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Ita Lufthansa

Perché è folle il paletto Ue sull’America contro Lufthansa-Ita

Le pesanti condizioni richieste dalla Dg Comp sull'operazione Ita-Lufthansa rischiano di far precipitare l'accordo tra le due compagnie aeree. Ita rimarrebbe esclusa da ogni grande gruppo europeo. Fatti, commenti e approfondimenti

“Che la Commissione europea si metta ora ad analizzare anche i voli oltreoceano mi sembra alquanto fuori dalle proprie competenze”.

Così Cristiano Spazzali, esperto di trasporto aereo, ha commentato a Startmag l’indagine approfondita avviata dalla Commissione europea per valutare l’aderenza dell’operazione Ita Airways-Lufthansa (che coinvolge anche il ministero dell’Economia) al regolamento comunitario sulle concentrazioni. L’indagine europea, infatti, prende in esame anche i possibili impatti sui trasporti aerei tra l’Unione e il resto d’Europa, il Nordamerica, l’India e il Giappone: questo perché Lufthansa (tedesca) possiede una joint venture con le compagnie United Airlines (statunitense), Air Canada (canadese) e Swiss (svizzera).

LE RICHIESTE DELLA DG COMP A ITA E LUFTHANSA

Stando alle fonti del Corriere della Sera, la direzione generale della Concorrenza – anche nota come Dg Comp, ossia l’ente che si occuperà dell’indagine approfondita, sotto la guida di Margrethe Vestager – ha comunicato a Ita Airways e a Lufthansa quali sono le condizioni necessarie per ottenere l’approvazione dell’operazione:

  • andranno ridotte le frequenze dei voli su alcune rotte tra Roma-Fiumicino (Ita), Francoforte (Lufthansa), Zurigo (Swiss) e gli Stati Uniti;
  • non si dovranno avviare nuovi voli tra Roma e gli Stati Uniti e il Canada: questo perché, secondo Bruxelles, la combinazione di Ita e delle compagnie aeree già “alleate” di Lufthansa (cioè United Airlines e Air Canada) andrebbe a creare una situazione di semi-monopolio.

Il Corriere specifica che le condizioni chieste dalla Dg Comp sono giudicate “pesanti” perché l’80 per cento dei profitti delle compagnie aeree sono legati proprio ai voli transatlantici, che permettono di compensare le perdite nelle tratte di breve e medio raggio dominate dai vettori low-cost.

BRUXELLES VUOLE TARPARE LE ALI A ITA?

Se Ita Airways, in cambio dell’ingresso nel gruppo Lufthansa, dovrà ridurre la sua presenza sul mercato aereo statunitense, perderà una fonte notevole di entrate. Ita e il ministero dell’Economia, poi, rischiano di veder sfumare l’accordo con Lufthansa perché l’investimento in Ita potrebbe rivelarsi insostenibile per la compagnia tedesca, visto il sacrificio del network nordamericano richiesto dalla Commissione europea.

In ultimo, gli analisti sentiti dal Corriere dicono che, se Bruxelles include anche le attività oltreoceano nella valutazione dell’impatto dell’operazione, allora “Ita non potrebbe finire in alcun gruppo europeo” perché nessuno di questi accetterebbe di rinunciare a voli tanto redditizi: Air France, francese, possiede una partnership con la compagnia statunitense Delta Air Lines; lo stesso vale per l’anglo-spagnola International Airlines Group con American Airlines.

IL COMMENTO DI CRISTIANO SPAZZALI

“Che la Commissione europea si metta ora ad analizzare anche i voli oltreoceano mi sembra alquanto fuori dalle proprie competenze – dice a Starmag Cristiano Spazzali, manager nel settore del trasporto aereo – Fino a quando si tratta di dover garantire un certo equilibrio all’interno dei confini dell’Unione mi sembra tutto abbastanza comprensibile, ma mettersi ad analizzare anche le rotte transoceaniche che sono notoriamente quelle più redditizie per tutte le compagnie aeree, cercando di “penalizzare” chi fa investimenti e si allea per massimizzare i costi, significa obbligare le compagnie aeree a dover ricorrere al debito e non mi sembra che la Commissione abbia tanta voglia di autorizzare nuovi prestiti ponte”. Conclude Spazzali: “Ita mi sembra essere ad un bivio: essendo nata piccola deve allearsi e non ci sono alternative. La Dg Comp deve prendere atto che il governo italiano ha impostato questa operazione proprio seguendo i suggerimenti che erano arrivati dalla Commissione stessa, e oggi fare retromarcia potrebbe significare per Ita andare incontro ad una situazione critica proprio dal punto di vista finanziario”.

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