ha perso molto. Ma a Spagna e Grecia è andata peggio. L'approfondimento di Giuseppe Liturri

 

Da ieri è più nitido il quadro dello tsunami che ha travolto il settore turistico in Italia (e non solo) a causa delle misure di contenimento della pandemia tra il 2020 e il 2021.

Sono stati pubblicati da Bankitalia i dati aggiornati a settembre e si è quindi completato il terzo trimestre, tradizionalmente caratterizzato dai flussi turistici più consistenti e le cifre sono drammatiche. Soprattutto alla luce degli enormi investimenti per favorire la ripresa dei viaggi, in primis la massiccia campagna di vaccinazioni e il cosiddetto lasciapassare verde, messo a punto dalla Commissione UE proprio per consentire ai possessori un agevole transito intracomunitario senza sottostare a periodi di quarantena.

Ci concentriamo in particolare sulla spesa degli stranieri in Italia che si attesta a -30% rispetto allo stesso trimestre del 2019, inevitabile pietra di paragone per misurare la distanza dalla normalità, considerato il disastro del 2020. In cifra assoluta, scendiamo da 16,8 a 11,7 miliardi. L’aumento del 30%, registratosi quest’anno rispetto al terzo trimestre 2020 è confortante ma evidentemente non colma il fossato scavato l’anno scorso, quando la spesa scese del 46% rispetto al 2019.

Se passiamo dai valori al numero di viaggiatori e pernottamenti, il quadro tende pure ad aggravarsi e ci fornisce interessanti spunti di riflessione. Infatti la flessione di questi aggregati, rispetto al 2019, è più marcata rispetto a quella della spesa (-44% nel numero dei viaggiatori e -35% nel numero dei pernottamenti). Allo stesso modo, il rimbalzo del 2021 rispetto al 2020 è meno consistente rispetto a quello della spesa. Con tutte le cautele del caso, considerando le tante variabili in gioco che stiamo omettendo, sembrerebbe che i turisti che abbiamo perso nel 2021 rispetto al 2019 siano stati quelli con capacità di spesa relativamente minore. Considerando il rimbalzo del 2021 rispetto al 2020, tale fenomeno trova ulteriore conferma. Infatti la crescita della spesa è ben superiore a quella del numero dei viaggiatori e quindi è probabile che è tornato a viaggiare chi aveva maggiore capacità di spesa.

Il dato italiano deve essere necessariamente confrontato con le altre due “potenze” turistiche del Mediterraneo: Spagna e Grecia. Ed a loro è andata decisamente peggio.

Gli iberici nel terzo trimestre 2021 hanno registrato una spesa di turisti stranieri pari a €13,6 miliardi, ancora il 48% in meno rispetto ai 26,2 miliardi del 2019 e aumentata di 2,5 volte rispetto all’abisso di 5,3 miliardi toccato nel 2020. Va sottolineato che stiamo parlando di due ordini di cifre diverse: 26 miliardi di incassi degli spagnoli erano una massa ben superiore rispetto ai 16 miliardi degli italiani. Nel loro caso, essere più grandi ha determinato una maggiore esposizione alle perdite. Per l’Italia, posizioni più piccole si sono rivelate più facilmente difendibili, pur mostrando comunque perdite ingenti.

La Grecia, muovendosi su livelli di spesa turistica degli stranieri inferiori rispetto a quelli italiani e spagnoli, ha accusato il colpo in modo ancora più evidente, a causa della maggiore concentrazione dei flussi nei mesi estivi. Il 2020 si è chiuso a -76% rispetto al 2019 (18,1 miliardi contro 4,3 miliardi) e i primi due trimestri del 2021 mostrano un -78% rispetto al 2019.

Comparando queste percentuali a quelle dell’Italia (negative ma nettamente migliori), è proprio il caso di dire che “se Atene piange, Sparta non ride”.

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