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Addio a Iri e Ace per fare posto ai minimi e dual tax. L’analisi di Zanetti sulla parte fiscale del Def

L'analisi di Enrico Zanetti, già viceministro all’Economia e Finanze, sulla parte fisco contenuta nella Nota di Aggiornamento al Def 2018

Addio all’Iri e all’Ace per fare posto all’ampliamento del regime forfetario delle piccole partite Iva individuali e alla nuova “dual tax” delle società di capitali che affiancherà all’ordinaria aliquota del 24% una aliquota ridotta al 15% che si applicherà sui redditi corrispondenti agli utili destinati all’acquisto di beni strumentali e alle nuove assunzioni.

È quanto si legge alla pagina 41 della Nota di Aggiornamento al Def 2018, inviata dal Governo al Parlamento nella tarda serata di giovedì.

L’ampliamento del regime forfettario dovrebbe consentire a circa 500.000 partite Iva individuali, con fatturato compreso tra le attuali soglie massime di fatturato e la futura nuova soglia di 65.000 euro, di aggiungersi al milione di partite Iva individuali che già attualmente si avvale della possibilità di assoggettare il reddito a tassazione del 15%, sostitutiva delle aliquote progressive Irpef  e delle addizionali regionali e comunali, di essere esclusi da Iva e di fruire di significative semplificazioni degli adempimenti contabili e fiscali.

Il “contrappasso” sarà l’abbandono dell’Iri, ossia l’istituto che, dopo il rinvio dello scorso anno, avrebbe dovuto cominciare ad applicarsi dal prossimo anno e avrebbe consentito a tutte le partite Iva individuali e a tutte le società di persone di applicare la stessa aliquota “flat” delle società di capitali (24%) sui redditi di impresa o di lavoro autonomo conseguiti e “lasciati in azienda o in studio”, ossia non distribuiti ai soci o prelevati dalla partita Iva individuale.

Un cambiamento a “saldo attivo” per le circa 500.000 partite Iva individuali aggiuntive che potranno avvalersi del regime forfetario che sarebbe stato loro altrimenti precluso, ma sicuramente a “saldo negativo” per le 1,2 milioni di partite Iva individuali che continuano a restare escluse dall’ambito di applicazione di quel regime forfetario cui si aggiungono tutte le oltre 800.000 società di persone, posto che per questi 2 milioni di partite Iva viene eliminata una possibilità che avrebbero potuto valutare se adottare, per introdurne un’altra dalla quale sono escluse in partenza.

Assai più delicata è però la sostituzione dell’Ace con il nuovo regime di “dual tax volto a ridurre al 15% l’aliquota Ires ordinaria del 24% con riguardo ai redditi corrispondenti agli utili destinati all’acquisto di beni strumentali e alle nuove assunzioni.

Se non altro perché l’Ace, a differenza dell’Iri, è già in vigore da alcuni anni e nel 2015 (ultimo anno per cui i dati sono già disponibili) erano già 1.146.097 le imprese che se ne avvalevano, ritraendo un beneficio rappresentato dalla integrale detassazione di una quota di reddito parametrata all’aumento del patrimonio netto dell’impresa (per accantonamento di utili o nuovi apporti di capitale) rispetto al patrimonio netto esistente al 31.12.2010.

Per arrivare a valutazioni puntuali in termini di “vantaggi e svantaggi”, sarà chiaramente necessario attendere di conoscere l’esatto ambito di applicazione soggettivo e oggettivo della nuova disciplina agevolativa per la cui introduzione viene disposta l’abrogazione dell’ACE, ma è evidente che, per buona parte di quell’1,2 milioni di imprese che pensavano di poter continuare a fruire anche nei prossimi anni del beneficio Ace,  potrebbe trattarsi di un cambiamento tutt’altro che positivo.

Sarà il dettaglio dei saldi finanziari della relazione tecnica che accompagnerà la bozza di legge di bilancio a rendere chiaro quanto la manovra, oggettivamente generosa sul fronte degli aumenti di spesa corrente previdenziale e assistenziale, sta concretamente mettendo in termini di maggiori risorse finanziarie anche sul piatto della riduzione della pressione fiscale per le imprese piccole e grandi e quanto invece è il comparto stesso che viene chiamato ad autoalimentare novità che possono determinare miglioramenti per alcuni con abrogazioni che possono determinare peggioramenti per altri.

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