Il rallentamento del pil avrà un effetto anticipato sulle banche rispetto al passato. Dopo la partenza del principio contabile Ifrs9, in vigore dal 2018, le banche devono fare rettifiche sui prestiti basate sulle perdite attese, non più soltanto su quelle effettivamente registrate. Perciò un semplice abbassamento delle previsioni di crescita dell’Italia ha un impatto sugli accantonamenti delle banche. E quindi sugli utili.
ECCO IL REPORT DI MEDIOBANCA SULL’EFFETTO PIL PER INTESA SANPAOLO, MPS, UNICREDIT, BANCO BPM E UBI
Gli analisti di Mediobanca Andrea Filtri e Riccardo Rovere hanno stimato le conseguenze per gli istituti di credito europei. Per le banche italiane l’effetto è più alto della media perché il taglio delle previsioni economiche sul Paese è stato più forte. Recentemente la Commissione Ue ha ridotto le stime sul pil dell’Ue dello 0,4%, ma per l’Italia (così come per Germania e Olanda) la revisione è stata attorno all’1%.
CHE COSA SUCCEDERA’ A INTESA SANPAOLO, MPS, UNICREDIT, BANCO BPM E UBI
Secondo l’analisi di Mediobanca basata sui dati forniti agli stress test e sulle ultime previsioni macro di Ue, Fmi e Ocse, l’impatto del principio contabile Ifrs è pari al 12% dell’utile per azione per Banco Bpm , del 9% per Ubi, dell’8% per Intesa , del 6% per Deutsche Bank , del 5% per Unicredit e Sabadell, del 4% per Santander e Bbva, del 3% per Bnp Paribas e SocGen (3% è anche la percentuale media in Europa). Gli analisti hanno anche osservato che l’effetto dell’Ifrs9, in aggiunta a quello degli altri principi contabili e del progetto Bce di revisione dei modelli interni (Trim), avvicinerà il patrimonio delle banche europee ai requisiti Srep fissati dalla Vigilanza.
L’ANALISI DI MEDIOBANCA
Il principio Ifrs9, introdotto nell’Ue nel 2016, rende il settore più sicuro in vista di crisi future, ma ha il difetto della prociclicità: imponendo perdite in anticipo, indebolisce i bilanci delle banche, riduce il credito e quindi ha un effetto negativo sull’economia. L’aggiornamento dei valori di bilancio alle attese economiche potrebbe essere trimestrale, ma alcuni istituti hanno un diverso calendario per l’adeguamento dei modelli interni alle previsioni macro.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Un’altra conseguenza immediata sulle banche di un cambiamento delle previsioni sui conti italiani è la maggiore sfiducia dei mercati e quindi l’aumento dello spread, che poi riduce il capitale degli istituti e fa aumentare il costo della raccolta. Il fenomeno è risultato visibile già nei bilanci delle banche del secondo semestre 2018, che hanno risentito del rialzo dei tassi su Bot e Btp.
IL GIUDIZIO OCSE SUL SISTEMA BANCARIO
«La salute del settore bancario è strettamente connessa alla finanza pubblica e ai suoi effetti sui rendimenti dei titoli di Stato», ha osservato ieri l’Ocse nel rapporto economico sull’Italia. Al di là dei casi di cattiva gestione in singoli istituti, il pil e i conti pubblici sono il principale fattore in grado di condizionare, nel bene e nel male, la stabilità del settore bancario.
(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)