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Intesa Sanpaolo, Ubi, Banco Bpm, Carige. Ecco chi ride e chi piange dopo gli stress test

L'approfondimento di Fernando Soto

Le quattro banche italiane coinvolte superano gli stress test dell’Eba, anche se con voti leggermente diversi. La prima della classe è Intesa Sanpaolo. Poi ci sono Unicredit, Banco Bpm e Ubi Banca. Carige e Popolare di Bari potrebbero ricevere a inizio dicembre dopo l’esame Srep delle richieste su capitale e governance.

Banco Bpm e Ubi Banca, però, sono in un gruppo di 25 istituti europei che rischiano di dover ridurre il dividendo nel caso di scenario avverso dell’economia.

IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE

“Dopo i sacrifici fatti per allinearsi alle richieste della Bce sono uscite pressoché indenni dall’ultima tornata di ieri degli stress test – ha scritto il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini – Il risultato è ancora più significativo perché per molto tempo l’attenzione e la severità dei controlli è stata sulla qualità del credito (mettendo così sotto tiro gli istituti italiani) piuttosto che sulle attività della finanza bancaria (che invece vedono molto esposte le banche tedesche, francesi e inglesi)”.

“La novità – ha aggiunto Tamburini – è che finalmente le autorità di vigilanza europee, come aveva anticipato il presidente della Bce, Mario Draghi, hanno cominciato ad aggiornare i criteri di verifica e controllo correggendo scelte inaccettabili che favorivano i Paesi più forti d’Europa”.

I RISULTATI DI INTESA SANPAOLO

In particolare, Intesa Sanpaolo mostra in caso di crisi dell’economia nel 2020 un Cet1 del 10,4%, nettamente superiore al 9,9% medio dell’eurozona e oltre anche il 10,1% medio delle banche Ue. “I risultati degli stress test collocano Intesa Sanpaolo ai vertici europei e confermano la nostra Banca un chiaro vincitore di questo esercizio”, ha esultato il ceo, Carlo Messina.

IL CONFRONTO TRA INTESA SANPAOLO E LE BANCHE ESTERE

Tra le banche dell’eurozona Intesa Sanpaolo si mette in prima fila insieme alla francese Credit Agricole, che avrebbe un Cet1 del 10,21% in calo di scenario avverso, e all’olandese Ing, con un 10,70%. Male Barclays con un Cet1 al 7,28% e Societe Generale al 7,61%. Tra gli altri ‘big’ del credito europeo si ricordano Deutsche Bank (8,14%), Santander (9,72%), Rbs (9,93%), Bnp Paribas (8,64%).

COME INTESA SANPAOLO COMMENTO I RISULTATI DEGLI STRESS TEST DI EBA

Intesa Sanpaolo si “conferma – ha aggiunto la banca – come una banca basata su un modello di business di successo con coefficienti patrimoniali tra i più elevati, con una forte dotazione di liquidità e, allo stesso tempo, con rilevanti livelli di profittabilità. Usciamo dallo stress test con ulteriore determinazione nella realizzazione del nostro Piano d’Impresa e nel raggiungimento di tutti i suoi obiettivi. La solidità di Intesa Sanpaolo è elemento chiave nella fiducia che ci lega ai nostri clienti ed e’ alla base della decisione degli italiani di affidarci in gestione 1.000 miliardi di euro dei loro risparmi”.

IL TEST EBA

Intesa Sanpaolo è stata infatti sottoposta al 2018 EU-wide stress test condotto dall’Autorità Bancaria Europea (EBA), in collaborazione con la Banca d’Italia, la Banca Centrale Europea (BCE) e il Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (CERS).

COME FUNZIONA LO STRESS TEST

Il 2018 EU-wide stress test non stabilisce una soglia minima di promozione o bocciatura, costituisce invece un’importante fonte di informazione ai fini dello SREP. I risultati saranno utili alle autorità competenti nella valutazione della capacità di Intesa Sanpaolo di rispettare i relativi requisiti prudenziali a fronte di scenari di stress.

LO SCENARIO

Lo scenario avverso dello stress test è stato definito da BCE/CERS e copre un orizzonte temporale di tre anni (2018-2020). Lo stress test è stato condotto in base a un’ipotesi di bilancio statico al dicembre 2017 e, quindi, non considera strategie aziendali e iniziative gestionali future.
Non rappresenta una previsione della redditività di Intesa Sanpaolo.

COME FUNZIONANO GLI STRESS TEST EBA

In generale, l’Autorità bancaria europea ha esaminato 48 banche del Vecchio Continente, da 14 Paesi Ue più la Norvegia, arrivando alla conclusione che il sistema mostra maggiori “resilienza e capacità di resistere agli shock gravi e agli impatti patrimoniali” rispetto all’ultimo esame del 2016.

COME SONO ANDATI GLI STRESS TEST PER UNICREDIT, BANCO BPM, UBI BANCA E CARIGE

Unicredit si attesterebbe con lo scenario avverso al 9,34%, Banco Bpm all’8,47% e Ubi Banca all’8,32%. La Bce ha tuttavia esaminato la qualità degli attivi di altri istituti significativi, tra cui Carige e Popolare di Bari, che potrebbero ricevere a inizio dicembre dopo l’esame Srep delle richieste su capitale e governance.

I PROSSIMI PASSI DELLA VIGILANZA BCE

Anche la numero uno della vigilanza in seno alla Bce, Danièle Nouy, avverte che “in prospettiva” i regolatori europei si baseranno sull’esercizio per “localizzare le singole banche più vulnerabili nonché le categorie di banche più sensibili a determinati rischi”. Nouy non nasconde però la soddisfazione per il risultato che “conferma che le banche partecipanti all’esercizio presentano una capacità di tenuta agli shock macroeconomici maggiore rispetto a due anni fa” e “hanno aumentato considerevolmente la loro dotazione di capitale, riducendo allo stesso tempo i crediti deteriorati e, tra l’altro, migliorando i controlli interni e il governo dei rischi”.

IL COMMENTO DI BANKITALIA

La Banca d’Italia sottolinea che gli istituti italiani hanno registrato sotto stress una riduzione media del Cet1 ratio di 3,9 punti percentuali su base ‘fully loaded’ “in linea con quello medio del complesso delle banche” dell’eurozona.

CHE COSA DICE LA BCE

Il supervisore unico della Bce fa sapere che nello scenario avverso la riduzione del coefficiente di Cet1 medio aggregato delle 33 banche interessate dai test nell’area dell’euro è di 3,8 punti percentuali.

I COMMENTI DI TESORO E ABI

Anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si dice “soddisfatto” dello stato di salute del sistema bancario italiano. E l’Abi, l’associazione che riunisce le banche in Italia, parla di risultati “esaurienti e condivisibili”.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

“Hanno pagato dazio non solo Deutsche bank e Commerzbank, ma anche la francese Société Générale e le banche inglesi, assai penalizzate. L’auspicio è che si vada fino in fondo – ha scritto il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini – Sia per una questione elementare di equità, che rende inaccettabile la penalizzazione delle banche italiane. Sia perché la filiera dei titoli cosiddetti opachi custoditi in pancia delle banche tedesche, inglesi e francesi, come spiega oggi sul Sole 24 Ore nell’editoriale a pagina 12 l’economista Marco Onado, rappresenta una bomba con la miccia innescata che potrebbe farci tornare indietro di dieci anni da un momento all’altro. La verità è che, nonostante gli sforzi fatti per rafforzare il sistema bancario occidentale, il pericolo di una nuova, grande crisi finanziaria è tutt’altro che scongiurato. E il problema non è l’Italia”.

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