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Iscrizioni senza consenso e cancellazioni difficili. Amazon Prime rifila pacchi in Usa?

L'agenzia federale Usa continua a fare le pulci alle Big Tech. Ora Ftc ha deciso di muovere guerra ad Amazon Prime. E la sua numero 1, Lina Khan, è a sua volta sotto inchiesta per come sta operando

 

La Ftc statunitense, agenzia federale a tutela dei consumatori, mette nel mirino Amazon. Come si legge – seppur tra molte difficoltà, dato l’alto numero di omissis –, dai documenti diffusi dalla stessa Ftc, l’agenzia ha accusato Amazon di aver ordito “modelli oscuri” per ingannare i consumatori e convincerli a iscriversi al programma, rendendo ostica la cancellazione.

NEL MIRINO I “MODELLI OSCURI” CHE IRRETIVANO GLI UTENTI

Insomma, il consumatore subiva un danno “in ingresso”, ritrovandosi iscritto a Prime senza aver mai realmente esplicitato il proprio consenso e uno “in uscita”, essendo difficile far cessare l’abbonamento. Nel dettaglio, la Ftc argomenta le proprie accuse sostenendo che l’opzione di acquistare articoli su Amazon senza iscriversi a Prime fosse in molti casi più difficile.

Non solo, perché a volte ai consumatori veniva chiesto di completare l’acquisto con una schermata che prevedeva in cima alla pagina un pulsante che, oltre alla transazione serviva per l’iscrizione all’abbonamento, senza però indicare chiaramente che il clic avrebbe comportato l’adesione al servizio Amazon Prime. Secondo l’agenzia, queste condotte violano la normativa della Ftc e un’altra legge chiamata Restore Online Shoppers’ Confidence Act.

«Amazon ha ingannato e intrappolato le persone in abbonamenti ricorrenti senza il loro consenso, non solo frustrando gli utenti ma anche costando loro molto denaro», ha dichiarato Khan in un comunicato. «Queste tattiche manipolative danneggiano sia i consumatori che le aziende rispettose della legge».

LA REPLICA DI AMAZON A FTC

La società fondata da Jeff Bezos è pronta allo scontro. «Le affermazioni della FTC sono false sia dal punto di vista dei fatti che dal punto di vista legale. -ha detto un portavoce di Amazon – La verità è che i clienti amano Prime, e il nostro servizio è progettato affinchè possa essere facile e chiaro sia iscriversi che cancellare l’iscrizione a Prime. Come avviene per tutti i nostri prodotti e servizi, ascoltiamo costantemente il feedback dei clienti e cerchiamo di migliorarne l’esperienza. Questo diventerà ancora più evidente durante lo svolgimento del caso. Ci preoccupa anche il fatto che la FTC abbia annunciato questa azione senza averci fornito alcun preavviso, mentre stavamo discutendo con personale della FTC per supportare la piena comprensione dei fatti, del contesto e delle questioni legali, e senza avere avuto l’opportunità di parlare con i Commissari stessi prima dell’avvio della causa. Sebbene l’assenza di questo tipo di coinvolgimento sia estremamente deludente, siamo fiduciosi di poter dimostrare la nostra posizione in tribunale».

LINA KHAN NON AMA LO SHOPPING ONLINE

Del resto, che la Ftc avrebbe avuto un assetto più aggressivo rispetto alle Big Tech e, in particolar modo, verso Amazon, era noto fin dalla nomina di Lina Khan, decretata dal presidente Usa, Joe Biden, nel 2021.

La più giovane donna alla guida dell’Agenzia federale (oggi Khan a dispetto dei ciuffi sale e pepe ha difatti appena 34 anni)  aveva scritto un saggio molto critico sulle pratiche dell’azienda intitolato Amazon’s Antitrust Paradox – e prima ancora di sedere all’Ftc aveva già all’attivo una causa nei confronti di Facebook, accusata di mantenere il suo monopolio sul segmento dei social network attraverso una condotta anti-competitiva.

Una aggressività che da un lato conferma la linea della Casa Bianca già adottata ai tempi di Donald Trump, ma che ha creato non pochi smottamenti all’interno della medesima agenzia.  Bloomberg, per esempio, ha rivelato che settantuno avvocati del “personale di linea” – figure senior non dirigenti in cima alla scala salariale del governo federale, noti come GS-15 – hanno lasciato l’agenzia tra il 2021 e il 2022. Si tratta del numero più alto di partenze registrato dal 2000.

Essendo un personaggio particolarmente ingombrante, come spesso accade negli Usa dovrà presto difendersi in tribunale da accuse che riguardano i modi in cui sta gestendo il proprio ruolo. La United States House Committee on Oversight and Accountability (principale commissione investigativa degli Stati Uniti d’America) ha annunciato d’aver avviato delle indagini su Lina Khan, dopo le accuse avanzata dall’ormai ex commissaria della FTC Christine Wilson.

Quest’ultima ha rassegnato le sue dimissioni accusando Khan d’aver abusato del proprio potere per raggiungere obiettivi desiderati, infischiandosene degli standard etici-legislativi della Federal Trade Commission, scavalcando i limiti di giurisdizione imposti dal Congresso e ignorando volutamente i precedenti legali.

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